La Paura fa 90

Se esiste un sentimento o un’emozione che riesce a dominarci questa è certo la paura. Paura di non arrivare a fine mese, di non farcela, di non sopravvivere, di restare soli, della diversità, paura della malattia, della sofferenza, la nostra e dei nostri cari, per cominciare, l’elenco delle paure umane ci potrebbero stupire. Paura che in un Paese già di per sé scaramantico, stracolmo di talismani, dall’aglio, al sale, al gobbo (chi non ne ha uno nascosto in un cassetto di casa) vengono alimentati facilmente da centinaia di minacce latenti, anche se non si capisce bene alla fine quale sia il pericolo e i rischi non siano del tutto chiari.

Nel frattempo, chi decide di instillare paura, agisce indisturbato innescando facilmente il meccanismo perverso, facendo un semplice clic nel nostro cervello, insinuando dubbi su quanto potrebbe succedere, su ciò che potrebbe essere e così rimaniamo bloccati, in un limbo eterno. Nell’angoscia, immobili. Nella migliore delle ipotesi. È così che diventiamo obbedienti, che cerchiamo riferimenti in qualcuno che possa salvarci e perdiamo il controllo di noi stessi.

Se in epoca medioevale per un feudatario non era complicato sottomettere e punire eventualmente un servo, oggi per chi è al potere non è affatto facile controllare l’enorme massa di popolazione che si ritrova a fronteggiare e mantenere il consenso a lungo non è cosa davvero semplice, ammesso che l’abbia mai avuto. Così nel tempo si è escogitato un metodo, via via sempre più raffinato, diciamo sofisticato, di controllo di massa, rapido e indolore economicamente, che garantisce tra l’altro un risultato eccellente. Grazie all’aiuto di alcuni professionisti della paura, degli spaventatori per l’appunto, così come esistono gli odiatori di professione ormai c’è una professione per ogni cosa. Resta da capire solo con cosa questi poi vengono ricompensati o pagati, il potere moderno non reprime, anzi, appare prodigo di saggezza, di sorrisi, tende una mano, è apparentemente vicino alla gente, più che mai “accogliente”, ma usa strategicamente e sapientemente il metodo della paura per creare e diffondere angoscia, mentre sorride e ti accarezza amichevolmente.

È la modernità che avanza. Ce ne dobbiamo fare una ragione? Ma chiediamo a chi è attento e parla pubblicamente, a chi scrive, fa TV, a chi fa politica da anni, a studiosi, cosa pensano del clima di paura che serpeggia nel nostro amato Paese da un po di tempo a questa parte. Le persone in Italia hanno paura, per il presente e per il futuro. Non sanno cosa sarà della loro vita, dal punto di vista della salute, perchè c’è stata e ancora c’è una gran confusione nelle informazioni divulgate, tutti hanno detto detto tutto confondendo le idee della popolazione che è terrorizzata. Inoltre l’economia del paese è fortemente compromessa. Numerose imprese piccole, medie e grandi hanno dovuto chiudere, aiuti economici promessi non sono mai arrivati, milioni di cittadini italiani hanno perso il lavoro e altri sono sull’orlo del baratro. Non c’è da stare allegri.

Nicola Porro, giornalista.

“A differenza di ciò che si pensa, l’economia è fatta da spirito, sensazioni, da voglia di intraprendere, di fare, e queste cose qui non sono guidate soltanto dal profitto, ce l’ha spiegato molto bene Luigi Einaudi, un grandissimo liberale. Se noi viviamo nella paura della malattia, la paura della morte, la paura di intraprendere un’iniziativa, la paura di sbagliare le regole, la paura di andare in galera, se viviamo in questa condizione ed è così che noi oggi stiamo vivendo, in una totale situazione di paura che ci condiziona, noi non facciamo nulla, non produciamo, non consumiamo, non investiamo. Quindi la paura è il vero grande nuovo ingrediente di questa nostra civiltà, a livello mondiale, che ci dobbiamo togliere. Non la prima guerra mondiale ma la prima paura mondiale, lanciata dai social, amplificata dai nostri politici perchè non si vogliono assumere responsabilità. Con questo criterio assurdo, prudenziale, per cui noi non si fa qualche cosa perchè c’è una remotissima possibilità non di sbagliare ma di morire. Una cosa drammatica quando vedo i ragazzini che sono impauriti, che sono i meno colpiti dal Covid-19, dico che abbiamo perso una generazione, ma non per colpa loro, ma per le famiglie che non gli hanno spiegato che tutte queste previsioni sono esagerate. I primi a pagare sono loro, i più deboli, fragili, con meno soldi, questa è la vera disuguaglianza di questo Paese, perchè le famiglie che se lo potranno permettere faranno educare i loro figli diversamente e in modo ottimale. Quindi è la cosa più illiberale che ci sia questa paura che viene diffusa in questo periodo”.

Marco Zanni, eurodeputato

“La paura viene utilizzata come metodo di governo dall’alba dei tempi, per questo mi piace parlare di “vincolo esterno”. Quando non sei in grado in politica con quello che fai di farti apprezzare e sostenere dal popolo, è ovvio che l’unico metodo di governo diventa la paura. La paura anche come repressione delle libertà, lo abbiamo visto in maniera evidente con la questione del Covid, ma anche sul tema della libertà di stampa, sul tema dell’utilizzo dei canali di comunicazione come i social media abbiamo visto restrizione in questi tempi. Il potere, per legittimare se stesso e mantenere se stesso, non essendo più in grado con la sua azione politica con le cose concrete, di mantenere il consenso, cerca di mantenerlo attraverso la paura, che per quanto mi riguarda si esplicita col vincolo esterno per quanto riguarda l’economia, o con le restrizioni delle libertà personali o di stampa e di espressione”.

Gianni Alemanno, politico, ex sindaco di Roma

“La paura rischia di creare una sorta di atteggiamento di remissione di accettazione di quanto vuole il potere e quindi accettare i dictat sanitari, le varie regolamentazioni, con i rischi di far chiudere il Paese su se stesso. La paura dovrebbe servire invece a risvegliare un’inquietudine e una voglia di cambiamento. Può avere due aspetti diversi, uno di accettazione e sottomissione ed uno di dare una svolta a questa situazione”.

Gennaro Sangiuliano, giornalista, direttore del Tg2

“Guai non avere paura, è un sentimento umano che ci invita alla prudenza, al ragionamento e probabilmente ad assumere decisioni più ponderate. Deve essere come tutte le cose umane incardinata in una dinamica di vita”.

Luciano Barra Caracciolo, giurista, magistrato, politico

“L’Italia si trascina nella crisi del 2007/2008. Ogni shock economico dentro le regole dell’eurozona è seguito da minacce e ulteriori shock di tipo fiscale, di limiti imposti all’azione dello Stato che agiscono sui nostri titoli del debito pubblico che a loro volta determinano dei problemi che vengono percepiti dalla gente come “austerità”, come tagli, licenziamenti. Però questo è un problema che qualcuno dovrà affrontare, perchè ogni volta la paura diventa giustificata, perchè ogni shock viene fronteggiato sempre con la stessa ricetta, cioè viene detto “dobbiamo mettere i conti in ordine”, “abbiamo il problema del debito pubblico”, “bisogna tagliare la spesa pubblica”, che è esattamente quello che hanno fatto a partire dal ‘92 e che a quanto pare ha funzionato indebolendoci sempre di più. Quindi finchè questo sarà l’atteggiamento culturale, ma anche istituzionale, che sta dietro le politiche economiche che gli italiani si possono attendere, hanno ragione d’aver paura”.

 

Stefano Fassina, economista, deputato

“Penso che la paura sia inevitabile data l’incertezza del contesto, date le conseguenze del lockdown. Siamo di fronte ad un passaggio che davvero è storicamente inedito, non era mai capitato di perdere 12/13 punti di Pil in così poco tempo. Il punto è che la paura può essere ridimensionata e anche eliminata se si fanno le politiche giuste e gli strumenti per fare le politiche giuste li abbiamo. Purtroppo il quadro politico europeo, gli interessi più forti sono di ostacolo alle politiche giuste. Politiche giuste significa una Banca Centrale che interviene in modo molto significativo per il sostegno dei redditi delle famiglie per esempio e da un minimo di certezza. Perchè se si va avanti con Decreti che danno sostegno al reddito per due mesi, è chiaro che se hai un po di reddito in quei due mesi non spendi, perchè non sai cosa ti succede dopo al terzo mese. Se invece hai un orizzonte che ti consente di avere un minimo di certezza che il reddito lo avrai e un’impresa sa che le tasse che le sono state sospese non verranno riattivate ma cancellate, è chiaro che nonostante i problemi di contesto, quella paura si ridimensiona e magari si riavviano comportamenti di consumo e di investimento che consentono una ripresa effettiva. Quella paura quindi non è un dato di natura, ma un dato politico, in larga misura ridimensionabile”.

Luisa Regimenti, medico, presidente nazionale Associazione Nazionale Medici Legali, eurodeputato

“Il lockdown è stata un’esperienza che molte persone hanno vissuto in maniera traumatica. La pandemia dovuta al Covid-19 ha costretto quasi 4 miliardi di individui a rimanere a casa per due mesi, in una clausura forzata che ha messo a dura prova la loro salute. E ha generato paura, un’emozione primaria che dal punto di vista psicologico richiama a un pericolo reale, concreto: quello di contagiare gli altri, innanzitutto, a cominciare dai propri familiari, e la paura per un futuro divenuto improvvisamente incerto. Questa segregazione casalinga ha infatti provocato ansia e depressione per un isolamento che ha sottratto a tutti noi ogni spazio collettivo, dalle scuole alle aule universitarie, a chiese, teatri, musei, piazze, strade, boschi, limitando la possibilità di svolgere attività sportiva, di andare al mare o a fare semplicemente delle passeggiate. Così, isolati e reclusi abbiamo percepito con chiarezza il valore sociale e antropologico dello spazio comune e pubblico. E della paura. Per il contagio, come detto, ma anche paura di perdere il posto di lavoro, di non riuscire più a tornare alle proprie abitudini, alla propria quotidiana esistenza. Un sentimento poliedrico, con tante sfaccettature, amplificato da un’informazione non sempre chiara e obiettiva. Abbiamo assistito a continui duelli mediatici tra virologi, a provvedimenti controversi del Governo, a una sua gestione confusa e tardiva dell’emergenza sanitaria, che nel tempo è diventata pure economica e sociale. Anche l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ci ha messo del suo, con dichiarazioni avventate e imprecise, poi smentite il giorno dopo, dimostrando così tutta la sua inadeguatezza e inutilità. Per non parlare delle fake news circolate sul web, con notizie manipolate ed omissive, diffuse ad arte e che hanno contribuito a creare pericolosi allarmismi. Credo che il lockdown abbia seriamente minato la nostra democrazia, ma forse, paradossalmente, la paura che ne è scaturita ci ha reso più consapevoli della fragilità delle cose, dei sistemi sociali e della necessità di tutelare il bene più prezioso che abbiamo, la libertà”.

Alberto Bagnai, economista, senatore, accademico

“È assolutamente evidente che le strategie di comunicazione sull’emergenza sanitaria se non sono scientemente volte ad alimentare il terrore nella popolazione, comunque sono un ottimo strumento di governo, quindi una comunicazione particolarmente felice. Supponiamo che siano tanti errori di percorso. In ambito economico non è per niente strano che ci sia un timore di spendere perchè si è visto che il governo ha promesso che avrebbe provveduto ai bisogni di liquidità dei cittadini e delle imprese e poi non lo ha fatto. Adesso è ovvio che i cittadini e le imprese hanno capito perfettamente che ai loro bisogni e all’emergenza ci devono pensare da sé. Siccome nella speranza più o meno vana di restare ancora in sella, si continua ad alimentare il terrore sanitario, mi sembra assolutamente chiaro che questo, oltre ad una serie di annunci infelici, come gli annunci di un abbassamento di imposte che poi non vengono fatti, sono tutti elementi che in perfetta razionalità spingono i cittadini a differire le spese. Da quel punto di vista l’economia, che già era in sofferenza, è ulteriormente strozzata”.

Piero Angela, giornalista, divulgatore scientifico, conduttore televisivo, saggista

“Le persone tengono alla propria salute. Questo virus ha spaventato fin dall’inizio. Quando si dice che le persone si sono comportate bene è semplicemente perchè si sono spaventate. Adesso vedono che le cose dal punto di vista sanitario stanno andando meglio ed hanno mollato un po le precauzioni, sbagliando. Questa situazione andrebbe affrontata con più responsabilità, pensando che posso mettere in crisi il lavoro di mio padre, l’impresa, che creo disoccupazione, che i negozi chiudono, come è avvenuto in questi mesi. Secondo me è sbagliato pensare solo alla malattia, bisogna pensare anche all’economia in termini concreti, familiari. Si è visto quante persone hanno avuto dei problemi gravissimi e continueranno ad averne. Pensiamo al turismo, a tutte le aziende che hanno dovuto chiudere, ai trasporti, ad attività di ogni tipo, un danno gravissimo. I giovani devono pensarci. Non si trasmette una malattia ai nonni, ma si mettono in crisi anche le piccole azienda, le attività familiari. La paura allora dovrebbe trasformarsi in consapevolezza, cioè pensare alle conseguenze gravi. E’ difficile farlo capire ai giovani, ma anche ai meno giovani, perchè i contagi ci sono ad ogni livello. Questa situazione è abbastanza nuova, non ricordo nella mia vita di aver visto una cosa del genere. Mia madre però ha visto una cosa simile. Lei si è ammalata di spagnola nel 1918/19. Quella è stata una cosa molto grave, si è trattato di circa centomilioni di morti. Qui siamo a 800mila. E’ una bella cifra, ma niente a che vedere con quanto è successo allora con una popolazione molto più piccola e anche allora non c’erano vaccini. Questo dimostra che quando non ci si può vaccinare la cosa si fa più grave. Guardi, una cosa interessante è l’influenza annuale che fa mediamente ogni anno 5/6 milioni di contagi nel mondo, ma in una forma più leggera, con i suoi 8mila morti circa all’anno solo in Italia”.

Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, saggista

“La paura di per sé è una buona cosa, perchè è uno strumento per non correre rischi eccessivi. Noi ci siamo salvati nei secoli forse perchè abbiamo paura. Se la scimmia non avesse paura dei serpenti non esisterebbe più. Ma poi l’uomo ha inventato un’altra cosa che è la “strategia della paura”. Questa viene usata politicamente, anche nel nostro Paese. E’ quello che sta succedendo, mettere le persone nella condizione di non sapere che cosa accadrà, quindi di fronte e a questo c’è il panico, la paralisi. Quando sei paralizzato è più facile cadere nell’idea che la democrazia non basti”.

Armando Siri, senatore.

“La paura è un sentimento bloccante perchè impedisce qualunque tipo di reazione, tant’è che il gatto quando scappa perchè inseguito dal cane o qualunque animale inseguito da un predatore non ha paura, reagisce, prende un’iniziativa, quella di sopravvivere. Non ha il tempo di avere paura. Invece la paura è un sentimento che cristallizza ed è la miglior garanzia possibile per poter dominare la situazione. Cioè, chi crea il sentimento di paura instillandolo, ha la maggior garanzìa che tutto rimanga cristallizzato allo status quo. Quindi si assicura che non ci sia nessun tipo di reazione. Nè in un senso né nell’altro. Tra l’altro, questo sentimento di paura che è stato generato è stato possibile in modo così prepotente perchè noi partivamo già da una situazione pre-Covid di grande angoscia: 12 milioni di italiani fanno uso di psicofarmaci, in particolare di benzodiazepine. Noi avevamo già una situazione diffusa di angoscia. Questa ulteriore dose ha veramente dato il colpo di grazia al Paese, quindi ci siamo trovati in questa condizione dove la paura ha consentito la limitazione delle libertà individuali, delle nostre normali condizioni di vita, si son potute fare un sacco di cose che in tempi normali non sarebbero state accettabili. Proprio perchè la paura ti blocca non prendi neanche in considerazione di difendere un tuo diritto”.

“Io sono il Ministro della Paura, e come ben sapete senza la paura non si vive. Senza la paura della fame e della sete non si vive. Senza la paura della famiglia e della scuola non si vive. Senza la paura di Dio e della sua barba bianca non si vive. Una società senza paura è come una casa senza fondamenta. Per questo io ci sarò sempre con la mia pulsantiera. Io aiuto il mondo a mantenere l’ordine. Senza di me le guerre scoppierebbero inutilmente. Le epidemie non avrebbero senso. Le bombe esploderebbero senza nessun vantaggio sociale. Io trasformo la paura in ordine e l’ordine è il cardine di ogni società rispettabile. Io le paure le plasmo, le elaboro, le impasto e poi ve le trasmetto e questo non vi sembra altruismo in purezza?” (Antonio Albanese, Ministro della Paura)

@vanessaseffer

Aggiornato il 27 agosto 2020 alle ore 13:35