Vaccino Covid: da Pfizer e Biontech chiesto ok all’Ue

La domanda è stata depositata, ora è attesa l’autorizzazione e il via libera in Europa per i vaccini contro il Covid. Pfizer e BioNTech hanno presentato la documentazione all’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali. Il loro obiettivo è cominciare la distribuzione entro fine mese. Da parte dell’Agenzia, c’è stata la conferma di avere ricevuto le richieste del vaccino di Pfizer e di Moderna. La valutazione del primo ci sarà entro il 29 dicembre, quella del secondo non oltre il 12 gennaio. Pfizer e BioNTech, per la cronaca, hanno presentato domande pure in Australia, Canada e Giappone: “I dati dello studio clinico di Fase 3 hanno dimostrato un tasso di efficacia del Vaccino contro il Covid-19 del 95 per cento, senza alcun problema di sicurezza osservato fino ad oggi”.

L’Ema, in una nota, ha chiarito che insieme ai Comitati scientifici lavorerà sulla valutazione durante il periodo natalizio: “Se i dati presentati sono sufficientemente solidi per trarre conclusioni sulla qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino, il Comitato scientifico per i medicinali per uso umano dell'Ema concluderà la sua valutazione” per le date indicate. Intanto Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm Pomezia, ospite del programma “L'imprenditore e gli altri”, condotto dal fondatore dell’Unicusano Stefano Bandecchi su Cusano Italia Tv, ha detto la sua sul vaccino messo a punto dall’Università di Oxford: “La capogruppo Astrazeneca sta predisponendo tutta la documentazione, tutto il pacchetto da consegnare alle agenzie regolatorie. Confido che entro una settimana questo pacchetto sarà pronto e consegnato. A quel punto le agenzie regolatorie, con il rigore dovuto e con tutta la possibilità di controllare tutte le carte, potranno decidere se validare o meno il vaccino. Ho letto tante notizie sull’errore nella sperimentazione, mi permetto di dire che non si tratta di errore, ma è stato un caso fortuito, cosa che nella ricerca scientifica è quasi la norma. Nel caso specifico, è successo che è stato consegnato un protocollo alle agenzie regolatorie come da prassi per dire cosa si sta cercando e in che modo”.

E poi: “Nel corso di queste ricerche, facendo l’esperimento di iniettare una dose iniziale più una di richiamo dopo un mese del candidato vaccino, si è visto che mettendo mezza dose la cosa funzionava molto meglio. Non è un errore, è un caso fortuito che nella ricerca è quasi una prassi. Quando si cerca un ago in un pagliaio c’è bisogno anche di una certa fortuna che magari fa fare un ritrovamento molto più velocemente. Questo è successo tante altre volte, la penicillina e gli antibiotici sono venuti fuori per un caso fortuito. La spiegazione è che mezza dose va a stimolare la reazione immunitaria più lentamente e poi con la dose di richiamo si ottiene l’effetto sperato in misura maggiore. Questo gruppo di volontari stava in Inghilterra e quindi la sperimentazione è proseguita in Inghilterra, avvertendo già da maggio-giugno le agenzie regolatorie che sarebbe stato attuato anche questo esperimento. La cosa è andata a buon fine perché ha evidenziato un’ottima risposta immunitaria, sempre nell’ambito della sicurezza, quindi oggi stanno raccogliendo i dati per portarli all’esame delle agenzie regolatorie”.

Per concludere Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, nel corso di “Che giorno è” su Radio 1 ha fatto trapelare un certo ottimismo: “A giorni daremo i dati sulla prima fase di sperimentazione”. Vaia ha parlato di “dati confortanti” relativamente al candidato vaccino italiano: “Non è una corsa, non ci sono premi in palio, il premio è un vaccino sicuro, efficace e per tutti”.

Aggiornato il 01 dicembre 2020 alle ore 14:35