Morto Sergio Lepri, maestro del giornalismo italiano

Dividere i fatti dalle opinioni, perché “il privilegio di un serio giornalismo è quello di non schierarsi”. Un giornalismo, peraltro, pensato sempre come strumento di “conoscenza, di democrazia e libertà”. Sergio Lepri è morto: aveva 102 anni. Nato a Firenze nel 1919, laureato in Filosofia nel 1940 con una tesi sull’Estetica di Benedetto Croce, è stato lo storico direttore dell’Ansa (dal 1962 al 1990).

L’Ansa ha scritto: “Al giornalismo era arrivato attraverso la stampa clandestina, cioè dopo aver diretto, nell’inverno 1943-44, durante l’occupazione tedesca, l’organo clandestino del Partito Liberale, “L’Opinione”. Giornalista professionista dal 1946, entrò alla Nazione del popolo, organo del Comitato di liberazione; due anni dopo era redattore capo del Giornale del Mattino, il quotidiano che, diretto da Ettore Bernabei”. E poi: “Articoli, servizi e corrispondenze vennero pubblicate, inoltre, dal ”Mondo”, dall’“Illustrazione italiana”, dal “Messaggero” e da altre testate. Dopo essere stato corrispondente da Parigi del “Giornale del Mattino” e di altri giornali (1956 e 1957) e capo dell’ufficio stampa della presidenza del Consiglio (1958 e 1959), nel 1960 Sergio Lepri entrò all’Ansa. Fu nominato condirettore responsabile nel gennaio 1961 e direttore responsabile nel gennaio 1962”.

Lucio Leante, corrispondente dell’Ansa (dal 1985 fino al 2008) da Mosca, PragaNew York, Madrid, Ankara, contattato dall’Opinione, ha così ricordato Sergio Lepri: “Quando assumeva qualcuno, era solito ripetere non conosco le sue opinioni politiche, non mi interessano, ma non me la faccia conoscere attraverso l’Ansa. Difendeva i deboli, se i deboli avevano ragione: come direttore non si schierava mai dalla parte dei più forti. Era un tutore della lingua italiana, un vero giornalista liberale, un cultore dell’indipendenza del giornalista, della verità e della libertà dell’informazione”.

Aggiornato il 20 gennaio 2022 alle ore 12:51