Fermare e firmare

giovedì 22 settembre 2022


Diamo per convincente l’opinione che la Russia abbia attaccato l’Ucraina per sue voglie dominantistiche russofone, per un Oriente antioccidentale, per memoria imperialistica. Non è il momento di discutere la fondatezza di tali cause, troppo discusse. Il problema unico, radicale, è la guerra, coglierne gli esordi, gli svolgimenti, le prospettive. La Russia è dismisuratamente sovrastante alla sua antagonista, ma indusse in lotta una minimità e denominò il conflitto “operazione speciale” non guerra. Gli scopi: impedire la sopraffazione contro i russi sottostanti agli ucraini, impedire che l’Ucraina divenisse una debilitante forza presso che interna contro la Russia, la quale aveva tollerato l’esistenza di Paesi ostili occidentali prossimi alle frontiere. Dal momento dell’attacco russo, l’Occidente ha compiuto ogni possibile reazione contro la Russia. Neanche contro i nazisti si è avuto un tale contrattacco.

La Russia ha mantenuto la dimensione dell’operazione speciale non della guerra. Ma con una Ucraina armatissima e subendo sanzioni rigorosissime comprende che il conflitto è una guerra laddove la Russia voleva limitarla, dunque lo scontro durerebbe, la dissanguerebbe (è la pretesa occidentale), raggiungerebbe lo scopo di fiaccarla. Da ciò la decisione di trasformare l’operazione speciale in cosa? Se uniamo la determinazione di attuare un voto per l’annessione dei territori in pugno ai russi con la chiamata in armi dei riservisti l’effetto è il seguente: gli attacchi degli ucraini alle popolazioni in Ucraina che decidessero di fare parte della Russia sarebbero attacchi alla Russia, l’esercito di riservisti entrerebbe in Ucraina, la Russia sarebbe in guerra (in guerra!) con l’Ucraina e per sua tutela potrebbe ricorrere ad ogni armamento. La sincronia del plebiscito con la chiamata dei riservisti è un segno rinoscibilissimo: da oggi annientare l’Ucraina.

Ad ogni costo! Non cessiamo di sbalordirci, almeno chi non cessa di sbalordirsi, degli atteggiamenti occidentali. Ossia: questa reazione significa che la Russia è in difficoltà e che le nostre reazioni la colpiscono. Scrivo, riscrivo, finché posso, che percepire i rapporti come rapporti di vittoria o sconfitta non curando la comune catastrofe è da paranoidi, non da persone che amano la vita e, senza disonore e viltà, ignorano la possibilità di coesistere. Il paranoico vede esclusivamente nemici da sconfiggere. L’inizio del conflitto era misurato ed era un segno di misura, doveva essere inteso nel suo margine. Ne è venuta una tenzone cosmica, Oriente-Occidente, Democrazie-Dittature, dico: lo fosse stata a maggior ragione dovevamo tentare la via degli accordi. Più il pericolo, massimo il bisogno di accordo. Che è successo, gli accordi sono dannati? Accordo che non è viltà e sottomissione, evidente. Soltanto dei fanatici della guerra possono confondere accordi e sottomissione. Addirittura nel cruentissimo mondo animale assassinissimo esiste il combattimento ritualizzato che scampa la morte.

Che siamo diventati bestie peggiori delle peggiori bestie! Perché c’è bisogno di trovare soluzioni di accordo? Non perché c’è il pericolo nucleare. No, “forse” non siamo al “pericolo” nucleare. Fosse il pericolo nucleare! Il “pericolo” nucleare ci ha salvato dalla guerra perché la sentivamo come pericolo. Oggi non vi è o si finge o si determina nell’opinione pubblica la guerra nucleare come una possibilità, così, e va bene, la guerra nucleare, un metaverso, se ne parla, tanto per dire, se ne fanno ipotesi, perfino ottimistiche, si determina che i sopravvissuti farebbero uno scatto evolutivo, pensate che mezzo ha scovato la selezione (trasmissioni di Focus), crepino i deboli, è “normale”, inoltre si risolverebbero problemi di occupazione, insomma nient’altro che una ricorrente catastrofe. Quel che preoccupa è che non vi è angoscia della preoccupazione. Abbiamo una umanità assopita, oppiacizzata, non ne vuole sentire di voci angosciate, pur di stare tranquilla si rovina.

Da augurarsi perché vuole vivere non per quieto vivere. Ma bisogna capire che tipo di uomo è sorto o sta per venire. La guerra deve scottare, insorgere, dissonnarci. Non va affrontata con abulia o vendettucce per “fargliela pagare”. Non è una ripicca. Masse che gridano per un nonnulla e assistono al rischio di guerra atomica senza prendere parte. Salvare la vitalità. Decidere! Rischiamo la neurastenia planetaria. O riduciamo la guerra a piccola vendetta: abbiamo vinto, con l’umanità cimiterializzata. La guerra è la vicenda seria dell’umanità, la vicenda che decide l’essenzialità: vita o morte! Chi “vuole” la guerra, proclami: voglio la guerra! Non una guerra che accade, la nave che ha spezzato le corde per le ventate correnti. Almeno, volere!

Io sono per la guerra! Io sono per la pace! E declarare i motivi. E non ingannare. E non rendere la guerra una faccenda qualsiasi. Questa sciagurata trasformazione della guerra in immagini non la fa sentire in proprio, la rende spettacolo. Cerchiamo di capire, di sentire quanto è orribile nella guerra: possiamo viverla a morte noi, ciascun io, proprio tu, proprio io. Nessuno è stato capace di porre argini alle pandemie belliche. Allora, fermo l’onore, valutare tutti gli argomenti, decidere! Io sottoscritto eccetera nato eccetera, residente eccetera, sono per… Non valuto il minimo fondamento nel continuare questa guerra. Salvando l’onore, la mia firma la oppongo per la ricerca della pace.


di Antonio Saccà