La tecnica al servizio dell’uomo, non l’uomo al servizio della tecnica disoccupativa

La generazione odierna vive situazioni epocali in modo non appariscente quanto sarebbe necessario, anzi oscurate dalla clamorosa pandemia, circostanze che fanno dubitare di un’alterazione radicale del codice umano, un mutamento, una mutazione, non credo esagerato quanto detto. Esponendo si capirà perché è realistica la previsione. Mi circoscriverò ad un evento che non è epocale ma avrà effetti notevolissimi e durevoli e diventerà epocale connesso ad un altro evento. L’inflazione che sta insorgendo nella economia mondiale soprattutto occidentale ha gravità possente negli Stati Uniti diramandosi per l’Europa. L’inflazione rovinerà milioni e milioni, mentre fino ad oggi i sistemi sociali hanno reagito sia pure con difficoltà e rovine sanando disoccupazione e miseria, con difficoltà e rovine, ribadisco, la disoccupazione che verrà non potrà essere vinta, accadrà l’opposto, una disoccupazione indipendente dalla inflazione e irrisolvibile, dicevo, dovuta alla robotica unita all’intelligenza artificiale. Siamo pervenuti ad un grado di non umanità incredibile, addirittura la selezione per scegliere persone al lavoro posti ad un esame attraverso un robot dotato di intelligenza artificiale. Nessuna fantasia contro l’uomo avrebbe immaginato che per assumere un uomo occorresse impiegare un robot con intelligenza artificiale sia pure disposta dagli uomini.

È tanto rovinosa l’immagine che l’uomo espone di se stesso che degrada perfino parlarne, respingendola, non fosse che le cose accadono e bisogna prenderne atto e magari dover compararsi con quanti ritengono la vicenda un progresso della tecnica. A quale suprema sostituzione dell’uomo è pervenuta la macchina, quasi che progresso fosse il perfezionamento delle macchine non dell’uomo, e non è che perfezionando le macchine l’uomo si perfezioni. L’aver reso possibile la guerra nucleare non è stato un perfezionamento dell’umanità, non ogni invenzione è progresso. Questo del robot esaminatore come progresso è ancora più degradante, rende visibile la scaduta dell’uomo con motivazioni economiciste, si risparmia usando il robot, o efficientiste, il robot è neutro, oggettivo, scientifico, e dunque il rapporto umano tra esseri umani dissolto! Superato. Ipotizzo la prosecuzione dell’evenienza: un robot che fa esami di assunzione ad un altro robot, una società radicalmente robotizzata con intelligenza artificializzata. Questi processi sono irrevocabili, posta la pedina il resto segue. Il robot connesso all’intelligenza artificiale invaderà i minimi processi della società. Evidente che arriveremo alla robotizzazione automatizzata, il robot con l’intelligenza artificiale avrà a che fare con dei robot magari meno intelligenti, robot operai, esecutori, ma non vi sarà lotta di classe. Qualche inventore paranoico sosterrà che tali soggetti sono programmati dall’uomo quindi è il trionfo dell’uomo!

Tale soggetto paranoico come i paranoici coglie la realtà storpiandola, è vero che è il trionfo dell’uomo ma il trionfo dell’uomo contro l’uomo, e di pochi su moltissimi. Infatti. Che sorte avranno i lavoratori sostituiti dai robot? Ecco, questo l’enigma. Al paranoico non interessa, non sarebbe paranoico se avesse contributi di umanità, ma il problema esiste, problema, incredibilmente non percepito o non affrontato o cinicizzato, ossia preferiamo il robot all’uomo. Ed invece bisogna tentare e trovare soluzioni, concepirle, ipotizzarle. Abbassare l’orario di lavoro? È un’ipotesi da discutere. Credere che si possa mantenere lo stesso sistema sociale quando i mezzi di produzione cambiano, è follia, se le macchine sostituiscono il carretto, il cavallo, essendo più efficienti, cavallo e carretto scompaiono insieme a chi li conduceva. Le classi sociali sorgono e periscono insieme ai mezzi tecnici ai quali attecchiscono la loro funzione sociale. Banalmente, le lavatrici meccaniche hanno fatto sparire le lavandaie. Banalizzo all’estremo ma è così. Allora? Se i robot lavorano non lavorerà l’uomo. Sarà l’uomo a scomparire. Ma l’uomo scomparirà dal lavoro ma esisterà. Lo lasciamo perire di fame?

Lo facciamo ammalare e crepare a milioni? Ridurremo l’orario di lavoro al minimo tuttavia pagando salario, stipendio? Questo esige una totale modificazione del profitto. È concepibile che un privato dia paga a chi lavora minimamente perché mediante le macchine la produzione è grandiosa? D’altro canto se licenzia e usa il robot a chi vende la merce prodotta? I lavoratori potrebbero associarsi e suscitarsi l’autoccupazione lavorando secondo le opportunità del mantenimento dell’impresa e dell’occupazione? O si arriverà a quello che in un mio saggio definisco: il robot sociale, vale a dire: lavorino i robot e la società si spartisca la produzione, che sarà sconfinata. Perché è inimmaginabile quanto produrremo e a che livelli di utilizzazione delle tecniche perverremo. Inimmaginabile. La sola inconcepibilità consiste nel credere di automatizzare la produzione senza curarsi delle persone inoccupate. Ecco perché l’inflazione prossima sarà micidiale. Si congiunge con la disoccupazione da tecnologia. E la doppia disoccupazione, da inflazione e da tecnologia, forse la reggerà soltanto la Cina. Ma in Cina non è che reggono, subiscono. E impongono.

Qualcuno per altre vie ci vuole far subire ma non risolvere? Sospendo il punto. Ci inoltriamo in zone esplosive, alcuni per il cieco andare avanti delle tecnologie, altri per disumanizzazione avanzata, altri perché vorrebbero avvantaggiare l’umanità dalla miseria con i prodigi delle nuove tecnologie. A questi ultimi bisogna dare un aiuto appassionato, renderlo l’ideale del XXI secolo. Tecnica per l’umanità, anzi per l’umanesimo. Guerra assoluta contro la tecnica nemica dell’uomo. Non deve interessarci il progresso della tecnica ma il progresso umano dell’uomo anche mediante la tecnica. La tecnica è strumentale, il fine dell’uomo è l’uomo! Ma sono parole, queste, umanesimi verbosi. Alla sostanza, o la robotica intelligente serve l’uomo o l’uomo viene spodestato di quanto lo caratterizza, il lavoro produttivo (gli animali non assommano strumenti produttivi). Non soltanto, perde la possibilità di produrre ed essere pagato. Allora, senza nessun ammanto, denudiamo la situazione. Vogliamo una società con milioni di persone senza lavoro o vogliamo considerare ipotesi di soluzione quando i robot intelligenti penetreranno latamente nei sistemi produttivi? Possiamo non occuparcene ma la realtà ci obbligherà ad essere preoccupati dell’uomo, umanisti. A meno che. Infatti, esiste un “a meno che”. Prossimamente.

Aggiornato il 24 gennaio 2022 alle ore 14:00