La Massoneria oggi: intervista al Gran Maestro Luigi Pruneti

martedì 4 agosto 2020


Luigi Pruneti è il gran maestro dell’Ordine massonico tradizionale italiano. È entrato in Massoneria giovanissimo, nel 1974, raggiunge i più alti gradi della Massoneria scozzese ed egizia. Già gran maestro nella Gran Loggia d’Italia degli Alam e sovrano gran commendatore del Rito per sei anni.

Professore, come definirebbe la Massoneria?

La Massoneria è un fenomeno associativo complesso, pertanto si articola su piani diversi; in altre parole è come un poliedro che mostra facce differenti. Di conseguenza, è un percorso spirituale e una comunione iniziatica; è una scuola valoriale e un metodo di crescita civile e sociale; è uno spazio di aggregazione ove persone diverse per sesso, estrazione sociale e preparazione culturale s’incontrano su un piano di assoluta parità; è una via di conoscenza, ove il motto socratico “so di non sapere” agisce da guida; è un itinerario per tappe, lungo il quale chi sa guardare dentro di sé, riesce a comprendere meglio l’altro da sé.

Nei suoi lunghi anni di vissuto massonico, come ha visto evolversi il fenomeno in Italia?

È stato un evolversi tutto sommato abbastanza statico, condizionato da aspetti peculiari della società peninsulare. In Italia, fin dal sorgere della Repubblica, la Massoneria è stata sotto attacco da parte d’importanti componenti ideologiche e politiche. La prima di queste è stata quella cattolica che, memore delle ripetute condanne della Chiesa, assunse un atteggiamento del tutto ostile nei confronti della Libera Muratoria; la seconda fu quella comunista. Già nel 1914 al congresso del Psi di Ancona l’ala massimalista impose l’incompatibilità fra iscrizione al partito e militanza massonica. Poi nel novembre del 1922, il IV congresso della III Internazionale condannò a morte la Massoneria. La terza componente fu quella di origine nazionalista, accolta in toto dal partito fascista che prima, nel 1923, sentenziò l’incompatibilità fra grembiule e orbace e quindi, due anni più tardi, proibì per legge la Massoneria. Si aggiunga che anche Benedetto Croce, punto di riferimento per il liberalismo italiano, nei suoi scritti sulla “mentalità massonica”, non fu tenero con la squadra e il compasso. Così, sentendosi attaccata da destra e da sinistra, la Massoneria ha giocato quasi esclusivamente in difesa. Purtroppo chi, per proteggere la propria porta si dedica al catenaccio, spesso dimentica i fondamentali del gioco.

Per questo in Italia la Massoneria è spesso malvista, fino a essere oggetto di normativa dai profili a volte vessatori o contenenti disparità di trattamento rispetto ad altre associazioni?

Proprio così, in Italia esiste un’ordinaria discriminazione di pensiero e nei fatti nei confronti della Massoneria. Certo, oggi ben pochi l’associano al diavolo, al quale molti non credono più, ma la si annette a fantasiose visioni complottistiche o al malaffare. Quest’ultimo aspetto è particolarmente di moda. In pratica il sistema funziona così: se uno in Italia ruba ed è arrestato viene processato e, in alcuni casi va in galera, a nessuno interessa se questo malfattore faccia parte o abbia fatto parte di qualche associazione, club, partito politico o sindacato. Se invece il ladro fa parte o abbia fatto parte di una qualsiasi obbedienza massonica, apriti cielo! Diventa il re dei farabutti, il suo caso assume rilevanza nazionale e tutti i massoni, di qualsiasi Comunione od ordine, vengono immediatamente unti di malaffare.

Nel nostro Paese vi è una quantità incredibile di Obbedienze massoniche, alcune delle quali addirittura microscopiche, perché tanta frammentazione?

Prima di tutto il fenomeno non è solo italiano, ma riguarda moltissimi paesi, diciamo che in Italia è particolarmente esteso ed evidente. La circostanza non deve stupire, dato che è una costante della Penisola, ove lo stato nazionale è nato nel 1861 dall’aggregazione di realtà politiche, sociali, storiche e culturali diverse. D’altra parte “la frammentazione” ha riguardato e riguarda tante realtà diverse, basti pensare a quanti partiti politici, quando ancora esistevano, si presentassero un tempo alle elezioni. Alcune di queste micro Obbedienze, nascono per iniziative personali, non hanno seguito, né basi tradizionali solide e si spengono con la velocità di un cerino; altre, al contrario, sono figlie di un progetto serio e meditato e tendono a estendersi e a radicarsi. Il fatto che in Italia vi siano diverse realtà massoniche, non lo percepisco come un qualcosa di negativo anzi, a mio avviso, rappresenta vivacità e desiderio di portare avanti i principi e i valori della Massoneria universale. D’altra parte in un mondo dove si tende a imporre un pensiero dominante, dove il dogmatismo non appartiene più alle sole chiese ma ha contaminato molte strutture socio-politiche, ben venga una spazio dove tanti possono interpretare ed esprimere liberamente almeno il pensiero latomistico.

Quale ruolo e quali fini potrebbe avere la Massoneria nell’Italia di oggi?

Molti sono i fini e i ruoli interpretabili dalla Massoneria in Italia. In primo luogo, la difesa di alcuni valori che stanno venendo meno, come la libertà che sembra interessare sempre meno o la tolleranza, che è alla base di ogni vivere civile. Questo paese è afflitto da un male ben più grave del Covid-19: l’intolleranza. Basti vedere il dibattito politico che spesso scade sul piano dell’insulto e dell’offesa. Mi chiedo spesso a che livello sia il senso della democrazia in Italia, quando sento in Parlamento, non nelle piazze, accogliere l’intervento dell’avversario politico con urla, berci e mugugni. Quando si cerca di tappare la bocca a chi la pensa in modo diverso dal proprio, siamo a rischio. Inoltre, credo, che la Massoneria debba spendersi sul piano del sapere, ormai gettato nei cassonetti dei rifiuti indifferenziati, che debba proporsi come una piattaforma di dialogo, d’incontro, di dibattito.

Crede in una Massoneria Internazionale? E se la risposta è positiva, come dovrebbe operare?

Credo fortemente in una cooperazione massonica internazionale, che non si limiti a un mero e formale riconoscimento fra comunioni massoniche, con scambievoli visite di cortesia, ma porti avanti concreti e ben articolati progetti. Su quali piani? In primo luogo su quelli della cultura e della solidarietà.

Cosa ne pensa della Massoneria mista? Identifichi i problemi, i limiti, i vantaggi e le opportunità all’interno di una tradizione d’origine solo maschile.

Secondo me, nel futuro, la Massoneria sarà quasi esclusivamente mista. Nacque unicamente maschile, come unicamente maschile fu in origine la partecipazione alla vita politica o ad altre attività, che erano considerate di stretta competenza maschile. Nel XVIII secolo, la donna era considerata un essere di serie “b”, priva di alcuni diritti e sottoposta alla tutela di un uomo, genitore, marito o fratello. Ora, viva Dio, non è più così e l’elemento femminile può portare il suo fondamentale contributo. Una loggia per essere vera, viva operante, deve essere uno spaccato dell’umanità. Al suo interno vi devono essere soggetti diversi, dal confronto vi è sempre crescita. Come potrebbe esserlo senza donne? La loro presenza è indispensabile. Chi teme la promiscuità, per eventuali problemi relazionali che potrebbero sorgere è, a mio avviso, ancorato a pregiudizi del passato. Chi adduce motivazioni iniziatiche mi fa sorridere, perché su questo piano è dimostrabile tutto e il contrario di tutto.

Si parla spesso di Massoneria deviata, secondo Lei esiste? E, in caso affermativo, in cosa consiste?

Certo che esiste. Bisogna, però, distinguere due piani di deviazionismo. Il primo, di cui spesso si parla, è l’eventuale combine fra alcuni aggregati massonici e il malaffare. È innegabile che episodi di tal genere vi sono stati, come vi sono stati in altre associazioni, in politica e in ogni altro comparto della vita sociale. Vanno denunciati e di essi si deve occupare la magistratura. Esiste, poi, un deviazionismo non criminale che riguarda i fini e l’essenza stessa della Massoneria. Quest’ultimo è molto diffuso, con comunioni massoniche che si sono trasformate in circoli ricreativi, in apparati al servizio del loro capo, in club autoreferenziali, ove titoli roboanti, gradi presunti, orpelli e bieca retorica servono a ripagare delle frustrazioni del quotidiano. Non fanno certo male alla società, anzi possono essere valvole di sfogo, nuocciono solo alla Massoneria.

Durante la sua vita massonica lei ha acquisito un patrimonio di conoscenza e di esperienza, come pensa di lasciare ad altri questo capitale? Non teme, come nella Rosa di Paracelso di Luis Borges, di non avere un erede e che tutto ciò si possa disperdere?

Ricordo bene il racconto di Borges, ove Philippus Aureolus Theophrastus von Hohenheim, rivolgendosi al giovane che ambisce a esserne allievo, dice: “se è l’oro che ti interessa tu non sarai mai mio discepolo. La via è la pietra. Il punto di partenza è la pietra. Se non comprendi queste parole, non hai ancora cominciato a comprendere. Ogni passo che farai è la meta”. Chi ha molto creduto in qualcosa cerca di lasciare ai propri compagni di viaggio il bagaglio che possiede, fatto di esperienze, di sapere, di riflessioni, di vittorie e di sconfitte. Ma tocca poi agli eredi elaborarlo e farlo proprio. Vi è una cosa, però, che non puoi lasciare: la conoscenza, l’unica cosa che non si può comprare o ereditare, quella bisogna acquisirla attraverso, un lungo, continuo e faticoso lavoro. Io, però, a differenza di Paracelso, segregato nel suo freddo scantinato, ho numerosi fratelli e sorelle che, quando sarà il momento, raccoglieranno il mio fardello e proseguiranno il viaggio con passo ancor più spedito del mio.


di Pierpaola Meledandri