Fisiognomica politica

Il mondo antico, si sa, è pieno di discipline strane. Tutte materie che noi oggi, uomini razionali che ragioniamo sulle cose, noi del Ventunesimo secolo, fieramente figli della ragione illuminista e della scienza esatta, rifiutiamo in quanto cascame “medievale”.

E così è dunque per l’astrologia…e che certo tanti ‘strologi televisivi non aiutano a risollevarla, però intanto, confessatelo, una sbirciatina all’oroscopo quotidiano gliela date. Ma oltre a questa, oltre alle carte che consultate in rete, esiste una arcana scienza dal nome “Fisiognomica” che invece ben pochi seguono. Anche perché non vi “predice” il futuro né vi consola se portate le corna, e che invece andrebbe oggidì recuperata soprattutto a favore della comprensione politica nel nostro Paese.

Eh sì, perché mediante la conoscenza fisiognomica, dall’aspetto fisico di una persona se ne potrebbero dedurre le caratteristiche intellettive, morali e dunque la psicologia, stando a quanto affermano gli antichi trattati. Infatti, dai tratti del volto umano e dalle sue espressioni si comprenderebbe con chi si ha a che fare e ci si potrebbe, di conseguenza, tutelare e rapportare meglio. No, non è una variante di quanto propose Cesare Lombroso il quale, au contraire, è proprio figlio di quel razzismo illuminista, di una forma di darwinisimo deviato che lo ha portato ad accusare innocenti soltanto perché non graziati da Madre Natura; la fisiognomica, infatti, deriva dalle parole greche che significano “conoscenza della natura” ed esiste già nell’Ellade del V secolo (avanti Cristo) e poi con Aristotele al quale si attribuisce realmente. Nei secoli successivi, tale disciplina attraversa appunto l’Età di mezzo, sino a ritornare al suo più alto fulgore proprio nel Rinascimento italiano, ad esempio ne sono significativi esponenti i due luminari principi del periodo, quel Michelangelo Buonarroti e il suo acerrimo rivale Leonardo da Vinci, i quali identificano corrispondenze fisiche e morali tra il volto delle persone e i tratti somatici degli animali. Saranno imitati e seguiti da molti altri, dentro e fuori i confini italici, come

e i loro studi influenzeranno molti altri artisti nei secoli a venire finché tale “scienza” verrà sconfessata e ricacciata indietro nelle tenebre oscurantiste e irrazionali dal nostro illuminato mondo.

Ma ne siamo poi così ben sicuri?  No, mi pongo tale domanda, dopo aver trascorso un po’ di tempo ad osservare – ad esempio – le innumerevoli immagini che circolano per la rete del ministro della Sanità, Roberto Speranza e, ma è certo questo frutto della mia immaginazione fantasiosa, aver notato come i tratti somatici ricordino quelli di un roditore, di uno di quei topolini, ratti-ratti, veloci-veloci, che corrono che fulmini grigiastri lungo gli scoli stradali per imbucarsi in un istante dentro al primo pertugio trovato. Un po’ il simpatico protagonista del cartone animato Ratatouille di qualche tempo fa. Nulla di che, soltanto una mera constatazione fisiognomica appunto, così come osservando Massimo Galli non può non venire in mente un pacioccone e pregiato esemplare di cinta senese. Giuseppe Conte invece mi ricorda qualcosa di avicolo, un uccello dal lungo becco, forse un’upupa, ma a voi di certo potrebbe venire in mente qualcos’altro e di meglio. Walter Ricciardi potrebbe essere un mastino, uno di quei cagnoni robusti e grintosi che gli antichi romani usavano per combattere i tori, mentre Andrea Crisanti, anche lui, riecheggia forse più nuovamente la categoria del roditore, forse una nutria dal pelame grigio come le nebbie padane. Infine Roberto Burioni, anch’egli dai lontani ricordi boschivi, potrebbe essere un vecchio gufo appollaiato su un ramo ombroso, intento ad osservare la selva dove ormai si aggirano troppi cacciatori. Prendiamo il redivivo Mario Monti, non ricorda vagamente un ariete? Che Giovanni Toti e Matteo Salvini echeggino le famiglie ursidi pare abbastanza esplicito – abbiamo Teddy Bear e l’orso Yoghi, potremmo dimenticarli? – così come che Clemente Mastella possa ricordare un Panda gigante. Luigi Di Maio potrebbe invece essere un furetto?

Forse esiste un’eco lontana di questa scienza ne La fattoria degli animali di George Orwell, chissà, ma lì lo scrittore aveva intenti politici da stigmatizzare, mentre a noi interessa la riscoperta di questa forma di divinazione microcosmica per meglio comprendere i moti dell’essere umano. È quindi un arcano gioco la Fisiognomica, che vede nell’uomo non più il riflesso delle stelle ma quello del mondo animale e da Alessandro il Grande ad oggi ognuno di noi vi si può riscontrare, ridendo un po’ anche di sé stesso se si ha la coscienza tranquilla. Quindi, visto che animali lo siamo tutti, l’importante alla fine è non essere bestie. Resta da capire, sempre secondo i dettami arcani dell’antica Fisiognomica, a chi si rifaccia Matteo Renzi…forse il più imprendibile di tutti gli esseri del creato? Dite che potrebbe essere il mitico Sarchiapone?

Aggiornato il 19 gennaio 2021 alle ore 11:32