Stefano Sparti: una persona giusta nel mondo sbagliato

Una persona tendenzialmente giusta, ma nata nel posto e nel mondo – per lui – sbagliato. Per farla breve, il ritratto di Stefano Sparti potrebbe finire qui. Era il figlio, poi divenne il grande sbugiardatore, di un controverso pentito a metà tra la Banda della Magliana e l’eversione di destra, cioè quel Massimo Sparti determinante nel giudizio, diventato definitivo, sulla colpevolezza di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, avvenuta alle 10,25 del mattino.

Chiunque, prima di incriminarlo per falsa testimonianza contro il padre, avrebbe dovuto chiedersi: quale movente e quale vantaggio Stefano Sparti ne avrebbe tratto? Già a suo tempo, nei primi anni Ottanta, tutti i componenti dell’intera famiglia Sparti, nonna e domestica comprese, testimoniarono contro il padre Massimo, affermando che quel 4 agosto 1980 si trovava a Cura di Vetralla, nella modesta casa di vacanze di famiglia, e non a Roma a incontrare Mambro e Fioravanti, per procurare loro passaporti falsi, così come nella versione da lui fornita ai magistrati. Non vennero creduti e anche loro vennero incriminati. All’epoca, nessuno ritenne di ascoltare quel bambino precoce e intelligente che si chiamava Stefano e che leggeva sui giornali quelle che lui definiva “le menzogne di mio padre”. Così, quando circa 25 anni dopo si decise a uscire fuori dall’omertà indotta della famiglia, per intervenire prima in un’intervista a La Stampa (2007) e poi in un colloquio su Il Tempo (2017), già si era constatato che il padre, nel frattempo morto, per ben 25 anni era sopravvissuto a un diagnosticato tumore al pancreas, che gli era valso come assist per la scarcerazione anticipata. Qualcuno sostenne che la certificazione era stata addomesticata. Stefano ne era quasi certo. Sicuramente convinto.

Solo un paio di anni orsono venne sentito nel processo bis per la strage, quello in sostanza che ha visto condannare Gilberto Cavallini in primo grado. Alla fine, venne ammessa la testimonianza di Stefano Sparti. Ma l’uomo, per il coraggio manifestato nel subire le ritorsioni di una giustizia che tende all’ideologico-conservativo nel volere consegnare alla storia una verità processuale che parla di strage fascista, per il dolore che la vita gli ha dato con la croce di un figlio nato completamente cieco e sordomuto, e per la inspiegabile ingenerosità di chi lo ha voluto incriminare per falsa testimonianza – per avere smentito il padre su quell’incontro quasi certamente mai avvenuto il 4 agosto 1980 tra Massimo Sparti e il duo Mambro-Fioravanti – merita qualcosa di più che le cronache dal sapore complottista, che ne hanno sin qui descritto il molto probabile suicidio per esasperazione esistenziale.

Non gli vollero credere, sebbene già da ragazzino (a 12 anni) aveva detto ai poliziotti quelle stesse cose. Stefano Sparti, a suo modo, è una delle tante vittime della giustizia all’italiana: sempre ideologica, spesso forte con i deboli e debole con i forti. Lui era un debole. Anzi un debilitato. Dalla vita. Dall’educazione manesca del padre, che comunque faceva parte della Banda della Magliana e non di un circolo di bridge. E infine dalla burocrazia giudiziaria del Belpaese, che non si fa certo ribaltare una tesi precostituita sulla strage di Bologna che deve, e doveva essere, fascista a ogni costo. Guai se qualche documento, tuttora coperto a metà dal segreto di Stato dei primi anni ’80, dovesse indirizzare una nuova inchiesta sulle possibili e minacciate ritorsioni dei terroristi palestinesi dell’epoca, per il sequestro dei missili Strela all’autonomo Daniele Pifano (1979). E guai se il figlio di un pentito, convinto dalla ragion di Stato a fare un certo tipo di testimonianza, avesse sbugiardato e sputtanato platealmente il disinvolto genitore.

Stefano è stato indotto al probabile suicidio, da una parte, dalla sfortunata circostanza di essere stato una persona giusta nata in un mondo, e in un ambiente, per lui sbagliato e, dall’altra, dalla feroce indifferenza burocratica di un apparato giudiziario e politico che aveva deciso, forse a tavolino, quale dovesse essere sin dall’inizio la matrice politica di quell’orrendo attentato.

Aggiornato il 31 gennaio 2023 alle ore 09:42