Acquisizioni evolutive

giovedì 1 dicembre 2022


Non si possono affrontare i problemi delle società soltanto moralmente, non esiste, non è concepibile, non è possibile. La morale è fondamentalissima, non è la soluzione dei problemi sociali, rischiamo la rovina delle nostre società, in nome della morale! Andiamo verso la catastrofe sociale “anche”, anche in virtù della morale, andiamo alla catastrofe essendo morali, per essere morali. Cerchiamo di capire: se pietoso alle pene del prossimo e ritengo disumano respingere chi soffre, chi è affamato, chi scampa situazioni derelitte, e ricevo tutti quanti ne vengono e non stabilisco un criterio di limite, distruggo la mia società. È un fatto inevitabile, sono morale ma distruggo la mia società, la “mia” società, la composizione etnica, economica, culturale. E ci roviniamo per un’altra ragione che all’apparenza è considerata salutare: la denatalità e la necessità di immigrati. Assurdo. Il contrario, non soltanto ospitiamo ma non aumentiamo noi, nel breve/medio periodo avviene l’opposto, dicevo, noi scemiamo, gli stranieri crescono.

Abbiamo bisogno, abbiamo bisogno, abbiamo bisogno, di chi, degli stranieri? Quindi risolveremo i problemi della carenza nazionale con gli stranieri! Si è mai attuata una situazione del genere in forme vaste? L’ultimo demografo paleserà che se l’andamento europeo e specificamente italiano prosegue al modo attuale saremo inferiorizzati, e l’Europa comunque esigerà la presenza. Dunque, meno europei, maggiormente gli stranieri, e comunque immiseriremo! Non dire: sei avverso all’immigrazione, considero gli effetti della immigrazione come avviene, loro proliferativi, noi sterili. Loro a flusso, noi stenti. Non basta la fenomenologia dell’accoglienza morale, se la pietà fosse il rimedio trasformeremmo la società in ospizio, e risolveremmo. Non è questo il criterio, non è né realistico, né realizzabile. È fermarsi all’antistanza degli eventi ignorandone le susseguenze o per essere buoni o per fingere di esserlo. In ogni caso, sconclusivamente. Occorre valutare gli effetti e l’efficacia degli eventi, Diversamente rinunciamo alla Politica. Una Società che rinuncia alla Politica, inconcepibile.

L’accoglienza morale dalla quale noi diventiamo minoranza non è morale, non salva la nazione. Ma salva l’umanità! Vero. Ma salvare l’umanità non equivale a salvare una nazione, una civiltà. È la confusione della nostra epoca. Considerare gli esseri umani equivalenze. Gli uomini non sono esclusivamente naturali, ma naturali e storici. E ci differenziamo radicalmente. Un ente individuale adattabile ad ogni trapianto rovinerebbe oltretutto proprio l’individualità. Non esiste l’uomo, esistono gli uomini, i popoli, le civiltà umane, natura/storia. Calcoli elementarissimi, avremo una quantità di stranieri che impediranno agli italiani di governare, dovremo, dovremmo fare i conti con loro. Si dice, giusto, sono uomini come noi. Falso, sono uomini naturali come noi, storicamente non come noi. Vero, ma si può, si deve convivere nella diversità. Ecco il nodo. Convivere. La convivenza ha rapporti di forza. E i rapporti di forza scemano a nostro sfavore, patti subalterni. È pessimismo, antimmigrazionismo, rifiuto? Parole. È precauzione. Non correre la possibilità di soccombere. Gli altri invidiano le nostre avidità, vogliono ciò che vogliamo, o, peggio, non vogliono quanto vogliamo. Immaginiamo i culti religiosi, divietati per impedimento straniero. Certo, tendiamo alla negazione di ogni simbolo, zero culti, zero immagini, tutti uguali nel non essere, neutralità dell’erotismo culturale, universalizzazione a luci spente.

Tendiamo a questo universalismo neutro. E le civiltà, e le identità personali alle iene. Millenni per assommare civiltà, un tocco, e precipita l’impianto storico. O viene sostituito. Ma in nome di quale ingenua o spudorata falsificazione neghiamo tale evenienza? È certa, e sono traversie da conoscere e dipanare. Accoglienza, e dopo? L’immigrazione odierna è sostitutiva in alcuni Paesi, non integrativa, non si rende civiltà, cultura del paese che riceve ma sostituisce il paese. Con ipotesi balbuzienti di accoglienza ben fatta. Ricevere chi ha studiato! Saremmo accusati di sprezzo e se i giovani che studiano se ne vanno dai loro Paesi i non acculturati e gli anziani fallirebbero e avverrebbe una maggiorata immigrazione. Altra ipotesi semiologica, ricevere i bambini e accultuarli da noi, certo, avviene, ottimamente, ma i bambini vengono con gli adulti, se prendo un bambino prendo padre e madre. Ed ancora, immergere gli stranieri nell’aura respirabile della nostra laica libertà. Una ipotesi non una certezza, rischiosissima demograficamente.

Altre percorrenze: sviluppare i Paesi ad estrema natalità non economicamente rassicurati investendo in tali Paesi. Faccenda complicata, lo sviluppo di questi paesi talvolta incredibile, è il caso della Cina e dell’India ed eventualmente dell’Africa potrebbe svolgersi a danno dei nostri, si investe altrove ma non si investe nel proprio luogo, costoso maggiormente. La Cina, dalla quale ora non sappiamo come svicolare, è dimostrativa di un potenziamento espansivo con nostre difficoltà. E sgorgano ipotesi che definisco patologiche. La “soluzione” della guerra decimatrice della quantità umana, di pandemie con un controllo sociale violentissimo e, pure, decimazione, è la via totalitarista anche nei Paesi democratici, incapaci di risolvere le complicazioni nelle quali strangolano. Ipotesi di sterilizzazione, individui asessuati, ma accenno, è faccenda incredibile e verosimile. Le società quanto diviene attuabile a fini conservativi, lo attuano, sfrenatamente.

In concreto, l’ipotesi statunitense di bloccare Russia e Cina dal mercato mondiale quanto riescono è patologia politico-economica, un pensamento dei primi decenni del XX secolo, ed avrebbe, ha l’Europa quale vittima. Tema da considerare in esclusiva, è il vero tema odierno. Di che si tratta? Il sistema industriale, del capitalismo o del non capitalismo comunque non collettivistico è diventato iperproduttivo, essendo iperproduttivo diventa sociale o dovrebbe diventare sociale oggettivamente, capace di produrre per l’intero mondo. Se ci rendiamo convinti che andiamo in epoche iperproduttive addirittura con energie inconsumabili (fusione nucleare) non restringeremmo lo sguardo al contenimento come avviene micragnosamente adesso. Costringere la potenza produttiva è costringere altri a ridursi, è la via del conflitto, è la strada senile, avara, ormai la potenza produttiva è un getto solare e crescerà, sincoparla è renderla implosiva/esplosiva. Oltretutto, impossibile.

Nessuno, a meno di urti uraganeschi, conterrà Cina e Russia, al dunque. Sarebbe naturale, in armonia con l’epoca una politica dello spazio per tutti favorendo lo sviluppo di tutti, la domanda di tutti, l’offerta per tutti. Se favoriamo la domanda l’offerta troverà accoglimento. Vi sarà l’urto per ottenere spazio nell’eccesso di produzione? Affatto, in quanto crescerebbe la domanda. Gli sviluppi evolutivi non regrediscono, possono frenarsi, ritardarsi, ma non regrediscono. Costituiscono acquisizioni evolutive. L’acquisizione evolutiva del XXI secolo sta nella capacità di produzione mondiale da parte di talune potenze e di molte fonti assai più che nei tempi andati. Questo processo evolutivo non può che avere due strade, volerlo comprimere, o, altra via, produzione onnibranchiale millepiedi e millemani che afferrano la produzione, mi limito all’economia. Possiamo ragionare su questa evenienza? Dobbiamo.

È in accordo con lo sviluppo dei mezzi di produzione mondiale per dilagare nel mondo. Sei europeista, sei atlantista ma esistono gli altri. Comprendi? Dialettica. Esistono altri. Antitesi. Devi trovare una sintesi con l’antitesi. Uno sguardo che aggiunga l’altro. Uno sguardo mondiale. Chiaro? Vuoi eliminare l’antitesi, l’altro? Se lo vuoi eliminare è perché esiste, attento, esiste se lo vuoi eliminare. Se potessimo negare l’antitesi, l’altro senza tenerne conto! Non puoi. Intendi vincerlo e non associarlo in un insieme vasto, comprendente? Allora devi combattere. Stai combattendo? No! Credi di vincere prolungando un conflitto non esasperato e forse credendo che può continuare con una lotta controllata durevole. Non è una decisione che può estendersi. Se gli Stati Uniti intendono radicalmente inficiare Russia e Cina dall’economia mondiale, vogliono la guerra mondiale.

Perverremo al punto esplosivo. Russia e Cina non subiranno, vita o morte. Se non intendono emarginarle si accordino per soddisfare i bisogni dell’umanità, iperproducendo per l’umanità. La nostra epoca ha questa possibilità, per la prima volta nelle nostre possibilità. Ed invece tentiamo l’impossibile, dominio tra potenze che dominerebbero a condizione di guerra mentre darebbero soddisfazione ai bisogni nella pace. Se dilatiamo la sfera dello sviluppo, deserti, mari, pianeti, delle energia (fusione nucleare) produrremmo massimamente per la massima domanda. La potenza per la soddisfazione dei bisogni. Stupefacente: non è una fantasticheria. Potremmo! Ne abbiamo i mezzi! Che manca?


di Antonio Saccà