Il regno di Virginia per un monopattino

martedì 30 giugno 2020


Non bastavano i “SegWay”, quei trabiccoli elettrici in mano, anzi sotto ai piedi dei turisti che sino a qualche mese fa affollavano Roma, ad essere un’ennesima fonte di pericolo, sia per chi ne è alla guida sia per coloro che gli stanno intorno. È notizia recente che la “biga elettrica” andrà fuori produzione tra poco perché ritenuta, oltre che pericolosa, anche costosa.

Adesso, chissà poi per quale oscuro motivo, anche se qualche sospetto mi indurrebbe a pensar male e quindi – come sosteneva la buonanima di Giulio Andreotti – forse a far peccato ma quasi certamente a indovinare la ragione occulta di tale scelta, adesso le strade e i marciapiedi della Capitale sono ingombrati da monopattini elettrici a noleggio. Così il pericolo dei silenziosi utenti degli stessi, peggiore ancora dei già temibili SegWay, si è espanso a macchia d’olio per tutta l’Urbe. Già i primi incidenti sono stati registrati anche perché qualcuno, illudendosi di essere un ingegnere collaudatore della Nasa sulla pista di Salt Lake City, non ha tenuto conto che le strade romane sono spesso alquanto dissestate e, soprattutto che il “sampietrino” è subdolo e non perdona.

Già a nostro tempo ci domandammo, con l’amico architetto di chiara fama Ettore Maria Mazzola, quale oscuro dèmone spingesse alla follia di salire su quegli aggeggi infernali dei SegWay – capaci di ben 20 km orari in piena velocità, che non sono pochi se si pensa a dove vengono utilizzati – molti dei turisti in giro per Roma, ma oggi la fatidica domanda si ripropone moltiplicata per mille visto l’enorme presenza di questi nuovi ordigni su due ruote.

Certo, hanno in questo una gran parte di concorso di colpa la pigrizia dei cittadini (più ancora che dei visitatori), nel non voler usare i propri piedi, adesso favorita dalla scusa sempre più irreale del “contagio” e quindi del distanziamento sociale. Inoltre la pericolosità del carabattolo semovente, è incrementata dal fatto che essendo elettrico è silenzioso, quindi si avvicina inaudito e allora è troppo tardi… o lo si evita o ci si ritrova, in due, al traumatologico. A questi monopattini presto si affiancheranno gli scooter elettrici, con il sicuro risultato d’intasare ancor di più il già oberato sistema di viabilità dell’intera città. Non sarebbe stato meglio implementare le corse dei mezzi pubblici? È inverecondo che una Capitale come Roma, una delle città d’arte più visitate (un tempo) al mondo, veda la propria metropolitana interrompere il proprio servizio ogni sera e gli autobus viaggiare semivuoti con la cadenza variabile.

Il decoro urbano quindi, la tanto vantata “grande bellezza” di Roma, certo non viene sostenuto – e men che meno migliorato – dalle file di monopattini parcheggiati lungo i marciapiedi, anche a poca distanza dai monumenti, che di fatto trasformano le vie cittadine in veri e propri depositi di bicicli attraverso i quali il pedone deve farsi strada con circonvoluzioni ardite e piroette degne di una star del balletto russo di San Pietroburgo, per tacere di quelli che vengono abbandonati a terra, rovesciati come carcasse d’animali postmoderni senza alcun rispetto né per il prossimo né per ciò che si ha intorno.

Però ancora persiste il folle quanto incomprensibile divieto di sedersi sulla scalinata di Piazza di Spagna… Ah già, scusate, avete ragione, dimenticavo il distanziamento sociale…


di Dalmazio Frau