Multe cancellate in cambio di regali, come i biglietti per le giostre

venerdì 16 febbraio 2024


L’Italia è quel posto che lascia sempre e davvero “open to meraviglia”, per parafrasare la campagna pubblicitaria, non riuscitissima o forse invece sì, del Ministero del Turismo di Daniela Santanchè che invitava i turisti a venire a scoprire le nostre bellezze culturali. Ecco, forse tra le nostre “bellezze culturali” dovremmo aggiungere quel non so che di “aumm aumm”, di truffaldino bonario che ci fa tendere a sistemare anche le cose amministrative con una stretta di mano e un volemose bene. E, forse, è successo questo a Lecce, dove la Guardia di finanza a partire dal 2019 ha seguito un’indagine su tre dipendenti della polizia locale, un dipendente di una società municipalizzata e uno della Polizia provinciale.

Un nucleo di finanzieri leccesi ha ricostruito e analizzato, per 4 anni circa e con estrema solerzia nonostante uno stop dovuto alla pandemia, circa 500 verbali di violazioni del codice della strada che, secondo le risultanze investigative, sarebbero stati annullati da funzionari compiacenti con l’ausilio di alcuni politici locali, i quali si sarebbero spesi con funzionari pubblici per sistemare questioni private per “rafforzare il consenso elettorale”. Egregio sia il lavoro del Pubblico ministero e del nucleo investigativo della Polizia finanziaria di Lecce, sia il giro di amici degli amici messo su per farsi presunti favori tra presunti corruttori e presunti corrotti.

Si parla infatti di capi d’accusa pesanti, come corruzione finalizzata all’annullamento di atti amministrativi, anche se sui media si è parlato genericamente di multe. Ma siamo onesti: chi di noi non vorrebbe avere un amico che ci annulla una multa, specie se la riteniamo ingiusta o eccessiva. Una persona che conosco è stata fermata ad un controllo stradale di routine ed è venuto fuori che non aveva rinnovato la polizza Rca (Responsabilità civile autoveicoli). Una mera svista, in totale buona fede. Risultato: sequestro del veicolo, multa da 1.732 euro, revisione scaduta (350 euro), libretto in originale non presente sul veicolo altri 80 euro (che chi ce lo tiene, considerando che se ti rubano la macchina poi per riavere un duplicato campa cavallo e per fare la denuncia… e chi se li ricorda i dati del veicolo). Morale: 2.162 euro che non può pagare, che lieviteranno con le more e la macchina è ferma e non si può usare. E nessun correttivo normativo o eccezione prevista. Ha anche pianto, umiliandosi. Il che da solo ci dice che quella legge, così come è concepita e applicata, è sbagliata. Però nessuno la corregge. E in Italia è tutto così, miliardi di leggi fatte male, obsolete, inutili e nessuno che se ne accorge e fa qualcosa.

La persona dell’aneddoto non è un ladro, uno spacciatore, un manigoldo. È uno che sgobba da mane a sera e al mese guadagna meno di 1700 euro al mese, a Partita iva. E deve pagare un affitto, le bollette, il medico, le rate di elettrodomestici, la revisione della caldaia obbligatoria, ha una madre anziana che ancora non prende la pensione totalmente a carico, la spesa alimentare. Ovviamente non ha la possibilità di saldare sull’unghia le multe e ora non può lavorare da mesi, perché il suo è un lavoro che non si può fare prendendo i mezzi pubblici, non ha diritto al reddito di cittadinanza e nemmeno alla disoccupazione, la banca non gli concede prestiti.

E come lui oggi in Italia ce ne sono milioni. Milioni che non ce la fanno più a pagare quello che fino qualche anno fa era pagabile, che devono pagare assicurazioni e multe e tasse per importi fuori da ogni logica con soldi che non ci sono più, fagocitati dall’inflazione e da politiche economiche, tributarie e previdenziali totalmente fallimentari. Dove vive chi ha prezzato queste multe, sulla Luna? Le multe vanno adeguate al reddito. Punto. A milioni di persone farebbe quindi davvero comodo avere un amico che in cambio di un biglietto per le giostre (giuro, si parla di biglietti per le giostre), addobbi per matrimoni e prestito di furgoni per traslochi, ti aiutasse a tirare a campare. Questo amico dovrebbe essere lo Stato. Senza nulla togliere alla legalità e giustizia dell’operazione, dobbiamo prendere atto che per il sistema giudiziario italiano la famosa mano che lava l’altra potrebbe rovinarti la vita con un’inchiesta e una condanna per “corruzione”.

Si legge “maxi inchiesta”, uno pensa a un giro di milioni, miliardi, e invece si tratta di 46 persone che si scambiavano favori e regali “per chiudere un occhio”, per annullare atti amministrativi minori, per un volume di 500 multe. La popolazione della provincia di Lecce è di circa 800mila persone, a Lecce abitano circa 98mila persone, quindi in percentuale parliamo di una quota infinitesima di violazione. Ovviamente bisognava indagare, ma rileverei l’eventuale tenuità del fatto per semplicità della moneta di scambio. Quale sia l’entità della gravità di queste violazioni, il loro danno alle casse comunali, verrà valutato caso per caso nell’aula di un tribunale, dove 46 famiglie saranno esposte a pubblico ludibrio e ne usciranno comunque socialmente distrutte qualunque sarà il verdetto.

Bisognerebbe domandarselo se spendere i soldi dei contribuenti per indagare su una multa annullata in cambio di biglietti alle giostre o sul farsi carico di problemi altrui in vista di una campagna elettorale vada così severamente punito, o se il millenario quieto vivere di una comunità territoriale dove tutti conoscono tutti possa essere considerato un valore, quasi culturale. Dura lex sed lex, ma di certo urge rivedere i tariffari delle violazioni al codice della strada. In Italia è subito associazione a delinquere a caratteri cubitali, e soppressione di atti pubblici, accesso abusivo alle banche dati, gogna popolare. Ma chi tutela il cittadino dall’eventuale ingiustizia, anche normativa, dello strapotere dell’atto pubblico, anche di una semplice multa stradale, che può rovinarti la vita perché magari, banalmente, non la puoi pagare? Forse servirebbe anche meno ipocrisia: questa cosa di cancellare le multe stradali agli amici, e chi lo chiede motivandolo, in Italia è prassi socialmente accettata da decenni, fatto notorio, quasi cortesia istituzionale per non dover  far aspettare mesi e mesi l’esito di un  ricorso a una persona che non ha la possibilità di aspettare i tempi della giustizia – e che comunque non ha ammazzato nessuno – e invece chi delinque sul serio e latitante, magari nascosto per trent’anni nel paesello a casa sua, sta sul divano e se la ride anche nell’Aldilà. Spunti di riflessione.


di Romana Mercadante di Altamura