Dal Covid al dibattito sulle piste da sci: vi sembra normale?

giovedì 26 novembre 2020


Partita di calcio. Un difensore interviene duramente e rompe tibia e perone all’attaccante avversario il quale, in primo luogo, si preoccupa del colore dei prossimi scarpini da indossare e della tinta dei relativi lacci. Vi sembra normale? È un po’ come che, di fronte alle centinaia di morti al giorno per Covid-19, si guardi soprattutto alle abbuffate di fine anno o delle discese con gli sci. Vi sembra normale? Nello pseudo-dibattito “natalizio” non ho ancora sentito qualcuno che sia preoccupato per l’accesso contingentato in chiesa alla mezzanotte del 24: il vero problema è la tavolata. Ma vi sembra normale? Di fronte ad una pandemia, non si può fare proprio a meno di “saltare” per una cena o un pranzo?

È senza dubbio vero: una sciata ad alta quota o una passeggiata in montagna non possono che far bene alla salute. Ma, se per arrivare sulle piste o in mezzo alle foreste, ci si deve ammassare alle biglietterie o nelle cabine delle funivie, è innegabile che il rischio di contagio sia elevato. Ma dalle nostre parti ci si limita a sostenere che la discesa non fa male. Vi sembra normale? Si pensi eventualmente ad un ristoro per gli operatori, altrimenti si finisce per fare come con la scuola, le cui classi sono in gran parte sicure (non c’è dubbio) come sostiene la ministra della Scuola, Lucia Azzolina, la quale dimostra però di non sapere che per raggiungere le aule gli studenti usano spesso anche autobus e metropolitane, mezzi pubblici nei quali il mantenimento della distanza di sicurezza è piuttosto discutibile. Per non parlare di ciò che accade intorno ai plessi scolastici, dove molti ragazzi dimostrano purtroppo, con i loro atteggiamenti (via le mascherine, abbracci e quant’altro), la più totale incoscienza.

L’altro giorno, via WhatsApp, un mio amico storico afflitto da Covid, mi ha aggiornato sulle sue condizioni di salute (ed il fatto che sia riuscito a farlo mi ha reso felice) con un messaggio, inviato dopo giorni di terapia intensiva, che di per sé diceva tutto: “Ho passato i giorni più bui della mia vita”. Il resto, le chiacchiere, i no-mask, i complottisti a tutti i costi, quelli che una mascherina reprimerebbe la loro libertà, proprio non contano.


di Gianluca Perricone