“Una chiesa. Una piazza. Un corso. Una farmacia (sempre chiusa). Un negozio di alimentari. Una banca (ha pure il bancomat)… una merceria. Un giornalaio. Il Consorzio. Un bar. Una scuola. Un circolo sportivo. E una cinquantina di casette a due piani con il tetto di mattoni, abitate da un migliaio di anime. Fino a non tanto tempo fa qui c’era solo palude e malaria, poi il Duce ha bonificato”.

Questo è “Ti prendo e ti porto via”, libro di Niccolò Ammaniti, ambientato a Ischiano Scalo, dove “il mare c’è ma non si vede”. Quell’Ischiano Scalo che ricorda molto – diciamo più di molto – Capalbio Scalo, frazione maremmana in provincia di Grosseto, dove a un certo punto, nella via che dall’Aurelia conduce a piazza Aldo Moro, c’è una macelleria. Qui è iniziato il viaggio di Luca Terni, 34 anni, passato dalla bottega di famiglia alla televisione dopo sacrifici e voglia di ampliare i propri confini. La gavetta, il percorso con il fratello Nicola, il premio come miglior macellaio d’Italia, una stella in cielo a illuminare il cammino, una compagna e due bambini da crescere. Più una certezza: “Ritrovarmi dei figli vegani? Sarebbe un problema. Rispetterei la loro scelta, certo, ma non andrei mai a cena a casa loro. O forse sì, ma porterei per me un panino con il salame”.

Luca, a l’Opinione, ha raccontato soddisfatto di “C’è ciccia”, il programma andato in onda su Food Network, (canale 33, pacchetto di Discovery): “È appena terminata la prima stagione: sei puntate, in ciascuna di queste presentavo due ricette e gli ascolti sono andati molto bene. È volato il tempo dalla partecipazione a “Detto Fatto” e al concorso indetto su Rai 2 dove sono stato premiato come macellaio numero uno d’Italia. Con “C’è ciccia” ho descritto la mia storia, la mia tradizione, passando dall’abbacchio con i carciofi alla bistecca alla fiorentina. E l’ho fatto nella mia Locanda, la Locanda di Ansedonia”.

Luca Terni fin da ragazzino ha frequentato l’attività di famiglia. Poi, a 23 anni, ha maturato l’idea che era necessario dare un cambio di passo: “Ero iscritto all’Università, babbo non stava molto bene. Durante una lezione di Macroeconomia ho capito che dovevo tornare in macelleria. Mi ricordo che tra novembre e febbraio non circolava molta gente da queste parti, non stavamo ancora in piena stagione turistica. Allora ho pensato che fosse necessario trovare una soluzione. Così, ho cominciato a portare il negozio in giro, ossia nei Comuni, nelle piazze del mercato. Lo step successivo è stato quello di cucinare nelle case altrui e di avviare il servizio a domicilio. Ma non bastava: con il rientro da Dubai di mio fratello Nicola, abbiamo suggellato il progetto di un ristorante-albergo. Abbiamo unito le nostre conoscenze: la sua più manageriale, la mia legata al cibo. Il resto è venuto da sé”.

Frequentazioni e clienti vip (Tommaso Paradiso, Antonella Clerici, Chiara Ferragni, Caterina Balivo per citare alcuni nomi) in una terra dal gusto per certi versi “selvatico” come dicono da quelle parti. Fino al successo, ma senza montarsi la testa: “Mi sento fortemente maremmano, sia chiaro. Al momento non mancano gli spunti per dar vita a nuovi programmi. Per farla breve: siamo sempre impegnati. La mattina sono al mercato, poi la giornata si divide tra il negozio e la locanda. Questo è il mio mondo, il resto è un contorno. Un bel contorno”. Idee chiare, quindi, con dei capisaldi: “Il miglior piatto? Prendi il peposo: sposa l’etica del nostro lavoro, ossia non sprecare mai niente. Anche un taglio o un punto definito “povero” può diventare una pietanza da urlo”.

Luca Terni, insomma, non ha voglia di fermarsi. E, alle soglie della piena maturità, i pensieri sono tanti. Come quello rivolto ad Alessio, l’amico del cuore, scomparso troppo presto: “Mi ha sempre appoggiato. E mi ha accompagnato passo dopo passo. Sarebbe bello, oggi, stilare un bilancio insieme a lui. Allo stesso tempo, so bene con i “se” e i “ma” non si fa niente. Purtroppo”.

Nel frattempo, comunque, il viaggio va avanti… Seconda stella a destra, questo è il cammino. E poi dritto fino al mattino. La strada è chiara, la canzone non è casuale, la dedica anche. Nonostante i “se” e i “ma”.

Aggiornato il 26 novembre 2021 alle ore 14:21