Coronavirus, il futuro è la telemedicina

Il Covid-19 ha impresso un’accelerazione alla telemedicina che sarà difficile ignorare e i medici hanno compreso come la telemedicina possa rappresentare un alleato importante per mantenere un contatto più costante e appropriato con i pazienti. I servizi di telemedicina che più attirano l’interesse dei medici sono il teleconsulto con uno specialista, il teleconsulto con un medico di Medicina generale e il telemonitoraggio, seguiti dalla teleassistenza e dalla telecooperazione. Mediamente, secondo i medici di Medicina generale, si potrebbe svolgere attraverso strumenti digitali il 30 per cento delle visite a pazienti cronici e il 29 per cento delle visite ad altre tipologie di pazienti, mentre per i medici specialisti queste percentuali scendono rispettivamente al 24 per cento e al 18 per cento. Per quanto riguarda i cittadini uno su tre vorrebbe sperimentare una televisita con il proprio medico generale, il 29 per cento con uno specialista, un altro 29 per cento un tele-monitoraggio dei propri parametri clinici e uno su quattro proverebbe una video chiamata con uno psicologo. Per i cittadini non interessati a queste applicazioni, il principale motivo è la preferenza a incontrare il medico di persona (59 per cento).

La telemedicina è rimasta per lungo tempo poco diffusa e a livello di semplice sperimentazione, ma con l’emergenza sanitaria Covid-19 ha registrato un vero e proprio boom di interesse fra gli operatori del settore”. Bisciglia pone l’accento “su una medicina di precisione, orientata al territorio e alla continuità di cura. I medici di medicina generale sono i più convinti: uno su tre già utilizzava la telemedicina prima dell’emergenza, il 62 per cento di quelli che non la applicavano lo farà in futuro e solo il 5 per cento è contrario.  Oltre metà dei cittadini si è informata sul Covid-19 attraverso canali digitali: il 56 per cento ha consultato pagine web istituzionali, il 28 per cento social di medici, il 17 per cento social o blog curati dai cittadini, il 12 per cento App dedicate al Coronavirus. Le tecnologie digitali possono fare la differenza in tutte le fasi di prevenzione, accesso, cura e assistenza dei pazienti, per aiutare il personale sanitario nelle decisioni cliniche e le strutture sanitarie nella continuità di cura e nell’operatività. L’emergenza è l’occasione per sperimentare soluzioni che valorizzino al massimo i benefici: contenere il contagio, ridurre le ospedalizzazioni, gestire i pazienti sul territorio. Ma anche per ridisegnare i modelli di cura accelerando la transizione verso un modello di sanità più connesso, sostenibile e resiliente.

Un fatto è certo: l’emergenza Covid-19 ha costretto i medici di Medicina generale (Mmg) a ridurre i flussi di pazienti presso lo studio e aumentare la propria reperibilità telefonica. Il 51 per cento dei Mmg intervistati ha lavorato da remoto durante l’emergenza e nel complesso l’esperienza è stata positiva sia per quanto riguarda la condivisione delle informazioni (63 per cento dei Mmg) sia rispetto alla capacità di rispondere a richieste urgenti (63 per cento), mentre la difficoltà principale è stata conciliare lavoro e vita privata (il 38 per cento ha valutato negativamente questo aspetto).

(*) Cardiologo e responsabile dell’Osservatorio sanità digitale di Aidr - Italian Digital Revolution

 

Aggiornato il 13 luglio 2020 alle ore 14:37