Tutta la vita nella vita, tutta la morte nella morte

Le ultime notizie sul nostro futura per voce di scienziati locali, nazionali, internazionali sembrano in tal modo definibili. Vivremo a lungo con il virus, il quale si coniugherà con il vaccino (vaccini), e mentre di regola il più delle volte del vaccino dà la morte al virus nel nostro fenomeno il virus e il vaccino conviveranno rispettosi, il vaccino non ucciderà il virus, il virus non riuscirà ad annientare il vaccino. Saremo, noi esseri umani, quasi malati o quasi sani, appena il virus intende sopraffare una botta di Vaccino lo rimette a sedere, tuttavia non più che lo stordimento di alcune settimane, poi si riprende il motivo, ormai sarebbe una parodia conflittuale come certi combattimenti da video falsamente ferini. Non so, forse gli scienziati ignorano la filosofia di Anassimandro (era un greco, V secolo avanti Cristo), il quale riteneva che in natura esiste una forza regolatrice, Ápeiron la denominava, che mette ordine se un elemento vuole sopraffare gli altri; presso che nello stesso periodo il cinese Lao-tzŭ riteneva che la natura suscita i suoi equilibri e restaura l’armonia, però, dicevo, da sé, naturalmente. So benissimo che non è il medesimo tra il virus e il vaccino (vaccini) c’è però simile il tratto essenziale, la società tiene all’ordine e considera il male estremo il disordine.

Il disordine era il male sociale massimo per i greci, gli egiziani addirittura concepirono che ogni notte Osiride, divinità solare, lottava con Pitone, che voleva impedirgli di ridare luce alla Terra ed ai viventi, anche Steh, egizio, come il Lucifero disordinava il sereno andamento del regno celeste, come i ribelli nella mitologia greca volevano scalzare Giove, pure la mitologia babilonese è fondata sulla ribellione finché non giunge Marduk. Al dunque, il virus è il disordine della salute ma fondamentalmente il disordine sociale, il Satana sociale, il vaccino è il Giove ordinatore, il Dio Cattolico, che, come il Dio Cristiano, ebraico, islamico non uccide Satana-Virus lo tiene a bada, sottomesso, con momenti drammatici in quanto Satana-Virus tenta sempre colpi di sovranità (le varianti) laddove Dio-Vaccino si perfeziona nelle difese, talché stavolta nella millenaria lotta tra Dio e Satana vi è la convivenza, assai meno confliggente del passato. Se in passato Dio (termine generico) non uccideva Satana (generico anche questo termine) ma lottava tremendamente, oggi il virus e il vaccino convivono e noi li facciamo convivere in noi, così, al pascolo del tempo, mesi, anni, e che ti cura, con il vaccino sei quasi sano o quasi malato, e con il virus quasi malato e quasi sanno, mesi, anni, e sia, vivrai comunque, ogni tre, due mesi, cinque mesi una sosta vaccinale e stai in compagnia del virus quasi tranquillo, quasi rassicurato, quasi vivo, quasi malato, quasi sano. Ma non potrei curarmi se infettato? No, no, mai.

Prevenire vale massimamente che reprimere la malattia, dicono i sapienti. Al presente, la lotta tra Bene (vaccino) e Male (virus) ha questa evoluzione, il vaccino prevale, l’avversario, che però si alza prima del conteggio e stordito pugneggia, colpi smorti, ma non cede, ed il combattimento prosegue illimitatamente, finché di sicuro il virus si stenderà e il conto lo dichiarerà perdente per abbandono o irrisorgenza. O Santi Numi, e se si stancasse prima il vaccino!? Zeus, Zeus rispondi, parlami, svelami se a te il Fato manifestò i suoi arcani, dimmi Zeus, se dopo tante inoculazioni il mio corpo umano, troppo umano, si fiaccasse al punto che finanche le braccette molli di un esausto virus mi stenderebbero o una sua inferocita insorgenza (una variante la chiamano i mortali) mi sbattesse al suolo, dimmi Zeus, dimmi se vaneggio, dimmi se la mia angoscia mi straparla? Sì, sì voglio convivere con Vaccino e con il virus, persino affratellare, li chiamerò lo chiamerò Vaccinovirus, insieme, per sempre, mezzo sano, mezzo malato, ma, o sapientissimo, mi assicuri che per anni il mio debole corpo nata da donna reggerà il virus pur stancato dal vaccino, o non sarà il virus a stancare il vaccino?

Sì, sì vorrei convivere, per quanto tempo, sommo Zeus, temo di affaticarmi, facile dire: conviveremo, ancor più facile dire: vaccinatevi, sì, Zeus, voglio convivere, mi vaccinerò, ma quanto durerà la quasi vita, la quasi morte, il timore di variante? Possibile che non c’è altro scampo che convivere con Satana-Virus? Parlami, Giove, il Dio sei tu, io sono soltanto un uomo che credeva in altri uomini i quali invece di assicurarmi la salute mi chiedono di vivere la malattia come una consorte cagnesca. Ho solo una vita e la dovrei spartire con una mezza morte. Mi aspettavo di meglio dalla scienza. Ed il tuo silenzio, Zeus, mi rattrista. Ebbene, da questo fosso mi trarrò da me, prenderò esempio dall’amico Barone di Münchhausen. A me i capelli, bianchi ma compatti, mi trarrò su da me da questa fanghiglia, mi resta la volontà di vivere, forza, oltre vaccini e virus, nel rimedio di ogni male perché sovrasta il male, amare la vita, l’arte, la conoscenza, il prossimo da amare e stimare, i bambini che dormono, i gatti che strisciano le caviglie, i leoni che sbadigliano, le chiese solitarie al tramonto che pregano per se stesse, non abbiamo che la nostra passione di vivere. Ho vissuto quattro mesi di quasi morte. Non mi serve una medicina che mi promette una quasi vita. Le conquiste della medicina non possono fermarsi alla convivenza con la malattia. Dioniso, fatti vivo, andiamo all’osteria con Omar Khayyâm. Gulliver, Ulisse, Münchhausen, Don Chisciotte sono al tavolo.

Pensa Ludwig (Van Beethoven) farà eseguire il Quarto Tempo della Nona Sinfonia, l’Inno alla Gioia, dirigerà Friedrich Nietzsche. Mozart e Rossini verranno, me lo hanno promesso. Giacomo Leopardi, se glielo permette la salute, non mancherà. Ti aspetto Dioniso, non puoi mancare, sei l’ultima carta di questo gioco funereo che vorrebbe farci credere che semivivere risolve la morte. Mai. Tutta la vita nella vita. Tutta la morte nella morte. La salute? Amare la vita! Se avessimo scopi di civiltà! Un greco del V-IV secolo avanti Cristo a vedere le statue, i templi, ad ascoltare Aristotele credo dimenticasse la morte ed ogni male. La vera malattia è la catastrofe della civiltà. Poi, certo, vi sono del malesseri. Imperdonabile, anche Tito Lucrezio Caro, all’incontro. Intrascurabile.

Aggiornato il 21 gennaio 2022 alle ore 09:10