Sui social quella donna è scatenata: sfoggiava continuamente frasi simpatiche e considerazioni sul calcio. Ma ultimamente si è “specializzata” a sostenere le teorie dei no-vax ed anche un po’ di negazionismo non stona. E così ogni tanto – ma vogliamo attribuire la colpa al correttore automatico – nei suoi post appaiono frasi relative al vagino, alla vaginazione, all’obbligo di vaginarsi. Ogni tanto appare anche il vaccino ma la cosa che più preoccupa è che la protagonista, oltre ad essere madre, è anche una insegnante. A onor del vero (ma la cosa non è consolante) la signora non è l’unica a declinare il verbo vaginare quando scrivono di vaccino: dicono la loro ma non sanno neppure come il termine si scriva.

La pandemia ci ha regalato, in tutto il suo dramma, anche certe perle delle quali avremmo volentieri fatto a meno. Vogliamo pensare alle mascherine (milioni) che non servono a un tubo fornite (e da noi comprate) dalla Cina? E dei banchi a rotelle accoppiati con i monopattini elettrici? E dei camici ordinati ai parenti? E di Casapound che “anima” le giuste proteste di ristoratori e commercianti? E gli imbrogli compiuti per anticipare le vaccinazioni di amici e parenti? Zone bianche, gialle, arancioni e rosse, io chiudo, io apro tutto, lanciafiamme. E chi più ne ha, più ne metta. Anche questa emergenza si gestisce all’italiana, il tutto condito con i pareri degli “esperti” del verbo vaginare.

Aggiornato il 16 aprile 2021 alle ore 10:07