Combattere la pandemia superando le problematiche alimentari

Il leader del Programma alimentare mondiale, David Beasley, ha recentemente dichiarato che le nuove stime e analisi mostrano che 270 milioni di persone affronteranno l’incertezza di un corretto accesso all’alimentazione “prima della fine dell’anno”. Si tratta di un aumento dell’82 per cento rispetto a valori pre-pandemia sanitaria, senza sottovalutare che il coronavirus sta colpendo le regioni del mondo che erano riuscite “a sfuggire” a gravi problematiche legate all’insicurezza alimentare. I paesi dell’America Latina stanno subendo i peggiori effetti della crisi sanitaria, con un aumento del numero di persone che necessitano di assistenza alimentare. Numerose problematiche alimentari si stanno verificando anche nell’Africa occidentale e centrale, che ha visto un balzo del 135 per cento nel numero di persone che non hanno un accesso sicuro e garantito dal punto di vista alimentare, così come nell’Africa meridionale, dove c’è stato un aumento del 90 per cento.

Per far fronte a questa crescente ondata di fame, il Pam sta progettando e programmando la più grande risposta umanitaria della sua storia: aumentare il numero di persone che assiste a 138 milioni, innescando un record di risorse con 97 milioni di dollari in più, rispetto all’anno scorso. Per affrontare tale proposta è necessario un finanziamento di 4,9 miliardi di dollari nei prossimi sei mesi e aiutare 83 paesi. Le recenti proiezioni del World Food Programme delle Nazioni Unite (Wfp) sul numero di persone che sarebbero colpite dall’insicurezza alimentare a causa del coronavirus sono state perfezionate con verifiche e monitoraggio in tempo reale. “I contagi da coronavirus stanno aumentando proprio quando le scorte alimentari in alcune parti del mondo sono già basse”, dicono gli esperti. In questo periodo dell’anno molti agricoltori sono in attesa dei nuovi raccolti. Tra poco avranno inizio le stagioni degli uragani e dei monsoni, mentre le invasioni record di locuste in Africa orientale e lo scoppio di conflitti si aggiungono a uno scenario già difficile per chi soffre la fame sul nostro pianeta.

Di fronte a questo tragico scenario, Beasley è molto preoccupato: “Questa crisi senza precedenti richiede una risposta senza precedenti. Se non si risponde rapidamente ed efficacemente a questa minaccia virale, il risultato sarà una perdita inconcepibile di vite umane, e vani saranno stati gli sforzi per ridurre la marea della fame. Il nuovo volto della fame chiede risposte specializzate, con un forte aumento dell’uso di trasferimenti di contante e un’attenzione speciale agli ambiti urbani. Più della metà del nuovo piano di risposta del Wfp sarà effettuato attraverso contanti e voucher, dando la possibilità alle comunità urbane di rispondere alle proprie esigenze alimentari nei mercati locali, fornendo allo stesso tempo uno stimolo alle economie. Oltre a consegnare assistenza salvavita nelle prime linee della lotta alla fame, il Wfp è in una posizione unica per aiutare i governi ad assistere e dare gli strumenti alle comunità vulnerabili, fornendo sostegno ai sistemi di protezione sociale, accesso ai servizi di base scolastici e nutrizionali e supporto ai sistemi alimentari”. Anche la fame, come la povertà, è una piaga che ha radici diversificate e richiede approcci integrati, multidimensionali.

Ad esempio le crescenti diseguaglianze economiche e finanziarie, con le mai cessate pratiche moderne di sfruttamento post-coloniale, da parte delle economie forti, nei confronti dei Paesi più deboli, generano logiche di azione che ricadono inevitabilmente sugli strati più fragili delle nostre società, fino a causare insieme alla povertà, sottoalimentazione, malattie fisiche e malnutrizione. Non solo, accanto alle problematiche occupazionali e di accesso al cibo, nelle aree in via di sviluppo i cambiamenti climatici e le problematiche ecologiche hanno messo in ginocchio la produttività delle risorse agricole generando un ritorno dei fenomeni dell’inurbamento incontrollato, dovuto all’eccessivo abbandono delle campagne e alla crescita a dismisura delle metropoli e quindi all’emergere di fenomeni antichi quali quelli delle migrazioni di massa verso i centri più ricchi del globo.

Aggiornato il 06 luglio 2020 alle ore 12:04