Professor Magi: “I 15 miliardi al sistema sanitario sono solo l’inizio” (video)

Ospite di “Medicina a Km 0” di questo mercoledì è il professor Antonio Magi, Specialista ambulatoriale Radiologo presso la Asl Roma 1, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, segretario generale del Sumai Assoprof, portavoce di Apm e componente del Cda dell’Enpam. 

Le risorse destinate alle opere che riguardano la sanità per mettere in funzione le strutture di prossimità (case e ospedali di comunità), garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea) e tutti gli interventi di cui si è parlato finora coerentemente con i bisogni reali dell’assistenza sanitaria e della sanità del futuro, non sono sufficienti.

Il professor Magi prende nota delle parole del premier Giorgia Meloni, che ha annunciato 15 miliardi di euro in arrivo per migliorare il Sistema sanitario nazionale. “Ma no a cattedrali nel deserto”, ha aggiunto. Nel video all’interno di questo articolo, il presidente dei medici ha commentato la notizia come un ottimo inizio, sostenendo che in seguito ci vorranno altre tranche per azioni fondamentali come la programmazione, la prevenzione e per riammodernare le strutture. Senza trascurare il fatto che per rendere efficiente la parte digitale della sanità, da nord a sud, tanto attesa e discussa come ad esempio la telemedicina, bisognerà attrezzarsi per istruire il personale ed anche i pazienti, che spesso sono e saranno sempre più anziani, o i caregivers che si occupano di loro, a saper utilizzare i device. 

A che punto siamo con gli obiettivi del Piano che riguardano la sanità? Abbiamo un elenco aggiornato di ciò che serve per il futuro, per eventuali prossime pandemie, per la sanità di domani?

Quanto è stato programmato nel punto 6 del Pnrr è ancora tutto sulla carta, aveva detto la Corte dei Conti, a cui sono stati affidati i controlli sulle spese.

La Camera intanto ieri ha confermato la fiducia al governo sul dl Pubblica amministrazione che contiene gli emendamenti che limitano i controlli della Corte dei conti sulle spese del Piano nazionale di ripresa e resilienza, prorogando di fatto l’operato del precedente Governo Draghi. 

Tante ancora oggi le sfide che i nostri medici devono affrontare: dal sovraffollamento dei Pronto soccorsi, alle violenze e le aggressioni sul posto di lavoro, ai tagli economici, il piano di rientro, il blocco del turnover, la medicina difensiva, la burocrazia, gli accessi ridotti nelle scuole di specializzazione.

Tanti i medici che, dopo essersi formati a caro prezzo nel nostro Paese, ci lasciano per andare all’estero, perché noi non siamo attrattivi. Se adeguassimo gli stipendi dei professionisti della salute alla Francia, alla Germania o agli Usa, non perderemmo un investimento sicuro. Ogni giovane medico specializzato è già costato allo Stato italiano 150mila euro. Questo è ciò che perdiamo ogni volta che un giovane medico decide di migrare all’estero, insieme alla sua competenza, acquisita in una delle nostre invidiate scuole di Medicina del Paese.

Aggiornato il 07 giugno 2023 alle ore 12:29