L’arma di distrazione di massa: il conformismo

mercoledì 1 marzo 2023


Nella storia dell’umanità abbiamo assistito a diversi modi per condizionare e limitare la libertà dell’uomo ed ogni sua declinazione, come la libertà di opinione, di espressione, di circolazione e la libertà economica. La violenza, esercitata a tale fine, si era manifestata fin dagli albori dell’umanità con la coercizione fisica e la guerra, ma nel tempo, con l’evolversi dell’uomo e lo sviluppo della sua capacità intellettuale, si è arrivati ad affinare progressivamente degli strumenti coercitivi più sottili, sempre più reconditi, fino a concentrarsi sulla psiche dell’uomo stesso, passando dall’esercizio di una violenza manifesta ad una violenza subliminale che porta all’inconscia sudditanza di colui che la subisce (molto spesso anche inconsapevolmente).
I condizionamenti psicologici affinati nel tempo sono stati molteplici e di diversa natura, da quello religioso, spirituale, filosofico e ideologico-politico, fino a quelli chimici (gli stupefacenti).

Nel XX secolo si sono create quelle nefaste basi che hanno portato a quella dittatura collettivista mascherata formalmente da democrazia, che a suo compiacimento il “gotha” plasma e gestisce fruendo di quegli strumenti di potere, come i mass media o i simposi a porte chiuse (vedi il Club Bilderberg), che condizionano tutta la collettività. Dal diktat di fare ciò che il sovrano impone si è passati all’ingenuità di credere di scegliere autonomamente ciò che in realtà il sovrano ha deciso che il suddito possa scegliere. 
Oggi stesso assistiamo ad un fenomeno sociologico alquanto inquietante per il suo potenziale tanto coercitivo quanto occulto, mi riferisco al conformismo, quello strumento talmente efficace che ha permesso di sostituire il violento divieto della libertà di stampa e che a sua volta ha permesso di mascherare l’oligarchia sostanziale con il regime democratico formale.

Quale significato può assumere il significante conformismo se non quello che, secondo un’analisi psicologica attenta, rappresenta un pensiero unico, che a sua volta costituisce un agglomerato di individui che perdono ogni capacità discernente, a causa del quale ciascun sentimento e ciascuna idea lascia l’originale unicità per rimanere irretiti in un angusto e medesimo indirizzo ideologico. Proprio in questa condizione psicologica si determina e si forma una coscienza collettiva, un’anima monolitica, una folla conformata ad un unico pensiero, che implicitamente soggiace in assoluta sudditanza della legge dell’unità mentale delle folle.

Con questo subliminale processo cognitivo indotto dalla propaganda e dai mass media si genera una nuova granitica unità, determinata non da una contiguità spazio-temporale, ma da un insieme di persone che agiscono come una sola, assumendo una sua unità psicologica, la quale a sua volta oltrepassa qualsiasi caratteristica psicologica soggettiva, che, difatti, anziché risultarne la somma, ne annulla ogni singolarità. La potenza di questa artefatta unicità, obliterante le personalità individuali, porta a respingere tutte quelle qualità razionali e di discernimento insite nell’attività di autodeterminazione del singolo individuo.

Il conformismo consiste nell’accettazione fattiva dell’irrazionale, che risponde a stimoli e impulsi tanto immediati quanto primordiali, che declina ogni sua manifestazione posturale con l’esercizio di energie inconsce, riferendosi a valori primigeni, dove l’istintualità e l’aggressiva passione esuberano con tutta la loro irrazionalità. Il comun denominatore di ciascun tipo di conformismo si basa sul germe del contagio e di conseguenza dell’imitazione, tutto rafforzato dal mastice della suggestione.
Ciascuna personalità individuale, nel momento in cui rimane coinvolta in questo percorso psicologico centrifugante e conformistico, subisce un processo di ineluttabile metamorfosi, che, quasi in uno stato di ipnosi collettiva, tende ad uno sconcertante oblio e non si è più dinanzi ad un insieme di individui, ma ad un’unità concettuale di qualità totalmente differente. 
Invero, il conformismo porta a ragionare per immagini, esulando da qualsiasi concetto razionale, alimentando sentimenti estremi, che generano giudizi assoluti, esimenti il principio giudiziario di “al di là di ogni ragionevole dubbio”, mentre le sfumature e i particolari si perdono nel vuoto.

Dietro ogni conformismo vi è sempre un deus ex machina, che ammaestra il pensiero unico, l’abile Caesar che conduce e influenza le menti unificate con l’abilità subliminale del potere della comunicazione e del suo linguaggio, il quale per fungere e raggiungere il suo scopo non può non essere semplice e riduttivo, scevro da ogni intento argomentativo o di approfondimento, non deve dimostrare alcunché, ha solo la funzione di veicolare l’opinione pubblica verso un’unicità di indirizzo, la cui verità prescinde da qualsiasi analisi o razionalità, perché la massa non deve e, essa stessa non vuole, essere abituata ad usare la ragione ma a seguire il verbo, quasi fosse essa stessa un branco e non un’unione di individui dotati di capacità di discernimento. La storica massima “panem et circenses” ben palesa il suddetto concetto.

Quindi ogni affermazione per essere inconfutabile basta che sia reiterata pedissequamente fino allo sfinimento, per divenire verità incontrovertibile, sebbene surreale e priva di ogni fondamento e quindi non provata in alcun modo e magari anche successivamente smentita (ricordo quanto avvenne prima della guerra in Iraq, in cui sia Bush che Blair affermavano insieme al loro entourage che Saddam Hussein possedeva delle armi di distruzione di massa, per giustificare l’aggressione all’Iraq, poi rigorosamente smentiti dalla storia). La condicio sine qua non è che colui o coloro da cui vengono proferite queste affermazioni siano dotati di sufficiente prestigio, di riconosciuto carisma, che li rendano convincenti nella loro esposizione sicura dei fatti, un’esposizione priva di alcun dubbio, ovviamente.

L’asserzione del Caesar diviene il verbo incontestabile, anche quando affronta questioni di matrice scientifica (ricordo a proposito l’intervento di Mario Draghi quando affermò in una storica conferenza stampa riguardante la vaccinazione anti Covid-19, che chi non si vaccinava si infettava e infettava gli altri, moriva e faceva morire). In sostanza, il sostrato dell’unità mentale ingenerato nell’opinione pubblica dal conformismo si sedimenta fino a diventare l’anima della collettività, ovvero viene a costituire quello strato inconscio su cui il Caesar di turno salda il proprio potere. Al postutto, l’azione che genera il conformismo risponde a una logica di ignominiosa regressione verso una riprovevole deriva di violenza pari a quella dello stadio primitivo, antitetico al modus agendi di colui che non rinuncia alla propria autodeterminazione, al costo anche di essere ghettizzato ed emarginato socialmente, in nome della libertà di pensiero individuale.

Nella storia remota e recente d’Italia abbiamo constatato diverse violenze conformistiche, da quella della post-unità consistente nell’accusa di “brigantaggio” nei confronti di coloro che nel sud si sentivano depredati e si difendevano, combattendo i soprusi compiuti da coloro che avevano imposto loro un’unità, che anche dal punto di vista onomastico del nuovo sovrano (vedi il nuovo re sabaudo Vittorio Emanuele che invece di utilizzare il nome Vittorio Emanuele I, in quanto primo re d’Italia, scelse di continuare a chiamarsi Vittorio Emanuele II) sembrava più un’annessione da parte del regno sabaudo anziché un’unione. Per poi passare al periodo del fascismo, in cui chiunque osasse contestare le scelte del regime veniva tacciato di “disfattismo” e quindi di essere un nemico della patria. Fino ad arrivare alla storia recente, durante gli anni ’60/’70, durante i quali imperava prevalentemente la cultura marxista e tutti quei pochi liberali che contestavano la deriva illiberale e collettivista verso cui si dirigeva la cultura nazionale, venivano additati come “fascisti”.

All’attuale presente, in un periodo storico post-ideologico, impera il controllo conformistico del pensiero con lo strumento della banalizzazione dell’opinione contraria, che ogni volta che osa confutare (con prove ed analisi approfondite) il pensiero unico e la sua narrazione della storia passata, recente e presente, viene censurato con l’insulto delegittimante di “complottista”.

 “Vitam inpendere vero” Giovenale


di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno