Dalla “jihad sessuale” alle baby gang, avanza il totalitarismo

Vacilla il tentativo della sinistra di arruolare esponenti per la più vasta “propaganda sul corpo delle donne” dopo gli incidenti della notte di Capodanno a Milano, quando gruppi di giovani mediorientali hanno infastidito e molestato almeno 12 ragazze. Prima silenzio e censura, poi strumentalizzazioni fino a sollevare la tesi di una “jihad sessuale”, ossia il concetto di “violenze sulle donne” applicato ai maschi mediorientali come un rito con tanto di strategia tattica. Se passasse questa convinzione, data la vastità dell’ambiente e della cultura di riferimento, il primato della sinistra sui temi delle donne e delle violenze diventerebbe infinito, ma il prezzo sarebbe assurdo e insopportabile.

Non che non esista “il problema del bene e della tutela delle donne” nella famiglia, nella società, nel lavoro, nei rapporti con l’altro sesso, perfino atavica e globale, con le punte drammatiche della cronaca, ma che sia stato snaturato e trasformato nel cavallo di battaglia del marketing di sinistra è evidente. Con la spregiudicatezza del pensiero unico, dell’omologazione e del politicamente corretto. Un appello alle donne di tutte le forze politiche e democratiche per sviluppare idee, interventi e azioni distinti e autonomi, liberandosi dal giogo avversario.

Ci sono fatti e argomenti per dissentire da una impostazione assoluta di tutto femminile, scivolato sotto il controllo politico, ma mi limito a disinnescare l’estensione della violenza di genere al mondo mediorientale, in quanto sproporzione con rischi che vanno fermati. L’episodio che consente di sfatare questa illogica e strumentale impostazione viene dai recenti arresti di due giovani di seconda generazione, cioè nordafricani nati in Italia, personaggi noti del rap e beniamini di molti giovanissimi: Baby Gang e Neima Ezza. I nomi d’arte stanno per Zaccaria Mouhub e Amine Ez Zaaraoui arrestati, mercoledì scorso insieme a un terzo ragazzo di diciotto anni, in quanto accusati di 4 rapine commesse ai danni di ragazzini di Milano e di Vignate. Baby Gang, il nome è già un programma, è in carcere, mentre Neima Ezza e il diciottenne sono agli arresti domiciliari. 

Le indagini hanno ricostruito che i rapper avvicinavano ragazzini anche fans e forti della popolarità, della superiorità numerica e delle minacce si facevano consegnare denaro, gioielli, occhiali, quello che capitava. In almeno tre casi i ragazzini sono stati colpiti con pugni e schiaffi prima di essere derubati di collanine d’oro. Cos’è, una “jihad del furto”? Non diciamo sciocchezze. È la drammatica punta dell’iceberg di ciò che si agita sul nostro territorio, coacervi di difformità fuori controllo, grumi di rabbie e violenze, guerriglia, dai post sessantottini ai fondamentalisti. “È il corto circuito”, come lo ha definito il filosofo francese Alain De Benoist intervistato a Quarta Repubblica. Da una parte la più vasta battaglia per le liberalizzazioni omosessuali, per la rivoluzione dei generi, per le droghe leggere, per l’abbattimento delle tradizioni che ci hanno sorretto sin qui con la conseguente caduta del “sacro” educazionale e comportamentale; dall’altra le più indiscriminate politiche immigratorie che hanno raccolto in Italia popolazioni arretrate, prive degli opportuni supporti culturali, vincolate a dogmi inconciliabili. Una miscela esplosiva e una baraonda sanitaria ed economica senza eguali. Anche qui, la questione immigratoria esiste e va affrontata, ma non può essere il dettato di una parte che accusa chiunque dimostri idee alternative di razzismo, violenza e fobie.
L’analisi dei testi dei rapper, come ha spiegato lo psicoterapeuta della Bicocca Matteo Lancini, dimostra che l’immaginario digitale in cui sono immersi questi giovani figli di immigrati, e anche i nostri ragazzi, è fatto di vuoto valoriale e di falsi miti, gli influencer, organizzati sulla violenza e sul branco. Cioè Internet come pornografia della civiltà, perché il digitale democratico esiste, va sviluppato ed è sapere e non degrado. Non è solo Saman Abbas vittima dei matrimoni pakistani, i talebani, i burqua e il femminile sottomesso, ma la follia di portare tutti sotto la dittatura del sessismo, il totalitarismo progressista da cui ci dobbiamo liberare.

Aggiornato il 21 gennaio 2022 alle ore 15:17