Bisogna sempre dire “grazie”

martedì 26 aprile 2022


Leggo sempre Vittorio Feltri perché è veloce e divertente. A proposito dei figli che non ringraziano i genitori delle donazioni, per cui i genitori si avviliscono e scrivono appunto a Feltri per essere “sollevati” e consigliati, vorrei spezzare una lancia a favore dei suddetti figli infingardi. Chi dona, sia esso un padre, una madre o chicchessia, soprattutto se dotato di grandi possibilità create da lui/lei stesso/a, non dovrebbe chiedere indietro grandi salamelecchi. Si dona e basta. Senza scassare troppo, dopo. Esiste, infatti, l’imbarazzo e la famosa irriconoscenza dei beneficiati, i quali faticano a riconoscere di dovere qualcosa, tantomeno poi se tutto. Si dona e basta. Fortunatamente, la legge prevede in Italia una distribuzione equa tra i figli e congiunti, una legge sulla eredità del defunto che non toccherei in quanto aiuta i figli e i nipoti a esistere e andare avanti, in alcuni casi financo a sopravvivere.

Personalmente, sono sempre stata molto grata – a parole, non potendolo comunicare data l’assenza – a un mio bisnonno pavese, che ha accumulato con il proprio lavoro un cospicuo tesoretto poi diviso tra numerosissimi nipoti, miei lontani cugini, che sospetto li abbia aiutati e aiuti tuttora. Io lo ringrazio spesso, a me non è arrivato niente ma la figura di questo Signor bisnonno che tra le fitte nebbie lombarde ha così beneficiato tutti noi suoi discendenti, molti dei quali a lui del tutto sconosciuti in quanto non nati ai suoi tempi, mi fa sempre ben volere e sperare. Non a caso, si chiamava Augusto, che significa benevolente. Ringrazio sempre tutti i miei avi a dire il vero, i quali, anche se non hanno pensato a lasciare alcunché, si sono comportati bene, rendendo il nostro ceppo familiare razionale, pensante e produttivo. Ringrazio ogni giorno quelli intorno a me che si vogliono bene e che, volendosi bene, si aiutano facendo quello che possono e arrivano a fare quello che si può.

Mi stupirei se qualcuno dei miei avi avesse mai voluto essere ringraziato, perché il loro “dare” è stato fatto come si deve, cioè per sé e per noi. Chi vorrebbe essere ringraziato in vita, non ha capito che il bello per lui/lei è proprio il donare, l’avere donato. Gabriele D’Annunzio, che aveva compreso bene il valore e ciò che “rimane” della nostra vita, ha spiegato bene la sostanza del tutto, dicendo “io ho quel che ho donato”. Gabriele D’Annunzio, come te, siamo immensamente grati. La gratitudine, il sentire gratitudine, ci fa bene alla salute. Bisogna sempre dire grazie. Grazie. Grazie. Grazie. Non rimuginare e non chiedere mai di essere ringraziati. Il piacere è nel dare.


di Francesca Romana Fantetti