Ceschia protagonista dei giornalisti democratici

La stagione dei “giornalisti democratici” ebbe con Luciano Ceschia (deceduto pochi giorni fa a Trieste all’età di 88 anni), Sandro Curzi, Paolo Murialdi, Andrea Barbato, Italo Moretti, Gabriele Cescutti, Marco Zanatta, Raffaele Fiengo, Alberto Faustini, Orlando di Palermo il momento più intenso tra gli anni Settanta e Ottanta. Della stessa corrente che si chiamerà Rinnovamento o Autonomia faranno parte Giuseppe Giulietti, Paolo Serventi Longhi, Vittorio Roidi, Pasquale Cascella, Roberto Morrione, Santo della Volpe, Roberto Natale, Raffaele Lorusso. Erano gli anni degli scontri ideologici nel mondo dell’editoria di cui gli intellettuali di sinistra avevano conquistato l’egemonia nella gran parte dei quotidiani e periodici italiani e soprattutto nella Rai. Molti di loro occupano incarichi di rilievo nell’editoria e soprattutto ai vertici di quasi tutte le istituzioni della categoria (Ordine nazionale e regionali, Federazione della stampa, Associazioni territoriali, Istituto di previdenza).

Avevano anche raggiunta una specie di santa alleanza con gli editori per cui si diventava giornalisti soltanto con l’imprimatur del direttore di testata e l’ok dell’editore. Non c’erano scuole di giornalismo e tanto meno lauree all’Università. La legge n° 69 del 1963 istitutiva dell’Ordine non lo prevedeva per cui la “tagliola” era il passaggio del praticantato strappato dopo anni di precariato sotto pagato. Il gruppo egemone dei giornalisti democratici ha determinato per anni le scelte editoriali (nel 1976 con Eugenio Scalfari e il principe Carlo Caracciolo nasce Repubblica il giornale-partito) e condizionato anche molti orientamenti politici. L’ortodossia di sinistra, anche se con varie sfumature, ha consentito una comunanza che rafforzava le cordate.

Luciano Ceschia in tandem con Paolo Murialdi e i comunisti Sandro Curzi, direttore di Telekabul e Miriam Mafai, compagna di Gian Carlo Pajetta, ha dominato la scena del giornalismo italiano per anni. È stato dirigente del sindacato del Friuli-Venezia Giulia, della Rai (dove era approdato alla Radio con Sergio Zavoli) e soprattutto al vertice della Fnsi per oltre nove anni da segretario. È stato direttore per due anni del Piccolo di Trieste e per sei dell’Alto Adige, collaborando una volta in pensione con la Cgil nel campo della comunicazione. Cattolico, democristiano vicino alle posizioni di Aldo Moro, di Guido Bodrato e di Tina Anselmi ha collaborato con il ministro dell’Interno Francesco Cossiga ai tempi degli Anni di piombo e delle gambizzazioni dei giornalisti da parte delle Br, rifiutando la “scorta”. A contrastare, soprattutto sul piano sindacale, le posizioni dei giornalisti democratici si sono schierati nel corso degli anni gruppi di giornalisti moderati, soprattutto romani.

Il conflitto Fnsi-Stampa romana ha avuto momenti anche tesi in vari congressi, come quello di Pescara dove i delegati romani, con in testa l’allora segretario Arturo Diaconale e il presidente Silvano Drago, presero le difese di Walter Tobagi, al quale la corrente di sinistra voleva negare la legittimità di illustrare il progetto alternativo elaborato dalla maggioranza dei giornalisti lombardi. Ancora più acuto fu lo scontro ai congressi di Acireale e Bormio (1986-89) quando finalmente la coalizione dei moderati riuscì ad imporre alla presidenza e alla segreteria prima la coppia Guido Guidi-Giuliana Del Bufalo e poi il duo Gilberto Evangelisti-Giorgio Santerini. In Rai venne anche costituito il gruppo dei “Cento” con a capo Paolo Cantore, Paola Angelici, Gianni Scipione Rossi, Antonio Lupo, Camozzini, Fabio Massimo Rocchi, Pietro Pasquetti per contrare la deriva partitica e politica dell’Usigrai.

Aggiornato il 03 maggio 2022 alle ore 11:13