Longevità deve essere sinonimo di cure adeguate

Raggiungere traguardi di età avanzati è ormai più che una probabilità. L’ultimo decennio ci ha fatto registrare un miglioramento sostanziale, tanto che, continuando con questo ritmo, si può prevedere che oltre la metà dei bambini nati oggi possa arrivare al traguardo dei cent’anni.

In questo processo di cambiamento il nostro Paese si è imposto come una delle aree del pianeta in cui si vive più a lungo. Le donne presentano una speranza di vita di circa 85 anni e gli uomini 79. Livelli significativamente più elevati si trovano solo in Giappone. In Italia nel 2050 sarà over 65 una persona su tre, contro il valore di uno su cinque di oggi e di meno uno su dieci negli anni Cinquanta.

In questo quadro, la Sanità italiana ha avuto un ruolo enorme. Nonostante la pandemia e, considerando che non sono escluse ricadute ed epidemie future, la Medicina ha dimostrato che se ben distribuita sul territorio e adeguatamente somministrata, fa la differenza.

A fronte di un numero esageratamente ridotto di nascite, la parte che sta più crescendo è proprio quella dei “grandi anziani”, attualmente tre milioni e mezzo e che nel 2050 saranno otto milioni e trecentomila. In pratica i 15enni del 2050 si vedranno nettamente prevaricare in numero dagli ultraottantenni.

Se la longevità diventa un’aspirazione di tutti noi, per alcuni un business, dobbiamo fare una vera e propria trasformazione culturale, a partire dalle varie opportunità di benessere e qualità della vita.

Un tema ampiamente trattato lo scorso week-end, al convegno di Fnp Cisl Lazio e Anteas Lazio: “Criticità e prospettive socio-sanitarie nel Lazio”, al quale hanno presenziato la dottoressa Tiziana Frittelli, presidente Confederazione Federsanità; il dottor Pierluigi Bartoletti, vicesegretario nazionale vicario Fimmg; medici di Medicina generale; diversi direttori generali delle Asl laziali; il direttore generale di Ares 118 e varie personalità della Regione Lazio. Fra loro anche Loris Cavalletti, presidente di Anteas Nazionale e, special guest, l’assessore alla Sanità e Politiche socio-sanitarie del Lazio, Alessio D’Amato.

Proprio l’assessore D’Amato, in merito ai nuovi ed ulteriori bisogni di salute e alle soluzioni possibili, ha dichiarato che “nei prossimi tre anni nel Lazio si vorrà incrementare di 100mila unità l’assistenza domiciliare agli over 65 e migliorare, costantemente, la qualità dei servizi erogati. Un progetto ambizioso, non soltanto legato alle risorse, ma anche e soprattutto al reclutamento e alla formazione del personale”.

D’Amato ha poi incoraggiato la platea e gli illustri ospiti: “Tre sono le direttive principali sulle quali stiamo lavorando: palestre della salute, prevenzione oncologia e acquisto di nuovi macchinari Pet e di risonanze. Se mettiamo la stessa intensità e passione nella riforma territoriale e nell’integrazione socio-sanitaria, otterremo risultati importanti per tutti i nostri cittadini e cittadine”.

La proposta di Fnp Cisl Lazio, attraverso il suo Segretario generale Paolo Terrinoni, non si è fatta attendere: “Noi abbiamo voluto concretizzare un percorso che ci offre il Pnrr, una riprogettazione e ristrutturazione della sanità regionale. È chiaro che noi possiamo proporre sul piano regionale, ma auspichiamo che possa diventare un modello nazionale. Tutti gli indicatori ci dicono che la sanità dovrà funzionare al contrario di come ha funzionato fino ad ora. Non più il paziente che va incontro alla sanità ma è la sanità che va verso il paziente. Si parla di Ospedali di Comunità, Case di Comunità, di Centri di accoglienza territoriali, ancora tutto da concretizzare sul territorio. Rispetto a questo, noi vorremmo far dibattere tutte le personalità di alto profilo socio-sanitario sul campo nel Lazio, per capire se siamo pronti e in grado di instaurare e far partire questa nuova riorganizzazione della sanità. Vogliamo fare delle proposte proprio uscendo da una pandemia che ci costringerà ancora a non abbassare la guardia, ma che ci ha fatto conoscere la centralità di un comparto così importante come la sanità e che forse tutti davamo per scontata e ne avevamo anche una visione distorta. Oggi la pandemia ci ha offerto di vedere, di capire che la sanità è alla base, e su questa si devono fare molti investimenti, soprattutto per migliorare la vita degli anziani, dato che la curva demografica ci sollecita in questa direzione. Fare prevenzione quindi diventa il nodo centrale per far sì che gli anziani possano vivere sì a lungo, ma non in modo decadente, precario e privo di dignità”.

Non è pensabile che i protagonisti della sanità possano affermare di non essere in grado di intercettare i Fondi che possono servire per tali migliorie.

“Sicuramente è così – ha chiosato Terrinoni – ma noi abbiamo qualche elemento in più e spingiamo: Liste di attesa, i problemi del 118, le visite mediche che sono rimaste indietro per la cura del Covid-19, gli interventi chirurgici che sono raddoppiati perché erano stati sospesi, il supporto dei medici di famiglia che non è sempre stato al massimo. Noi vorremmo che gli esperti ci spiegassero come dovrebbe realmente essere questa nuova visione di presa in carico e di cure di prossimità, non ultimi gli investimenti che si possono fare. Oggi per l’assistenza domiciliare di un anziano sono previste 18 ore annue. Ma se l’anziano non vogliamo chiuderlo in una Casa di cura e vogliamo curarlo ed assisterlo in casa, come possono 18 ore essere sufficienti? Chiunque se ne può rendere conto. Disposizioni come la Radiologia a casa, proposta da un solo distretto, dovrebbero essere la normalità. Se non portiamo la sanità a casa del paziente per davvero, con i fatti, come possiamo parlare di miglioramento e avanguardia delle cure? La diatriba con i medici di Medicina generale riguardo al fatto che dovrebbero svolgere il 50 per cento del loro operato nelle Case di Comunità ma non vogliono farlo per tutta una serie di ragioni, è un altro nodo. Il dottor Bartoletti stesso è stato molto critico su questo punto. Allora ci chiediamo: cos’altro proponete?”.

Poi, rivolgendo un pensiero all’assessore D’Amato, il Segretario Terrinoni ha dichiarato: “L’assessore durante la pandemia ha dimostrato grande capacità di intervento in tutti quei settori dove si è resa necessaria proposta e attenzione. Su questo grande lavoro svolto, adesso come si integra il grande progetto delle Case di Comunità e degli Ospedali di Comunità? Che l’ospedalizzazione dev’essere limitata ai casi di massima urgenza lo diciamo ormai tutti”.

“Noi di Fnp Cisl Lazio – ha continuato il Segretario – lo scorso settembre 2020, abbiamo siglato un accordo con le Rsa laziali per mille posti pubblici e mille nuove assunzioni. Una quadra trovata insieme agli altri sindacati. Ma dopo due anni non abbiamo ancora un programma di attuazione. Posso capire che la pandemia abbia distratto l’attenzione, ma ricordo ancora le parole di Zingaretti e la sua propositività, se non fosse che ancora oggi non riusciamo a vedere la luce in fondo al tunnel”.

I temi sono scottanti. Terrinoni chiarisce: “Fnp Cisl Lazio rappresenta i pensionati, gli over 65, le fragilità, le diseguaglianze. Due persone che vivono nello stesso pianerottolo spesso vivono in modi e mondi completamente opposti: uno chiede una prescrizione o una visita medica e in poche ore o giorni può ottenerla e l’altro per la stessa prestazione deve attendere mesi, molti mesi. Il primo però ha avuto l’appuntamento in intramoenia, e questa differenza di trattamento e di approccio non è accettabile”. Poi c’è l’appropriatezza prescrittiva: “Noi – conclude il Segretario – abbiamo analizzato che il 65 per cento della diagnostica per immagini risultano negative, per fortuna, ma il 60 per cento di queste le fanno le strutture accreditate private. Qualche domanda forse ce la dovremmo porre”.

@vanessaseffer

Aggiornato il 27 giugno 2022 alle ore 12:02