Le rappresentanti di lista dell’Omo-Bi-Trans-fobia

martedì 17 maggio 2022


Le misandre” del Corpo degli Alpini, le accusatrici delle molestie alla 93esima Adunata di Rimini sono in difficoltà. Il colpaccio d’investire l’onore delle Penne Nere, dell’onta di aggressioni volgari e violente, traballa. Il quotidiano Libero, direttore e condirettore Vittorio Feltri e Pietro Senaldi in testa, ha voluto vederci chiaro, rivelando che di denunce reali per ora ce ne è stata solo una. Di fatti, il presidente dell’Associazione nazionale alpini (Ana), Sebastiano Favero, ha duramente respinto le accuse spiegando che “alle adunate non partecipano solo alpini, ma anche ‘esterni”. Insomma, se mai si fossero verificati casi incresciosi, i sospetti cadono su eventuali “infiltrati”.

Chi potrebbero essere? Lo diranno mai i responsabili dell’Associazione Non una di meno”, organizzazione internazionale costituita per difendere le donne dai femminicidi, a cui sarebbero arrivate addirittura 500 denunce di molestate? A stanarle ci ha provato il sindaco forzista di Trieste, Roberto Dipiazza, che, intervenendo in una rete locale, ha definito le Trans-Valchirie anti Penne Neregentaglia” intonando un doppio “w gli Alpini, w gli Alpini”.

Guardate che lo scandalo è tutto qui. Dipiazza ha ammesso che espressioni tipo “che belle gambe” sono complimenti da “uomini quando vediamo una bella ragazza”. Per “le misandre”, invece, sono occhiate, appellativi, talvolta toccatine, anticamera delle violenze. In forte imbarazzo, le donne del Partito Democratico, a cui le accusatrici fanno riferimento, hanno provato a mescolare le carte sparando una gragnuola di “sono violenti”, “animali”, “molestatori”, “stupratori”, “fanatici”, “primitivi”, “fascisti”, “tastatori”. Rassicurate e soddisfatte, “le misandre” si sono aggregate per sciorinare la teoria del maschio alpino: “Vecchi rattusi, avvinazzati, erotomani con la penna viagrata”. È il prototipo del maschio alfa, avrà minimizzato Enrico Letta, per il grido di battaglia “contro il patriarcato. A me pare un “groviglio penta mentale” degno dei migliori psicoanalisti, arrivato invece sulla scrivania dell’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, facendola trasecolare: “Centinaia di donne che denunciano molestie di vario genere? Siamo sicuri? Accertate tutte le responsabilità degli episodi! Inaccettabile che incontri di uomini diventino occasione per violenze e istinti beceri”.

Quanto vorrei “in una seduta collettiva” entrare nelle testoline di questi sinistri, a partire da Alessandro Gassmann, che fa risalire le sue radici pro-femministe alle angherie “del grande Vittorio” e alle sue peregrinazioni di figlio di separati. Si dà il caso che come giornalista di “Gioia”, ai tempi in cui Alessandro era un bambino, frequentavo suo padre, il quale – “poveretto” – oltre a rilasciare interviste sul teatro, sul cinema e sull’attore si adoperava per presentare con fierezza “il piccolino di casa”. Un giorno scriverò questo ritratto per aiutare Alessandro a non sprecare soldi dagli psicanalisti. Anticipo solo “la ricetta di Vittorio”: “Il nuoto. Il nuoto, perché – veda – nel nuoto il corpo si stabilizza in posizione orizzontale, antitetica a quella verticale, vincendo dunque l’attrazione gravitazionale”. Così diceva e spalancava occhi e bocca, alzando il capo sfuggevole. Chiusa parentesi.

La collega della Boldrini, l’ex ministro delle Pari opportunità, Barbara Pollastrini, ha fatto sapere che prova “ammirazione per le donne che hanno denunciato”: “Passano i secoli – ha dichiarato alle agenzie – ma gli uomini non cambiano”. Lo cantava anche “la povera Mimì”. “Rimini come Mariupol” intonano oggi “le donne del Partito Democratico”. È il caleidoscopio della sinistra. “Non c’è da minimizzare”, rimbrotta su Facebook l’eurodeputata Alessandra Moretti: “Non è il solito raptus del maschio. Non esiste alcun richiamo della foresta che possa giustificare una manata sul sedere o una frase imbarazzante o peggio”. Reazione comprensibile per una con il suo aplomb. Mica le “ragazzotte locali” degli Alpini sbronzi.

Come può essere iniziato questo casino? “Un tam tam”, dicono. “Probabilmente dal racconto di una ragazza messa in imbarazzo da complimenti un po’ spinti di qualche tipaccio su di giri, che giorno dopo giorno si è ingigantito arrivando a disegnare una sorta di mega stupro di massa con almeno 150 casi”.

È odio per gli uomini, soprattutto se militari o ex militari, di acide e frustrate femministe di sinistra in cerca di pubblicità”, rimpallano dal fronte opposto. Oppure, aggiungo, conseguenza di quanto accaduto il “primo maggio al Parco Marecchia di Rimini”? Secondo la Questura locale sarebbe avvenuto che “una donna sui sessanta intenta a fare jogging sarebbe stata sorpresa alle spalle da uno sconosciuto, il quale, dopo averle tappato la bocca per impedirle di urlare, l’ha bloccata cingendole con forza l’addome. La donna pur tentando di voltarsi, è stata scaraventata violentemente al suolo. Postosi a cavalcioni sulle gambe della vittima, l’aggressore avrebbe tentato di sfilarle i pantaloni, poi avrebbe fatto cosacce da porno”. Di mezzo è finito “un somalo”, fermato dalla Squadra Mobile Sezione Reati contro la Persona, condotto presso il commissariato e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria. Nella convulsione è uscito che “il molestatore finto alpino” potrebbe essere stato “il somalo”.

Vai a capire le piddine, che cosa intrigano e rimestano. Di certo sappiamo che esiste una quota importante di “misandre”, come ho definite queste saffiche militanti, le quali unite alle omofile compagne in ogni uomo vedono “il mostro”. Oggi ricorre la Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Bifobia e la Transfobia 2022, che propone multe da 500 euro, da aggiungere a quelle per eccessi di velocità, semafori e parcheggi, per chi discrimina un Lgbt. Non riesco a restare seria, benché le cose siano gravi. Mi frulla in testa la canzoncina che canticchiava sottovoce la nipotina, sette anni, che dice: “Con le mani, con le mani, con le mani, Ciao ciao. E con i piedi, con i piedi, con i piedi, Ciao ciao. E con le gambe, con il culo, coi miei occhi. Ciao ciao”. Mi chiedo: cos’è diventata, già una rappresentante di Lista?


di Donatella Papi