Luigi Pirandello, la iella e il Coronavirus

Nella raccolta “Novelle per un anno” di Luigi Pirandello ce ne è inserita una particolarmente gustosa e, apparentemente, di stretta attualità: “La patente”. I protagonisti sono il giudice D’Andrea e Rosario Chiarchiaro, già impiegato comunale, e licenziato perché sospettato di portare iella. Rosario ha denunciato due ragazzi che al suo passaggio, avrebbero fatto il gesto delle corna a volere scongiurare il malaugurio allontanandolo da sé. Non è che voglio fare necessariamente riferimento a tuttologi, virologi, infettivologi, politici e politologi che appaiono in televisione sciorinando dati, troppo spesso contraddittori, ma i commenti sono tali da evocare la voglia di fare gesti di scongiuro abbandonandoci alla superstizione. A fronte della denuncia il giudice D’Andrea, uomo di legge dotato di forte razionalità, si trova nella necessità di emettere una sentenza che non tenga conto della superstizione, ma che in qualche modo restituisca dignità e supporto economico a Rosario ed alla sua famiglia, costretta dalle malelingue ad essere segregata in casa.

Non vuole essere necessariamente un riferimento ai Dpcm che hanno segregato in casa le persone nel periodo del lockdown, né ai Dpcm prossimi venturi che potrebbero non escludere il paradosso pirandelliano, ammesso e non concesso che qualcuno degli estensori si ricordi chi è Pirandello. Dunque, nella novella Rosario Chiarchiaro querela per diffamazione i due ragazzi, ma i due non sono altro che la punta di un iceberg venuta allo scoperto perché ben più ampio è nel Paese il numero di coloro che fanno gesti scaramantici all’apparire di Rosario. Nessuno pensi che all’apparire in televisione del nutrito team di tuttologi, da un po’ di tempo anche in forma di confronto a più voci e non di sistematico monologo, o di alcuni politici, ci si abbandoni a gesti scaramantici o ci si predisponga ad una seduta di malocchio. Semplicemente spenga il televisore o cambi canale perché di tristezza in giro ce ne sta già troppa.

Tornando dunque alla novella, il Chiarchiaro, convocato in tribunale, non solo decide di non ritirare la denuncia, ma chiede di ottenere un giusto riconoscimento, la patente appunto, che riconosca la sua capacità di portare iella in maniera da esibire questo status validato da un tribunale ed ottenere benefici economici suggerendo, ad esempio, a gestori di locali di pagarlo affinché non si fermi davanti al bar o al ristorante. Attenzione, nessuno pensi che il riferimento sia necessariamente a quanti, patentati in virtù della propria professione, stanno tracimando in televisione parlando di mascherine, distanziamenti, contagi su e contagi giù, terza ondata, aperture a Natale, cenoni sì o forse no, boh! Loro non portano iella e magari non fanno neanche le fatture. Alla fine, se la novella non fosse del 1911 e Rosario Chiarchiaro vivesse oggi, il poveretto non potrebbe fermarsi davanti ad un bar o ad un ristorante. Potere del Dpcm, altro che malocchio.

@vanessaseffer

Aggiornato il 26 novembre 2020 alle ore 09:53