America Latina: la questione ambientale e la tempesta perfetta

L’America Latina, come scrive il teologo e filosofo Leonardo Boff, è un vero e proprio laboratorio, dove fra mille problemi e altrettante difficoltà, sta prendendo vigore un nuovo disegno, forse un’utopia: il socialismo ecologista. In quella vasta porzione di pianeta che si estende fra le cálidas tierras del Nord e le frías del Sud, sono già operanti numerosi progetti, si va dall’economia solidale, all’agricoltura organica familiare, dalla via Campesina, al Movimento Zapatista, fino a giungere alla “Democrazia Comunitaria e della Terra”; per il momento sono solo scintille di luce che brillano nella notte profonda del sottosviluppo. La prospettiva dell’Ecosocialismo del XXI secolo è configurata anche nel manifesto di  Michael Lowy e di Joel Kovel, sorto nel contesto della profonda e apparentemente irrisolvibile crisi del dissesto ambientale. Il nuovo deve essere fondato a partire dalla percezione del capitale come lavoro oggettivato e si fonda sul libero sviluppo di tutti i lavoratori o, per dirlo in altre parole, sulla fine della separazione dei lavoratori dai mezzi di produzione. Non hanno più senso, conseguentemente, partiti o movimenti che si autodefiniscono “democratici”, “socialisti” o “ecologisti”, e che poi, al di là di dichiarazioni di facciata, non offrono valide alternative ai modelli imperanti e accettano supinamente le politiche predatorie e di sfruttamento in uso. Spesso, dietro questa complice passività, si celano interessi locali di tipo clientelare che mirano al controllo del territorio per fini personali e per il mantenimento del potere di una casta che vive e prospera nella corruzione. Ciò che accade è sotto gli occhi di tutti, ma spesso, con un’ipocrisia raffinata, gli organismi sovrannazionali, le agenzie umanitarie, i Paesi del benessere, dimostrandosi ciechi, muti e sordi, appoggiano e facilitano governi abili a sfruttare, a soffocare, a devastare.

La cultura libertaria è stata lungamente attiva nella prima metà del secolo scorso, come ricorda bene Robin Hahnel: “Allinizio del XX secolo, il socialismo libertario era una forza potente. I socialisti libertari ebbero un ruolo cruciale nel corso della Rivoluzione messicana del 1911”. Ai giorni nostri tale orientamento va al di là di queste radici e, grazie al particolare valore che esso attribuisce alla libertà e alla consapevolezza umana, si rivolge a tutti coloro che vogliono efficacemente lottare contro i condizionamenti di carattere culturale, materiale ed economico, figli del modello globalista che ha un unico fine: il profitto Oggi l’America Latina è minacciata dal cambiamento climatico e dalla politica di sfruttamento selvaggio delle risorse. L’innalzamento della temperatura, lo stress idrico, la deforestazione, la distruzione sistematica di biotipi, non solo comporta la perdita irreversibile di un patrimonio, ma anche alla riduzione della generazione di energia idroelettrica, e della diminuzione della produzione agricola ed alimentare. Spesso le temperature elevate aumentano il numero degli incendi, l’effetto serra e la rarefazione dell’ozonosfera, implicando l’aumento dei raggi ultravioletti, facilitano il sorgere di patologie come il cancro alla pelle, rendendo l’ambiente sempre meno salubre. Responsabili dell’impatto ambientale, sono in primo luogo le multinazionali sia quelle statunitensi ed europee sia quelle cinesi, ormai concorrenti accreditate nella corsa allo sfruttamento globale, che nei territori latino-americani è in corso dal Nicaragua alla Patagonia.

Il primo riconoscimento del legame tra l’ambiente e i diritti umani si è avuto nel 1972, quando nell’ambito della conferenza di Stoccolma fu adottata la dichiarazione delle Nazioni Unite sull’ambiente. L’articolo 1 della dichiarazione recita: “L’uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all’uguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere. Egli ha il dovere solenne di proteggere e migliorare l’ambiente a favore delle generazioni presenti e future”. La tutela dei diritti umani riguarda, tuttavia, gli individui, da ciò ne deriva che solo quest’ultimi abbiano la possibilità di contestare la violazione del diritto all’ambiente, avendo fra l’altro l’onere di dimostrare il nesso di causalità tra l’azione o l’omissione dello Stato e la lesione subita dal singolo. Vi è, però, nella torbida aria di questo inizio di millennio, un qualcosa di nuovo, la percezione di un risveglio di tante coscienze che si vogliono unire per contrastare le logiche dello sfruttamento dettate dalla tirannide economica; per il momento è un refolo di vento ma domani potrebbe diventare una tempesta perfetta.

Aggiornato il 25 novembre 2020 alle ore 11:21