Bla Bla Blog. Il web che straparla

Prima o poi arriva per tutti il momento delle domande esistenziali. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove siamo diretti? Che poi sono le stesse che domande che fanno le guardie doganali quando si cerca di portare in Svizzera i gioielli della nonna, anche se nessuno ha mai definito il loro lavoro una forma empirica di speculazione filosofica. Piuttosto, una bella seccatura. Anche per i blogger, alle prese con una rete che cambia molto più in fretta dell’esistenza umana, arriva il momento fatidico delle domande esistenziali. Quali? Beh, sono parecchie. Ha ancora un senso tenere un blog quando tutti si stufano a leggere qualunque cosa sia più lunga di un sms, compresa la posologia dei medicinali, e poi va regolarmente a finire che inghiottono le supposte con un bicchiere d’acqua e prendono le Zigulì dall’ingresso di servizio? Mi si nota di più se lo aggiorno in continuazione oppure se lascio trascorrere lassi di tempo inenarrabili tra un post e l’altro, nella speranza di ingenerare un’attesa pari solo a quella del Giorno del Giudizio per i millenaristi più ferventi? Se metto i link ai social network sono più “user frielndly” oppure divento troppo “mainstream”? Ma Albano e Romina torneranno mai insieme? Perché devo scervellarmi ogni settimana per scrivere un post bellissimo, acuto, intelligente e pregno di significato e poi essere ignorato dal grande pubblico, che invece preferisce cliccare compulsivamente il tasto “mi piace” sotto l’ennesimo video dei gattini che giocano con una palla? È meglio Di Natale o Balotelli? Ecco, domande così.

Passata di Moda
Sottotitolo: “Non mi rassegno alla fine dei blog”. Un atto di straordinario coraggio, insomma. O di incoscienza, a seconda dei punti di vista. L’autrice, che si definisce una via di mezzo tra la signorina Carlo e Moira Orfei, e purtuttavia lancia la propria candidatura come prossima valletta di Sanremo portando a sostegno una lunga serie di valide argomentazioni che potrete leggere direttamente sulla sua pagina, ha le idee molto chiare. Ovverosia continua a tenere il suo blog proprio come si faceva una volta, quando per attirare l’attenzione non bastava certo un autoscatto seppiato nel cesso di un autogrill, ma bisognava anche scriverci sotto qualcosa di decente: un po’ diario segreto ma mica tanto segreto perché non c’è il lucchetto e poi, che diamine!, sta pure su Internet;  un po’ proto-social network, dove io dico una cosa in un post, seria o meno che sia, tu commenti, io rispondo, non siamo mai d’accordo su niente, succede su un casino, ma almeno nessuno ti invita alla pagina “Salviamo i lemuri dislessici dalla privatizzazione delle acque reflue”; un po’ salotto e un po’ pensatoio. Mentre il mondo corre non si sa bene in quale direzione, tra tweet, ritweet, condivisioni, like e dislike, c’è ancora qualcuno cui piace giocare con le vecchie regole. È confortante, ti fa sentire come a casa, protetto, sicuro, tranquillo. Però, purtroppo, sta diventando anche maledettamente obsoleto. Sarà per questo che l’autrice si sente un po’ “Passata di moda”. Passata come quella di pomodoro. Perché se non ci stai attento, su Internet puoi finire schiacciato come un Solanum lycopersicum nella stagione delle conserve. Tutti di corsa, in una gara dove nessuno arriva mai per primo. Tutti che parlano, e straparlano, e si parlano addosso, e ti parlano addosso. E allora i casi sono due: o fai come Bill Foster di “Un giorno di ordinaria follia”, oppure ti rintani tranquillo nel tuo blog in attesa che il web rinsavisca e torni a riscoprire il bello della blogosfera. Il bello di essere passatadimoda.wordpress.com

Volare è potare
Sottotitolo: “Fare i blog non ha più senso”. Eccolo qui, il solito pessimista. Invece no, perché nonostante nell’era dei social network (sempre più network e sempre meno social) tenere un blog possa effettivamente essere diventato stimolante quanto insegnare l’algebra alle plafoniere, qualcosa di buono in giro si trova ancora. E soprattutto c’è ancora gente in giro che ha fame di qualcosa di buono. Fortunatamente l’autore del blog lo sa benissimo, e sotto la scorza del finto nichilista disilluso sfodera un pregio che sta diventando sempre più raro tra i blogger: scrivere per divertimento e per piacere personale, prima ancora di scrivere per divertire e piacere agli altri. Lo dimostra anche il fatto che in uno dei sue ultimi post abbia redatto una bellissima apologia del trolling sul social network più snob del momento, ovvero Twitter, contro gli snob per eccellenza, ovvero i cosiddetti (e spesso sedicenti) vip. Imperdibile la rubrica dedicata alla recensione delle statue brutte, nella quale aborti di bronzo e cemento abbandonati con cinica noncuranza nei parchi pubblici e nelle piazze affinché possano spaventare a morte gli anziani, i bambini e i suonatori di bonghi vengono descritte con una passione e un diletto che lo stesso Philippe Daverio stenterebbe a dedicare ad un dipinto preraffaellita. Ma il bello si nasconde nel tag “Confessioni di un Internettuagenario”, dove chiunque non si limiti ad usare solo Facebook oppure Google per digitarci sopra “Facebook” potrà fare un nostalgico tour dell’Internet di una volta, un amarcord del web senza Zuckerberg, quando ancora la rete non era solo un mezzo per condividere le foto di Rihanna in vacanza. Insomma, non è vero che fare un blog non ha più senso. Come in tutte le cose, anche qui volere è potere. E volarepotare.blogspot.it

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:48