Il generale Figliuolo e la logistica nella lotta al Covid

La polemica sull’uniforme indossata dal generale Francesco Paolo Figliuolo, nominato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, commissario straordinario per l’emergenza Covid, sembra fuori dal tempo e anche fuori dalle attuali percezioni che la gente ha per gli uomini e le donne in divisa. Il dibattito che ne è scaturito sembra animato da posizioni ideologiche e, proprio per questo, non sposterà di una virgola l’opinione delle opposte fazioni. Al di là della divisa, che evidentemente non risulta gradita a qualche antimilitarista le cui opinioni vanno comunque rispettate, sono altri i fattori che dovrebbero catturare maggiormente l’attenzione e che emergono dalla lettura del curriculum del generale. Ci si riferisce in particolare alla sua esperienza nel campo della logistica.

In Italia abbiamo poca familiarità con questo concetto che, in breve, significa trasportare le merci e i prodotti da un luogo all’altro entro i tempi previsti, nel modo più efficiente e al minor costo. È un’attività fondamentale, non solo in tempo di guerra, ma anche e soprattutto di pace. Proviamo a pensare cosa accadrebbe, per esempio, se gli ospedali non venissero puntualmente riforniti di tutto quanto occorre, dalle siringhe alle apparecchiature più sofisticate, oppure se alle scuole venissero a mancare le forniture indispensabili per la didattica. È un’attività poco appariscente quella legata alla logistica, diamo per scontato che tutto debba funzionare come per magia e non ci rendiamo conto dell’organizzazione che c’è dietro. E per questo può essere anche poco gratificante per chi se ne occupa. In tempo di guerra, poi, una logistica efficiente può fare la differenza. Spedire un esercito lontano dai propri confini comporta enormi esigenze di approvvigionamento in termini di viveri, carburante, armamenti e beni essenziali. Durante il Secondo conflitto mondiale, la Germania ha tenuto testa per anni alle grandi potenze non tanto perché fosse complessivamente più armata, quanto perché era particolarmente efficiente negli approvvigionamenti.

Tornando al curriculum del generale Figliuolo, apprendiamo che fra i suoi incarichi molteplici e diversificati vi è quello di comandante logistico dell’esercito e, precedentemente, di comandante nell’ambito dell’organizzazione logistica del Comando Nato-Sfor a Sarajevo. Una grande esperienza maturata nel settore, quindi, ed è probabilmente proprio questa collaudata esperienza che ha portato il presidente Draghi a conferirgli l’incarico di commissario straordinario per l’emergenza Covid. Perché la lotta al Covid, che è una vera e propria guerra, si conduce sì con i vaccini e con le misure di prevenzione del contagio, ma anche con la distribuzione capillare delle fiale, l’individuazione dei luoghi di stoccaggio e dei mezzi di trasporto, l’approntamento delle strutture in cui effettuare le vaccinazioni e l’individuazione del personale da impiegare. Per fare tutto questo, il generale Figliuolo è autorizzato, fra l’altro, ad avvalersi di specifiche professionalità militari, degli assetti sanitari e logistici delle forze armate e delle relative capacità di programmazione e di pianificazione, nonché delle componenti e delle strutture operative della protezione civile.

Sono attività che solo chi dispone di una approfondita conoscenza delle regole della logistica è in grado di portare avanti efficacemente. Il generale Figliuolo ha, quindi, tutte le caratteristiche per essere l’uomo giusto nel posto giusto. E l’esperienza in questo ambito dovrebbe interessare più della divisa che indossa.

Aggiornato il 15 aprile 2021 alle ore 10:45