Il diavolo, probabilmente

lunedì 23 novembre 2020


Premesso che chi scrive si reputa un pessimo cattolico, ma pur sempre cattolico, che poi significa “universale”, in quanto per formazione culturale non gli è possibile ignorare che grazie alla Chiesa cattolica apostolica Romana abbiamo ancora oggi davanti ai nostri occhi, il più grande patrimonio artistico del mondo. Senza il Cattolicesimo non avremmo avuto la sapienza e la filosofia medievale né il Rinascimento ed è inutile negarlo, piaccia o meno, l’eredità dell’Impero romano venne salvata soprattutto nei monasteri, nelle basiliche e nelle cattedrali. Aggiungo che reputo il primo crollo della Cristianità occidentale avvenire proprio in quel comprensibile e forse anche necessario tentativo di salvarla, che fu il Concilio di Trento, che seppur mosso da buone intenzioni finì per gettare via gran parte dell’antica struttura cultuale – e con essa dunque anche molto dell’aspetto esoterico – del Cristianesimo, trasformandolo lentamente, con il trascorrere del tempo, in una religione fideistica e pietistica. Così è per il Messale Romano, ad una ricchezza immensa che è quella dei riti medievali e rinascimentali, variati e variegati, il Concilio sostituisce un rigore che oggi, dai tradizionalisti cattolici, è considerato il Canone di riferimento. Personalmente avrei preferito restasse quello anteriore alla fine del Cinquecento ovvero quella di Papa Gregorio I, ma in mancanza di meglio vorrà dire che andrà bene anche la Messa di San Pio V così come viene comunemente chiamata.

Ma ormai i varchi, le fenditure nella grande muraglia sono state effettuate e qualche secolo più tardi, arriverà l’ulteriore spallata portata dal Concilio Vaticano II. Ma anche lì qualcosa, faticosamente, si era salvato. Il nucleo fondamentale del Messale non era stato toccato. Il resto, nel corso dei decenni successivi, lo abbiamo visto tutti, inutile rimembrarlo. Forse il momento propizio per un’ulteriore modifica, questa volta più sostanziale e grave, è giunto adesso benché premeditato da chissà quando, con l’ausilio dei nuovi timori virali che hanno fatto svuotare le acquasantiere e sostituirle con le bottiglie dei disinfettanti. Sotto Jorge Mario Bergoglio si è quindi proceduto ad un ulteriore passo verso la decristianizzazione del Cristianesimo occidentale, con alcune modifiche non di poco conto, quali la frase del Padre Nostro “non ci indurre in tentazione”, artatamente trasformata in base al buonismo imperante in “non abbandonarci alla tentazione”, e se questo vi sembra la stessa cosa forse avreste bisogno di ritornare sui banchi di scuola, anche quelli a rotelle del ministro della Pubblica istruzione, Lucia Azzolina! Ovviamente – e anche questo non è un caso – le chiese del Lazio e quelle di rito ambrosiano, fungeranno da battistrada a partire dalla prossima domenica per poi essere seguite da tutte le altre nel resto del Paese; anche qui si noti la tempistica, proprio per le festività pasquali. Insomma, prima vi incrinano il Natale e poi danno la spallata finale a Pasqua.

Non paghi di tanto, i dotti curiali hanno introdotto un “anche” nella frase sempre del Pater Noster, “come anche noi li rimettiamo”. Aggiunta del tutto inutile, pleonastica, oltretutto per proseguire a cambiare anche il Gloria dove in luogo di “pace in terra agli uomini di buona volontà” si andrà a recitare “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”, dimostrando così di non aver assolutamente compreso il reale e sovrannaturale, anagogico, mistico e simbolico, significato delle parole “buona volontà”, onde per cui è talmente abissale l’ignoranza di costoro dalla quale si evince che essi non abbiano mai letto una sola riga né di Dante né di Tommaso d’Aquino. Ovviamente le modifiche proseguono anche per ciò che riguarda la consacrazione del pane e del vino ad opera del sacerdote, ammesso che a questo punto si possa quest’ultimo definire ancora tale. Forse un fuggevole sguardo all’affresco raffigurante il Miracolo di Bolsena dipinto da Raffaello Sanzio avrebbe potuto suggerire altro, ma questi sono i tempi oscuri che preludono al Dies Irae, quindi non poteva mancare un’adesione incondizionata al politicamente corretto anche con l’introduzione di un “sorelle”, in quello che un tempo si chiamava il Confiteor, che andrà ad affiancare il “fratelli”. Immaginiamo a breve, in ossequio al nuovo Ddl Zan, l’aggiunta anche riguardante omosessuali e transessuali.

In ultimo, ancora una volta inutilmente, si è voluto cambiare la preghiera eucaristica sostituendo “i presbiteri e i diaconi” al posto delle parole “clero” e “ordine sacerdotale”, insomma i laici più oltranzisti non potranno neanche più gridare “cloro al clero” come facevano negli anni Settanta! È questa la chiesa bergogliante, fatta di interessi mondani ben più miseri di quelli anche politici di cinque secoli fa, attenta a non disturbare mai gli altri e a ignorare sé stessa, pauperisticamente ipocrita, vuota e svuotata, desacralizzata e volutamente sprofondata in una realtà materiale priva di qualsiasi senso del mistero e della meraviglia e in preda soltanto all’agitazione del più basso pietismo e del peggior sentimentalismo. Fortunatamente restano isole, vere e proprie fortezze del sacro, alcune chiese tanto a Roma come in altre parti d’Italia e del mondo, dove si persevera e si continuerà ad officiare l’antico messale tridentino, che sa di poter affrontare impavido i secoli dei secoli, che non conosce variazione né mutamento, illuminato dalla luce delle candele, profumato di mirra e benzoino e dove ancora risuona alto nelle navate il canto in latino tra opere d’arte senza pari. Non prevalebunt, se non lo sanno lo capiranno prima o poi anche in Vaticano.


di Dalmazio Frau