Il rapimento della piccola Sofia: lo racconta Filippo de Jorio

La storia s’aggiunge al novero delle tante che testimoniano come incertezza, barbarie ed assenza dello Stato abbiano ridotto i cittadini italiani in un angolo, sempre meno rispettati all’estero come nelle tante sedi istituzionali dello Stivale. Apprendiamo di questo caso di bambina rapita dal professor Filippo de Jorio (giurista con importante passato politico). La piccola Sofia (di soli nove anni) viene strappata al padre N.S. nella totale indifferenza d’uno Stato che, oltre alla mascherina sulla bocca, vorrebbe che la gente si bendi gli occhi su tutto ciò che accade, subendo e sopportando come solo i paria indiani sono capaci.

Ma veniamo ai fatti. Per la vacanza estiva N.S. aveva portato la propria bambina in Sardegna. Posto ameno, noto ai turisti come Cala di Volpe. Il giorno 11 agosto padre e figlia erano sul bordo della piscina del Rèsidence Liscia di Vacca, quando si presentano sul posto con fare minaccioso sia la madre della piccola (Alessandra Dubrova) che un energumeno con accento slavo. Il papà cerca d’opporre resistenza, quindi di sfuggire con la piccina a questa ennesima violenza materna: ma la rapitrice e l’energumeno hanno la meglio, e la piccola Sofia viene portata via come fosse un pacchetto. N.S. ed Alessandra sono regolarmente separati: la madre di Sofia ha cittadinanza sia russa che statunitense e risiede nel Principato di Montecarlo. In quest’ultimo luogo ha condotto con la forza la piccola, usando uno yacht privato, evitando così dogane e controlli di polizia. Una beffa per la giustizia italiana che aveva affidato Sofia a N.S. sino al prossimo 3 settembre. Giustizia italiana che aveva già respinto, e con varie motivazioni, il ricorso di Alessandra Dubrova: la donna voleva riprendersi la figlia a tutti i costi, bocciata sulle vie legali ha quindi optato per il rapimento.

Il professor de Jorio, decano dell’avvocatura italiana, ha così assunto il coordinamento della difesa, in Italia come a Montecarlo, di N.S.. “Il dottor N.S. - esclama Filippo de Jorio - è un bravo padre, persona premurosa, e questo lo ha riconosciuto anche la giustizia italiana, però il nostro Belpaese non ha protetto quest’uomo e la sua piccina. Quanto è avvenuto qualche giorno fa a Cala di Volpe, in Sardegna, era prevedibile in un passato che ci narrava delle incursioni barbaresche, ma oggi i moderni strumenti di tracciamento e la rapidità d’intervento delle polizie dovrebbero scongiurare qualsivoglia rapimento. Eppure la rapitrice è riuscita a raggiungere in tutta tranquillità il Principato di Monaco. Alessandra Dubrova - precisa il professor de Jorio - ha preferito non aspettare il 3 settembre e rapire la figlia con complicità che vanno chiarite, e forse vanno ben oltre l’ausilio dell’energumeno con forte accento slavo che ha ferito N.S.. È inaudito che nel nostro Paese possano accadere fatti del genere senza che la Procura, cui è stato affidato il caso con le dovute denunce, testimonianze e rapporti dei carabinieri, non abbia ancora emesso un mandato di cattura internazionale, affidandone l’esecuzione all’Interpol”.

N.S., ferito e sconfortato, è oggi in balia di iter burocratici, attese, silenzi istituzionali. “Ancora una volta dobbiamo domandarci - tuona Filippo de Jorio - che fine abbia fatto la civiltà giuridica italiana, e se possano essere ritenuti normali certi comportamenti criminali. Il rapimento della ragazzina è avvenuto in pieno giorno, i testimoni erano visibilmente spaventati, perché certe situazioni abituati a vederle nei film o narrate nei tiggì come storie di paesi lontani”. Ma la Procura di Tempio Pausania tentenna sul mandato di cattura internazionale, sul far intervenire l’Interpol su una cittadina russo-statunitense residente a Montecarlo, forse una donna intoccabile. Il padre della bambina è uomo normale, ed ha tutte le ragioni di questo mondo, e forse la giustizia vorrebbe accontentarlo con una pacca sulla spalla.

Aggiornato il 28 settembre 2020 alle ore 15:27