Migliora la parità di genere in Europa

L’indice di Gender Diversity in Europa, presentato oggi, ha risvolti incoraggianti perché sull’uguaglianza di genere, sul gap tra i sessi qualcosa si muove. Ma la strada è obiettivamente lunga visto che sono appena 42, il 6 per cento, le società dell’indice di Borsa Stoxx Europe 600 con a capo una donna e solamente in 130 (19%) è presente una donna che ricopre almeno una di queste funzioni: Ceo, Coo.

È quanto emerge dallo studio europeo rilasciato oggi da Ewob, l’associazione no profit European Women on Boards di cui Valore D è membro, che ogni anno analizza la rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e nei vertici aziendali delle più grandi realtà europee, prendendo in esame 668 società europee.

L’Italia è al sesto posto per indice di Gender Diversity tra i Paesi europei esaminati dallo studio - al top ci sono Norvegia, Francia, Gran Bretagna, Finlandia, Svezia - abbiamo il 37% di donne nei Cda (board of directors), il 22% di donne a capo di un Cda e il 45% delle donne a capo dei comitati di controllo, addirittura su questo il paese è in testa alla classifica. Allo stesso tempo, fuori dei consigli di amministrazione, il nostro Paese è ancora lontano dall’essere bilanciato. Per molti Paesi, Italia inclusa appunto, si rilevano notevoli miglioramenti rispetto all’edizione 2019 dell’Indice: il numero di società del campione con alta partecipazione delle donne alle decisioni è addirittura raddoppiato in un anno. I dati 2020 sono da inquadrare in un periodo come è noto difficile.

Oltre alle conseguenze dirette sulla salute di Covid-19, la pandemia ha danneggiato il benessere e la conciliazione vita-lavoro di molti dipendenti esponendo anche molti a licenziamenti o disoccupazione temporanea con la cassa integrazione. Le donne sono state colpite duramente, dalla perdita di posti di lavoro ma anche dal maggiore stress di impegni familiari aumentati. Di conseguenza, le disuguaglianze nelle società sono aumentate. Allo stesso tempo, il 2020 è stato un anno di movimenti sociali e proteste che chiedono proprio di affrontare i divari. Quando si guarda alla partecipazione delle donne a leadership aziendale nelle società europee, il numero rimane basso, seppure non statico: sono donne il 28% dei dirigenti d’azienda in dirigenti e ruoli non esecutivi nelle 668 società analizzate, e sono donne appena il 34 per cento nei Cda delle società analizzate. La situazione è peggiore a livello esecutivo dove le donne rappresentano solo il 17 per cento di tutti i leader.

Le prime cinque aziende in classifica sono inglesi e svedesi, e le prime tre sono accomunate da una leadership perfettamente equilibrata (Gender diversity index = 1): al top l’inglese Assura, seconda la svedese Wihlborgs Fastigheter, terza l’inglese Grainger, quarte e quinte le svedesi Kinnevic B e Sweco B.

Secondo l’Unione europea, la sotto rappresentanza femminile nei processi e ruoli decisionali dipende essenzialmente dalla perpetuazione di stereotipi di genere, dalla mancanza di un adeguato supporto alle donne e agli uomini per un corretto bilanciamento tra le proprie responsabilità familiari e lavorative, nonché dalla cultura politica e aziendale dominante nelle società.

“È grazie alla legge Golfo Mosca se oggi in Italia abbiamo migliorato la rappresentanza femminile nei Consigli di amministrazione, ma la strada da percorrere è lunga. Ancora troppo esiguo il numero di donne ai vertici delle aziende nei livelli executive e Ceo”, commenta Paola Mascaro, presidente di Valore D.

Aggiornato il 21 gennaio 2021 alle ore 12:10