Il distretto logistico di Mantova: una nuova occasione per il trasporto sostenibile

mercoledì 16 settembre 2020


Il distretto logistico e turistico di Mantova al centro della pianificazione regionale. La valorizzazione delle vie d’acqua e delle ferrovie con i centri logistici europei che intersecano Mantova e l’importanza di valorizzare le Zone economiche speciali sono stati elementi di un recente dibattito che ha visto confrontarsi autorevoli esperti di logistica e di Zes, salutati da Annalisa Baroni, deputata e punta di diamante di Forza Italia a Mantova. Il Sistema portuale mantovano si colloca nel sistema idroviario del Nord Italia e ciò rappresenta una forza in termini di future prospettive logistiche e di valorizzazione del territorio. Elementi che hanno portato le aziende del territorio a riprendere in considerazione la strategicità di un Distretto intermodale a Mantova e il relativo potenziamento del trasporto ferroviario, senza trascurare la necessità di presidiare aree e reti ferroviarie emiliane e il completamento elettrico e tecnologico del Tibre ferroviario che potrebbe completare un quadro infrastrutturale di collegamento ferroviario in grado di garantire alle imprese della Regione le necessarie opportunità di collegamento su tutte le reti nazionali e internazionali.

Una logistica ben integrata se ricordiamo che il Porto di Mantova, oggi navigabile 365 giorni all’anno, permette il passaggio di imbarcazioni di classe V e senza dimenticare l’opportunità di collegare l’area portuale direttamente con l’asse autostradale del Brennero, attraverso una bretella stradale ad uso esclusivo. Mettere in cantiere una Zona economica speciale non è una progettualità semplice ma è estremamente importante. Occorre elaborare un documento d’analisi territoriale, da sviluppare poi in un vero e proprio piano industriale. D’altronde, la movimentazione delle merci per via fluviale fornisce un’indicazione di sintesi sullo stato delle attività produttive collocate nel territorio e può essere inteso come indicatore della capacità di spostare le merci dalla strada al trasporto via fiume. “Un progetto così strategico e per la prima volta in Italia in un porto appartenente alla rete Ten-T in ambito di acque interne. Il progetto abbraccia le linee guide della sostenibilità ambientale e aggiunge un anello importante nell’intermodalità padana nell’ambito dei corridoi logistici Mediterraneo e Scandinavo”, ha dichiarato Valentina Di Milla ceo, di Ralian Research & Consultancy Srl, che ha partecipato come relatrice ai lavori di Mantova.

Una progettualità importante per poter parlare per la prima volta di Zone economiche speciali, di Zone logistiche semplificate e di Zone franche, facendo riferimento alla portualità e alla logistica fluviale. Diversamente da ciò che avviene all’estero, in Italia le potenzialità offerte dalle vie d’acqua interne non sono ancora state adeguatamente analizzate. Potenzialità non utilizzate e “ciò avviene ancora con riferimento all’aumento della competitività dei settori produttivi alimentati dal traffico sulle Inland waterways, che potrebbe essere determinata proprio grazie all’implementazione di strumenti di accelerazione dello sviluppo economico, quali ad esempio, stante la normativa vigente, le Zone logistiche semplificate.

Ricordo che tra le best practices mondiali, molte sono tratte proprio da modelli di Zes-Free Zones adiacenti a cluster portuali e logistici fluviali”, ha relazionato l’avvocato, esperto di Zes, Maurizio d’Amico. Oggi, le vie fluviali e la navigazione in mare a ridosso delle coste rappresentano una risorsa importante economicamente ed ecologicamente. Il loro sviluppo può ridurre infatti l’inquinamento ambientale causato dal traffico stradale. Secondo un calcolo dell’Organizzazione marittima internazionale, una chiatta da 1.350 tonnellate equivale a ben 50 Tir o 67 carri ferroviari. Immergere tali potenzialità all’interno di Zone economiche speciali può rappresentare una svolta logistica e produttiva per numerosi territori e distretti amministrativi d’Italia.


di Domenico Letizia