Magistratura ordinaria: un concorso ancora da rivedere

giovedì 25 maggio 2023


La scorsa settimana si è svolto nei consueti padiglioni della Fiera di Roma il concorso bandito con il Decreto ministeriale del 18 ottobre 2022 per 400 posti da magistrato ordinario. Un concorso che nell’ultimo ventennio ha acquisito sempre più importanza e interesse per la platea dei giovani laureati in giurisprudenza, toccando la soglia di 15mila domande di partecipazione. L’epoca in cui il concorso in magistratura era considerato un mero posto statale, nonché via di fuga per coloro che non potevano permettersi di fare l’avvocato può dirsi chiusa da tempo. Oggi, nel rappresentare l’aspirazione dei più, il concorso mira a selezionare la classe dirigente impegnata nell’esercizio della funzione istituzionale propria di uno dei poteri dello Stato.

Come è noto il Decreto legge n. 144/2022, in tema di realizzazione del Pnrr e perseguimento dell’obiettivo di riduzione del contenzioso pendente “anche tramite la celere assunzione di nuovi magistrati” ha modificato la normativa sull’ingresso in magistratura consentendo l’accesso direttamente ai neolaureati, così come era previsto in passato. In altre parole, l’intenzione del Legislatore del 2006 volta a operare una preselezione in ammissione fondata su requisiti supplementari, alternativi tra loro, è venuta meno. L’effetto è stato l’arrivo di oltre 19mila domande di iscrizione e la partecipazione di 7.374 candidati: un’affluenza mai registrata negli ultimi 7 anni.

Ma la previsione di un accesso a candidati per così dire “qualificati” era davvero illegittima? In un contesto sociale profondamente diverso rispetto agli anni in cui l’accesso alla magistratura era previsto per i soli laureati e in un’epoca in cui la formazione universitaria è costellata da lauree telematiche, la previsione di requisiti preferenziali stringenti non era poi così discriminatoria. Ciò che, invece, andava fatto era operare una seria riforma delle scuole di specializzazione per le professioni legali al fine di renderle reali centri di formazione per le professioni (avvocatura, notariato e magistratura) e far cadere il redditizio mercato dei corsi di preparazione privati. Ma vi è di più. L’esigenza di allargare le maglie di accesso alla selezione non è stata accompagnata dall’abolizione del limite delle tre consegne.

Il punto è stato posto all’attenzione del Governo ad inizio anno dagli onorevoli Michelotti e Sbardella che hanno presentato una nuova proposta di legge al fine di elevare il numero di consegne da tre a cinque così da ovviare alla carenza “di personale nell’ambito della magistratura ordinaria” come già fatto per l’accesso al concorso notarile. Così come si discute ancora sulla necessità di inserire un test psicoattitudinale che valuti le capacità personali dell’aspirante magistrato prima ancora che quelle giuridiche in relazione al fatto che il ruolo di giudice deve essere espletato da parte di coloro che abbiano caratteri di equilibrio e buon senso. Può, dunque, dirsi che la riforma abbiamo raggiunto lo scopo? La risposta non può ancora essere affermativa. Nell’attesa di conoscere l’esito dell’ultimo concorso e il numero di idonei finale rispetto ai 3.147 consegnatari ciò che resta certo è che avere una magistratura efficiente e realmente preparata è un primario interesse dei cittadini.


di Ilaria Cartigiano