Il collocamento mirato consiste in misure e strumenti volti a favorire l’ingresso nel mercato del lavoro da parte dei lavoratori appartenenti alle cosiddette “categorie protette”. La legge numero 68/99, rubricata come “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, è la principale fonte normativa vigente e assume il fine ultimo di valorizzare tali risorse, fornendo potenziali opportunità lavorative.

La normativa trova come destinatari sia le persone con disabilità, a cui è data la possibilità di richiedere l’iscrizione alle liste di collocamento per beneficiare di un percorso personalizzato di integrazione al mondo lavoro, sia i datori di lavoro pubblici e privati tenuti per legge, in base alla dimensione della azienda, al rispetto delle quote cosiddette di riserva previste per i disabili.

L’esigenza, particolarmente avvertita, di favorire l’occupazione delle persone con disabilità, il cui numero continua a crescere, non si è tradotta in termini di effettivo inserimento di tale categoria di lavoratori nel tessuto economico e produttivo del nostro Paese. Il sistema delle quote d’obbligo, infatti, non si è rilevato di grande successo, così come non può che registrarsi un’inefficienza dei centri per l’impiego. Se l’obiettivo è la promozione di politiche attive del lavoro e la lotta alla disoccupazione, non si comprende come moltissimi disabili, in cerca di una propria realizzazione professionale, incontrino serie difficoltà nella ricerca di una posizione lavorativa. Alla completa assenza da parte dei centri dell’impiego, che dovrebbero costituire una sorta di trait d’union, si accompagna l’avvio di selezioni per posizioni lavorative che, tuttavia, mal si conciliano rispetto alle disabilità dei lavoratori selezionati. Questo perché il sistema si fonda su un abbinamento meramente numerico, che non garantisce l’effettivo incontro tra domanda e offerta di lavoro e che, di fatto, induce le aziende a ricercare manovre volte a raggirare l’applicazione normativa.

Ebbene, tale inefficienza non può che confermare come nel nostro Paese predomini una visione unicamente passiva della disabilità, basata per lo più sul modello sanitario-assistenziale. Ma la presa di coscienza del fallimentare sistema in essere può dirsi realmente raggiunta? Quello che sappiamo, è che il potenziamento dei centri per l’impiego è stato inserito tra gli obiettivi del Pnrr e che, in attuazione delle riforme previste dalla Missione 5 “Inclusione e Coesione” del Piano, è stata approvata la legge delega numero 227/2021.

Non resta che attendere l’esito di tali interventi, sperare che il collocamento mirato non resti un miraggio e augurarsi che, finalmente, si registri un cambiamento di rotta nel modo di gestire un settore particolarmente sensibile. L’accoglimento di politiche che mirino a potenziare, realmente, l’integrazione delle categorie protette in sintonia con l’evoluzione del sistema aziendale e del contesto economico appare, dunque, fondamentale.

Aggiornato il 01 dicembre 2022 alle ore 10:21