Covidcaos

Come ampiamente previsto, la seconda ondata del Covid è arrivata e noi siamo qui a richiamare in ospedale i medici in pensione. È vero, abbiamo riaperto le scuole e poco importa se, in alcuni casi, mancano ancora banchi, personale, insegnanti: però, in compenso, abbiamo i banchi a rotelle (ma ancora non tutti) e siamo costretti a ritornare alla didattica a distanza. Chi non è riuscito in sette mesi ad organizzare la ripartenza della “nuova” scuola è forse meglio che ritorni da dove è pervenuta.

Mentre il virus ha colpito anche il “brillante” portavoce del presidente del Consiglio, quest’ultimo emette Dpcm a raffica e spesso contraddittori tra loro. Si continua a rifiutare per motivi elettorali i contributi europei per la sanità mentre ci sono gli ospedali e i pronto soccorso già allo stremo, senza contare che per fare un tampone ci si deve mettere in fila all’alba con la speranza di riuscire a tornare a casa almeno all’ora di pranzo. Ci è stato raccomandato di vaccinarsi contro l’influenza ma i vaccini in giro sono ancora pochi e non bastano per tutti.

Si va avanti alla “volemose bene” quando, invece, abbiamo avuto più di mezzo anno per riorganizzare le fila in attesa dell’ondata di ritorno del virus. L’incapacità di organizzare si è drammaticamente sommata (anche questa volta) all’insipienza politica di gestire la res publica ed i risultati sono davanti agli occhi di tutti.

Ma se chi governa è costretto a stringere i cordoni, la colpa è anche nostra. Anzi, senza generalizzare, la colpa è di chi, ad esempio, continua a non usare la mascherina o la indossa a difesa del proprio mento o dei baffi. La colpa è anche di chi ritiene che sia più importante consumare un aperitivo anziché salvaguardare l’incolumità propria e di chi lo circonda. La colpa è anche di chi, fuori dalla scuola, si toglie la mascherina e fa gruppo con gli altri compagni di studio (oltre di chi, naturalmente, nulla ha fatto per distribuire le presenze su bus e treni). Ma la colpa è anche di quegli operatori commerciali (ristoratori, pizzaioli, alimentari, baristi, ecc.) che non indossano i dispositivi di sicurezza forse certi che ben pochi sono i controlli. Insomma, trionfano caos ed irresponsabilità con i quali si tenta di combattere un virus che, dal canto suo, prosegue la sua inarrestabile marcia.

Aggiornato il 28 ottobre 2020 alle ore 12:29