Aldo Di Blasi, il nuovo segretario di Anaao Assomed Lazio

lunedì 23 maggio 2022


Di Blasi: “Il senso del mio mandato sarà riconquistare l’unità e allargare la partecipazione”

Dopo un anno di rumors, arriva il cambio al vertice della Segreteria di Anaao Assomed del Lazio. La figura del dottor Aldo Di Blasi, direttore responsabile del Reparto di Radiologia dell’Ospedale di Tivoli, promette bene per gli iscritti dell’associazione dei medici e dei dirigenti sanitari. La storia lo ha visto impegnato sul campo già al Sant’Eugenio e poi al San Filippo Neri di Roma, dove ricopriva il ruolo di segretario aziendale poco prima di vincere il concorso di direttore della Uoc di Radiologia e Diagnostica dell’Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli

“Quando sono arrivato a Tivoli ho perso la mia carica ma sono rimasto all’interno del Consiglio nazionale di Anaao – ha dichiarato Di Blasi – poi lo scorso anno mi hanno proposto di candidarmi per questo ruolo regionale. Adesso il progetto si è realizzato in un momento in cui ancora la sanità attraversa un periodo difficile a causa del Covid e non sappiamo se sia finita qui. È stato devastante sotto ogni punto di vista. Intanto abbiamo lavorato al programma e adesso ci daremo da fare”.

Quali sono i primi tre punti del suo programma?

Siamo il primo sindacato dei Medici ospedalieri a livello nazionale. Il primo punto sarà riorganizzare i rapporti tra segreteria regionale e segreteria nazionale. C’è bisogno di una visione congiunta dal basso verso l’alto e quindi di condivisione su quello che dev’essere la politica sindacale. In secondo luogo, organizzare una segreteria regionale snella, che abbia contatti diretti e link operativi smart e rapidi a livello regionale con le segreterie aziendali, per rendere l’azione sindacale efficace ed efficiente. In ultima analisi, ma non ultima, quello di rimpolpare un così lungo periodo di tagli e di fughe dal Sistema sanitario nazionale di dotazioni organiche. Anche perché l’età media dei nostri iscritti è salita in modo drammatico, ed è salita perché è alta l’età dei Medici ospedalieri, circa 55 anni. Il merito dell’Anaao è che nonostante queste fughe le iscrizioni sono aumentate. Questo dato ci dice che c’è voglia di sindacato e richiesta di intervento sindacale. Quindi, il mandato è riconquistare l’unità e allargare la partecipazione. Non è uno slogan degli anni Settanta, le due parole chiave sono “Unità e partecipazione”. Dobbiamo abbattere l’individualismo degli ultimi 15 anni e recuperare il senso civico di collettività, che sia espressione vera, democratica. Perché il sindacato è parte della nostra democrazia.

Riguardo alle aggressioni dei sanitari sul posto di lavoro. Tiziana Frittelli, presidente di Federsanità ha dichiarato che serve l’obbligo di denuncia e la costituzione di parte civile delle aziende. Cosa ne pensa? 

Le amministrazioni lasciano soli i medici con i loro problemi. Le attività dei medici dovrebbero essere tutelate a monte con dei provvedimenti preventivi che mettono in sicurezza i nostri Pronto Soccorso. Faccio un esempio su tutti: quante volte abbiamo chiesto di ripristinare i posti di Polizia all’interno degli ospedali e dei Pronto Soccorso? Ma non lo fanno. Gli amministratori si sono ben guardati dal mandare avanti tali proposte. Tra l’altro propositi di buon senso, perché tutelano il personale sanitario, nonché quello amministrativo e pure i malati che sono in sovraffollamento nelle corsie degli Ospedali e soprattutto nei corridoi dei Pronto Soccorso. Quello già è un tema. 

È la politica a decidere. 

La politica però va resa responsabile della gestione dei numeri. Si è passati da una fase in cui i tagli lineari, attraverso decreti fatti ad hoc, hanno comportato un depauperamento dell’organico con una quota del carico del lavoro pro capite insopportabile, direi devastante, per tutti gli operatori sanitari, medici, infermieri, tutti quanti. Su questo gli amministratori sono stati allineati con le politiche regionali. Per carità, capisco dover soddisfare il datore di lavoro, però non si rende un buon servizio all’utenza se lo si fa in maniera acritica. Servire il datore di lavoro, senza pensare alla parte reale e operativa, senza muovere critiche ma subendo passivamente il diktat dei politici, vuol dire che non si fa ciò che si deve per l’utenza, soprattutto se questi diktat non sono poi contrapposti da una valutazione sanitaria che non sia suggerita dagli operatori che stanno sul campo. 

@vanessaseffer


di Vanessa Seffer