Il Comitato tecnico, un’influenza che non fa notizia

Lo scorso 25 gennaio la trasmissione Report di Rai 3 ha mandato in onda un interessante servizio in cui ha nuovamente trattato lo spinoso tema del mancato aggiornamento, da parte del Governo italiano, del piano pandemico che, qualora fosse stato aggiornato a ridosso dello scoppio della pandemia, avrebbe permesso al Paese una risposta sanitaria più efficace e meno improvvisata, salvando anche vite umane. Le novità emerse dalla puntata del 25 gennaio 2021 sembrerebbero aggravare la posizione della task force voluta dal ministro della Salute – Roberto Speranza – perché, secondo Report, sarebbe emerso, innanzitutto, che la convocazione della prima riunione tecnica del 22 gennaio 2020 con i futuri componenti del Comitato tecnico nominati qualche giorno dopo, è avvenuta a distanza di ben 17 giorni dal primo “alert” dell’Oms del 5 gennaio 2020. Quindi, sono passate diverse settimane senza che siano state prese decisioni operative anche perché, secondo il verbale, si attendeva “una patologia sovrapponibile all’influenza, che fa morti, ma non fa notizia e su cui è prevedibile un’attenuazione della carica virale”.

Ci sarebbe stata, quindi, un’iniziale sottovalutazione del problema da parte del gruppo di lavoro voluto dal ministro della Salute, laureato in Scienze politiche, figura non proprio ottimale per prepararsi a fronteggiare una pandemia globale. Casualmente, proprio il ministro Roberto Speranza ed i componenti del Comitato tecnico diventeranno, a pandemia scoppiata, i più rigorosi tra tutti e capita abbastanza di frequente che qualcuno diventi “ultra rigoroso” per arginare conseguenze negative generate anche dalla propria incapacità. In questo quadro, mentre il 25 gennaio 2020 il giornalista di Mediaset, Paolo Liguori, in possesso di una fonte molto qualificata, per primo aveva allarmato il Paese, raccontando in Tv che era in arrivo dalla Cina un virus che avrebbe comportato molti morti e su cui gravava il sospetto che fosse di origine chimica – per cui non poteva trattarsi della solita influenza stagionale – in quelle stesse ore il ministro Speranza, il presidente dell’istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, il futuro coordinatore del comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, il futuro direttore generale della prevenzione del ministero della sanità, Gianni Rezza, stavano seduti attorno ad un tavolo, come si suol dire, per riscaldare la sedia o poco altro. Visto che, dai verbali in possesso di Report, emergerebbe la iniziale sottovalutazione del problema sia da parte del ministro e sia da parte dei componenti del Comitato tecnico che, in quel momento, non hanno disposto nulla di rilevante sul piano operativo. Infatti, dal verbale della citata riunione del 22 gennaio 2020, non risulta che siano state date indicazioni per l’aggiornamento del piano pandemico e non risulta nemmeno nei verbali del 3 e del 7 febbraio 2020. Anche se un documento del Comitato tecnico, declassato a “scenario possibile”, redatto qualche giorno dopo, cioè il 12 febbraio 2020 e versato agli atti del procedimento penale aperto dalla Procura di Bergamo su questi fatti, avesse ampiamente preannunciato per “l’Italia il rischio di oltre 70mila morti da Covid-19”, qualche giorno prima della scoperta del focolaio di Codogno avvenuta il 21 febbraio 2020. E per cogliere che si tratta di un documento “profetico”, è sufficiente compararlo con il triste numero di oltre 85mila morti da Covid-19 toccato dall’Italia qualche giorno fa. La redazione di Report non ha citato la fonte giornalistica presso cui ha attinto le delicate informazioni, ma non ci vuole una particolare esperienza giornalistica o giudiziaria per capirne la provenienza visto che in ogni pezzo in cui qualcuno fa la parte del “buono” e qualcun altro quella del “cattivo”, la fonte giornalistica è quasi sempre individuabile in chi riveste i panni del “buono”.

Molto interessante è anche il contenuto della seconda parte della puntata di Report, in cui sono state trattate alcune “contraddizioni” che suscitano un po’ di incertezza sul mancato rispetto delle tempistiche da parte delle aziende produttrici dei vaccini già in commercio. Infatti, sono stati registrati pareri opposti in merito alla possibilità che il vaccino venga somministrato liberamente, ad esempio, a donne in gravidanza o in fase di allattamento. Ovvero ai bambini perché, dalla comparazione delle decisioni assunte dalle diverse agenzie internazionali del farmaco che hanno autorizzato la somministrazione del vaccino all’interno dei territori continentali di loro competenza, alcune di esse lo sconsigliano, mentre altre sono di diverso avviso e questa divaricazione non è di poco conto. Così come non è un particolare secondario che non ci siano dati certi sulla trasmissibilità del virus da parte dei soggetti già vaccinati e che, quindi, devono continuare a mantenere le distanze di sicurezza. Stesso discorso per gli asintomatici che sono stati del tutto pretermessi dalla fase di studio del vaccino, poiché ai volontari su cui è stato sperimentato non è stato fatto neanche il tampone per testare l’eventuale positività al Covid-19. Questo perché si sarebbero allungati un po’ troppo i tempi e che non si dovevano allungare eccessivamente, per permettere di incamerare subito ingenti guadagni in capo a taluni amministratori delle aziende produttrici, che hanno venduto le loro quote societarie al momento della comunicazione ufficiale al mondo della prossima commercializzazione. Inoltre, poiché è pacifico che la somministrazione del vaccino non è in condizioni di arrestare la circolazione del virus, sorge spontaneo chiedersi come mai tutti questi vaccini spuntino da ogni angolo del mondo con stupefacente rapidità, mentre gli sforzi clinici per trovare una cura adeguata e, soprattutto, “controllabile”, contro il Covid-19 non vengono accompagnati da altrettanto trionfalismo e sembrano bloccati non si sa da quale “forza oscura”.

Proprio con riferimento all’importanza del rispetto delle giuste tempistiche nella procedura di approvazione del vaccino, la redazione di Report ha mostrato delle mail dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) da cui emergono palesi perplessità da parte del numero due proprio dell’Ema, Noel Wathion, sulle dichiarazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in merito ai tempi di approvazione dei vaccini, per via di presunte pressioni che sarebbero state fatte sull’Ema da parte delle aziende produttrici e da parte degli Stati membri, proprio per evitare ostacoli al percorso di approvazione e commercializzazione dei vaccini “Pfizer” ed “AstraZeneca”. La cosa non sorprende più di tanto e, in un articolo dello scorso 25 novembre 2020, avevamo anche segnalato l’irritualità di una tempistica così rapida visto che, di solito, per approvare un vaccino è necessario almeno il triplo del tempo impiegato per fronteggiare la crisi sanitaria da Covid-19. Comunque, la conclusione dell’inchiesta di Report è rassicurante nel senso che, almeno l’Ema, avrebbe mantenuto la schiena dritta, per cui i vaccini di cui ha autorizzato la somministrazione in territorio europeo dovrebbero essere sufficientemente sicuri.

Sempre lo scorso 25 gennaio il presidente cinese Xi Jinping è intervenuto, insieme a molti altri “grandi del pianeta”, in video conferenza, al World economic forum di Davos, che ha fatto notizia anche per il mancato invito agli Stati Uniti e che va letto come uno schiaffo diretto non solo a Donald Trump, ma anche a Joe Biden, sebbene insediatosi da poco. Ma la vera anomalia è che nessuno tra gli organizzatori del convegno, la grande stampa o la comunità internazionale, abbia trovato qualcosa da ridire sul fatto che l’invito fosse stato esteso alla Cina e non agli Stati Uniti, nonostante il governo cinese stia facendo l’impossibile per impedire al mondo di conoscere la verità sull’origine del virus e su quanto accaduto nel laboratorio vicino al mercato ittico di Wuhan. Anche perché la mancata collaborazione è già di per sé qualcosa di molto eloquente. Infatti, se non ha nulla da temere, la Cina dovrebbe essere più collaborativa, ma i risultati dell’inchiesta, ove mai vedranno la luce, potrebbero anche determinare il pagamento di un conto molto salato.

Anche se le sentenze si emettono solo al termine di un giudizio e mai prima, tuttavia, non è nemmeno il caso di fare proprio finta di niente visto che, da più di un anno, il mondo è cambiato in negativo a causa del Covid-19. Per cui, in questo momento storico, è alquanto opinabile invitare tra i “grandi del pianeta” la Repubblica popolare cinese, una dittatura comunista che potrebbe venire accusata di aver causato enormi danni al mondo con un’arma batteriologica diffusasi, colposamente, in modo incontrollato a causa di un “incidente di laboratorio”. Proprio su questo punto, qualche attento osservatore ha notato anche che la Cina è fuori dall’emergenza sanitaria ormai da tempo ed è stato ipotizzato che i loro vaccini siano più efficaci anche perché conoscono meglio la causa scatenante. Non bisogna aspettarsi che il “tempio del capitalismo” di Davos debba fungere da esempio mettendo la Cina alla porta. Tuttavia, era lecito attendersi qualche voce di dissenso, almeno da una certa stampa o da qualche Governo occidentale, ma ciò non è accaduto e la conclusione è che i cinesi devono stare proprio dalla “parte giusta” se, dopo quanto successo in tutto il mondo a causa del Covid-19, continuano ad essere invitati a Davos e nessuno trovi niente da ridire. Così come nessuno ha niente da ridire di fronte all’inchiesta “farsa” che l’Oms sta svolgendo sul laboratorio di Wuhan. Sovviene, in proposito, la celeberrima frase di Aristotele nel primo libro del suo capolavoro “La Politica”, opera dedicata all’amministrazione della “Polis”, secondo cui “l’uomo è un animale politico” e, in quanto tale, portato, per natura, ad unirsi ai suoi simili per formare delle comunità, ma è anche un animale provvisto di “logos”, cioè, di parola, “che ben si accorda con la sua innata socialità perché è proprio mediante i discorsi che gli uomini possono trovare un terreno di confronto”. Opera scritta nel IV secolo avanti Cristo, ma molto saggia. E, soprattutto, molto attuale.

Aggiornato il 28 gennaio 2021 alle ore 11:25