Vaccino influenza, boom di richieste

È corsa contro il tempo per assicurare alla popolazione attiva che non rientra nelle fasce a rischio il vaccino contro l’influenza stagionale. Nonostante le Regioni abbiano provveduto con gare pubbliche a un incremento del 43 per cento rispetto allo scorso anno, pari a oltre 17 milioni di dosi, l’approvvigionamento al momento risulta però difficile per le farmacie.

Stando ai numeri i conti sono presto fatti, fanno notare da Federfarma: dividendo le 250mila dosi indicato dalla Conferenza Stato-Regioni per le farmacie sul territorio (comprese quelle comunali), ossia 19.330 il risultato è di 12 dosi per singola farmacia. Praticamente nulla se si pensa che le campagne vaccinali sono già al via e attraverso i mass media virologi ed esperti consigliano di vaccinarsi al più presto per evitare che i sintomi influenzali si sovrappongano a quelli della Sars-CoV2 generando panico e corse inutili in Pronto soccorso.

“Domani è il primo ottobre e c’è una grande pressione da parte delle persone che vogliono acquistare il vaccino in farmacia, la gente vuole una risposta veloce”, sottolinea il presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti Italiani (Fofi), Andrea Mandelli. E Federfarma aggiunge: “Stiamo registrando un boom di prenotazioni”.

Il ministero della Salute dal canto suo ha indicato che la cifra iniziale di 250mila dosi da destinare alle farmacie venga rimodulata. E già una prima risposta è arrivata dall’Emilia-Romagna che ha reso noto di essere passata dall’1,5 al 3%, ossia da 18mila a 36mila dosi per i privati che vorranno comprare il vaccino in farmacia.

Non solo, per la somministrazione alle persone che non appartengono alle categorie per le quali è prevista l’offerta attiva gratuita, le Asl potranno procedere a pagamento ma solo dopo che sia stata garantita la vaccinazione delle categorie a rischio. Adesso la maggiore preoccupazione delle federazioni è il tempo di consegna, perché “nessuno tra chi lavora, prende i mezzi pubblici, va a scuola e intende fare il vaccino vuole aspettare fino a dicembre”, cioè fino al momento in cui si finirà con le somministrazioni ad anziani, cronici, pazienti oncologici o con altre fragilità. Da Farmindustria però rassicurano: “Si è verificata questa carenza perché siamo passati dalla produzione di 11 milioni di dosi dello scorso anno ai 17 milioni attuali, ma non dimentichiamo che al ministero della Salute c’è un tavolo aperto con Aifa, industrie e farmacisti che stanno lavorando insieme per trovare una soluzione”, sottolinea il presidente Massimo Scaccabarozzi. “Ci stiamo dando da fare, anche con Paesi esteri che hanno cominciato l’approvvigionamento già tra marzo-aprile scorsi e ovviamente con le diverse Regioni”. Farmindustria inoltre ricorda che produrre un vaccino non è come preparare una pasticca: “Serve una tecnologia più sofisticata e tempi più lunghi, mesi. Questo ci insegna anche come comportarci per il prossimo anno”.

Qualche preoccupazione invece la destano i numeri della Fondazione Gimbe, che analizzando i dati dei bandi di gara delle forniture vaccinali ha rilevato che ben 9 regioni rischiano di non garantire neppure il 75% della copertura delle categorie a rischio. Altre 12 Regioni (Puglia, Lazio, Sicilia, Toscana, Campania, Calabria, Sardegna, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Marche) si sono aggiudicate un quantitativo adeguato di dosi per raggiungere la copertura del 75 per cento degli over 65, ma la disponibilità di dosi residue per il resto della popolazione è molto variabile.

Non ci sono problemi invece per chi vuole vaccinarsi contro lo pneumococco: la somministrazione è disponibile in qualsiasi momento dell’anno presso il medico di famiglia dietro richiesta, prevede un solo richiamo e dura tutta la vita.

Aggiornato il 30 settembre 2020 alle ore 19:46