Riformare il Capitalismo

mercoledì 4 maggio 2022


Per capire la situazione che stiamo soffrendo é necessario come sempre conoscere il passato, e il passato inizia dall’opera fondamentale istituzionale del capitalismo, La ricchezza delle nazioni di Adam Smith. Un testo che precisava, allora e per sempre, i tratti del nuovo sistema economico. Innanzitutto l’aspetto etico del capitalismo: che l’uomo mosso dall’interesse personale diventa attivissimo, solerte e sorvegliante del proprio interesse. Quindi nel suo agire suscita, trascina, fonda, insomma si rende imprenditore e stabilisce l’impresa, ossia occupazione. È un capovolgimento della morale cristiana nella quale il bene dell’altro si fa per altruismo, laddove Smith ritiene che il bene dell’altro non é lo scopo dell’imprenditore, ma una conseguenza involontaria, anche se non contro la volontà.

Gli altri aspetti del nuovo sistema produttivo sono notissimi ormai: la divisione del lavoro, la parcellizzazione, la ripetizione di una stessa attività, la produzione quanto più possibile, il commercio mondiale, la libera iniziativa personale. Dopo Smith gli elementi costitutivi del capitalismo non si arricchiscono, il Positivismo renderà la teoria di Smith una sorta di sociologia filosofica, ritenendo che i nuovi governatori della società sono gli industriali, i tecnici sostitutivi dei sacerdoti e dei militari, in quanto, sempre per Smith, il commercio mondiale avrebbe sostituito le guerre. Vi sono ovviamente degli intarsi in questa concezione. David Ricardo non é così ottimista sull’eternità del profitto.

Sismondi considera drammaticissima la sostituzione degli strumenti produttivi, ad ogni sostituzione coloro che lavorano ai sorpassati strumenti produttivi vengono licenziati, da ciò crisi perenni periodiche. Sarà Karl Marx ad individuare l’aspetto clamoroso del capitalismo, esso procede di innovazione ad innovazione, e con una potentissima produttività accresciuta al fine ultimo della sua vocazione: sostituire le macchine all’uomo, con effetti sismici, perché se le macchine si sostituiscono all’uomo. Questo non ha occupazione, ma se l’uomo non ha occupazione i consumi crollano, e se i consumi crollano la produzione é a vuoto, se la produzione é a vuoto che fine fa il sistema produttivo? Le macchine potenti, inoltre, sostituiscono le piccole imprese, continua a dire Marx, quindi le piccole imprese falliscono, quindi vengono erose sia la classe proletaria che diventa sottoproletariato, sia la classe media che diventa proletariato.

In questo mare di disoccupazione e sottoccupazione vi é un’eccedenza produttiva, non perché vi sia eccedenza della produzione ma per diminuzione della domanda. Una guerra per avere mercati invade la sussistenza del capitalismo, ma non é possibile salvare la struttura produttiva così com’é, se l’automazione sostituisce il lavoro umano o lo rende iperproduttivo, vi sarà pur sempre carenza di domanda. I disoccupati e i sottoccupati non consumano. Si cerca di dilatare la produzione all’intero mondo per avere acquirenti e soddisfare la capacità produttiva. Si ha quella condizione che in termini odierni chiamiamo globalizzazione. I confini nazionali vengono spezzati come le nazioni spezzarono i confini feudali. Maggiore é la produzione maggiore é il mercato grandi organismi produttivi che noi chiamiamo multinazionali hanno bisogno di molte nazioni per smerciare i loro prodotti abnormi. E siamo all’oggi. A quella situazione che nei primi del novecento fu definita Imperialismo anche se si riferiva soprattutto all’imperialismo europeo, ma dopo le due guerre mondiali emerse ciclopicamente, l’imperialismo degli Stati Uniti, la più grande potenza produttiva e militare mai esistita.

Evidentemente gli Stati Uniti hanno bisogno di mercato mondiale e di una sorveglianza mondiale, di un controllo mondiale. Finché esistette l’Unione Sovietica questo controllo fu relativo. Ma con la dissoluzione di questa gli Stati Uniti ritennero di poter controllare l’intero pianeta. Fu in questo periodo che avvenne un fenomeno incredibile. Il mutamento di un sistema sociale comunista, quello della Cina, in sistema aperto ai capitali occidentali. Un evento determinante per il futuro dell’umanità. Il capitalismo credette di trovare quel che cercava, lavoro a basso costo, disciplina, obbedienza e possibilità di investire i capitali in maniera vantaggiosissima. La Cina fruiva in ogni caso della possibilità di avere capitali. La certezza degli Stati Uniti, ma anche dell’Europa, stava nella convinzione che la Cina avrebbe sempre ricevuto i capitali ma non avrebbe mai suscitato una propria capacità produttiva. Avvenne esattamente l’opposto.

I cinesi con i vantaggi che in ogni caso ottenevano dai capitali stranieri, accumulavano risparmi, investivano, facevano impresa e lentamente, cautamente, “cinesemente”, si sostituivano gradualmente, taosticamente, ai capitali stranieri. E le merci fatte a basso costo non erano più quelle degli stranieri, ma quelle dei cinesi. I cinesi da globalizzati diventano globalizzanti. Accade il “babilonismo” economico. L’Occidente non sa più che fare. Alcuni ingenuamente credono di poter continuare ad importare dalla Cina senza effetti perniciosi giacché in fondo anche la Cina importa. Ma gli Stati Uniti che vogliono controllare il mondo, si accorgono che a lungo termine la Cina dominerà questo mondo che gli Stati Uniti vogliono controllare, perché conquisteranno tutti i mercati.

In queste circostanze fa la sua presenza un paese che sembrava in eclissi, la Russia. La quale possedendo materie prime insostituibili, svolge il ruolo di fornitrice di tali materie prime, sia all’Europa sia alla Cina ed ovviamente ad altri paesi. Gli Stati Uniti si rendono conto ed é una vera devastazione, che Cina ed Europa con le materie prime russe si svolgeranno potentemente, per cui avremo una Cina potentissima, un’Europa potente, una Russia quasi potentissima. E gli Stati Uniti? Che esporteranno gli Stati Uniti? Che mercato avranno? Esporteranno armi? Perché sono le armi il prodotto fondamentale degli Stati Uniti. Questi hanno pressoché sempre fatto ricorso alle armi nei rapporti internazionali. Nel momento in cui si rendono conto che la vicinanza tra Cina e Russia può diventare attrattiva, e in ogni caso potentissima, e che l’Europa, per questioni economiche, può vincolarsi alla Russia ed anche alla Cina, devono, vogliono spezzare queste relazioni ed é quel che stiamo vivendo. La guerra Ucraina é il modo per impedire rapporti tra Russia ed Europa, eventualmente tra Russia e Cina, che, al contrario, potrebbero rafforzarsi.

Se gli Stati Uniti riterranno di perdere potere in tempo di pace, ossia che la pace favorisce Cina, Russia, ed Europa, faranno di tutto per mettere contro Europa e Russia, e poi vedersela con la Cina o spartirsi il mondo con la Cina. Sta all’Europa capire questa evenienza e sottrarsi alla guerra intraeuropea Russia-Europa Occidentale. L’ipotesi di un’area di paesi democratici contrapposta ad un’area di paesi totalitari e autoritari ha senso purché vi sia nell’area diciamo democratica autosufficienza, e possiamo fare a meno di altri paesi, diversamente non è che un modo degli Stati Uniti di tenerci in pugno. Insomma: o l’Europa ha un vantaggio dai legami attuali o rischia la catastrofe. L’essere difesi militarmente dagli Stati Unti a prezzo di rovina economica o purché facciamo la guerra. Un paradosso. Sarebbe, è un paradosso.

Gli Stati Uniti non possono proteggerci militarmente esponendoci alla derelizine economica o persino al confronto militare intraeuroeo. Che protezione sarebbe questa esposizione? Eppure c’è questo rischio, è il rischio che possiamo attraversare bruciando. Pure di vulnerare la Russia potremmo essere esposti ad uno scontro. Nel caso sarebbe indispensabile che gli stati uniti agiscano in prima persona. Se ritengono che per loro non vi è altra salvezza che la guerra, giustificatissimi, decidano per se stessi. Sono discorsi che non dovremmo neanche iniziare. Dovremmo iniziare a cercare le strade possibili per convivere. Difficilissimo, troppo piccolo il mondo per l’iper produzione in tempi di automazione che disoccupa. E fa scemare la domanda. Invece di sfoggiare armi pensiamo a dare a milioni di persone la possibilità di consumare! Di sicuro questa lotta per dominare i mercati si quieterebbe con una sontuosa crescita del mercato interno.

Come fare? Appunto: cerchiamo come fare. Questo è un serio fare. Troppo ottimismo. Meglio la guerra, vero? Gran risultato, la morte. Lasciamola alla natura, la morte. Occorre uno sguardo mondiale. Non darsi perdenti nella soluzione del problema: automazione-disoccupazione. Non è uccidendo milioni di persone che i sopravvissuti avranno occupazione. Sarebbe questa a soluzione? Non distraiamo l’opinione pubblica con la guerra, perché non sappiamo vivere la pace avendo sistemi sociali “scombicchierati”. Colonizziamoci nello spazio, colonizziamoci nei deserti fruttificandoli, città sul mare, ed anche in cielo, diminuzione dei profitto, diminuzione dell’orario di lavoro, lavori sociali, non diamoci vinti ritenendo la guerra l’unica soluzione non avendo altre soluzioni. C’è spazio per tutti.


di Antonio Saccà