Gli italiani “sconnessi”   e lo scarso uso del web

“Negli ultimi quindici anni Internet è prepotentemente entrata a far parte della nostra quotidianità.” Questa è la frase di apertura del rapporto “Internet@Italia 2013. La popolazione italiana e l’uso di internet”, realizzato da Istat e Fub e presentato a Roma lo scorso venerdì presso la sede dell’Istituto Nazionale di Statistica. Vero, quasi per tutti. Un po’ meno per gli italiani, stando al report: sono più di 23 milioni coloro che non hanno mai utilizzato la Rete nel 2013, pari ad oltre un terzo della popolazione (la media Ue è del 20 per cento, con grandi difformità che vanno dal 4 per cento della Svezia al 42 per cento della Romania).

Con queste scarse performance, che collocano ancora una volta il nostro Paese in fondo alle classifiche Ue – davanti solo a Romania e Bulgaria – l’Italia difficilmente riuscirà a colmare il gap e raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale Europea per il 2020. Se le cose non vanno bene per quanto riguarda l’utilizzo domestico della Rete, la situazione non migliora sul fronte delle aziende. Stando alle statistiche, appena il 7 per cento delle imprese – grandi, piccole e medie – pratica l’e-commerce. Come ha sottolineato Giorgio Alleva, presidente Istat, il problema italiano è prevalentemente culturale, oltre che di natura infrastrutturale. Dalla ricerca emerge una positiva correlazione tra utilizzo della Rete e livello di alfabetizzazione.

E ancora, gli italiani si dimostrano lontani dagli obiettivi di Europa 2020. Se Bruxelles mira al 40 per cento di laureati entro il 2020, l’Italia si attesta ad oggi al 22 per cento, contro la media dell’Unione al 38 per cento. Inutile dire che le pratiche migliori appartengono ai paesi nordici e scandinavi. “Nel processo di digitalizzazione bisogna star attenti a produrre un’offerta che sia accessibile a tutti”, ha sottolineato Alleva, “considerando che le persone anziane e poco istruite rappresentano l’anello debole a maggior rischio di esclusione”. All’interno della ricerca sono stati delineati 5 profili di utenti digitali, determinati dalla combinazione di competenze e frequenza d’uso della rete. Le competenze, in generale, sono scarse, e gli italiani utilizzano internet prevalentemente per servizi elementari come la posta elettronica.

Gli utenti “forti” in Italia sono 16,4 milioni. Da contraltare – ha però sottolineato con preoccupazione il sociologo Sebastiano Bagnara – il 20 per cento dei nostri occupati non utilizza Internet, ed il 10 per cento ne fa un uso sporadico o si classifica tra gli “ex utenti”. Ciò implica che il 30 per cento della nostra forza lavoro è “fuori dal mondo”. Nella successiva tavola rotonda si è ribadita la necessità di un approccio di sistema. Mauro Bonaretti, segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha sottolineato come la ricerca evidenzi che Internet risulti essere un amplificatore delle divergenze sociali: gli utenti forti sono cittadini “forti”, al contrario gli utenti deboli sono cittadini “deboli”. Bonaretti ritiene il momento attuale positivo grazie all’accordo di partenariato 2014-2020 (per l’impiego di fondi strutturali e di investimento europei) che rappresenta un’importante sicurezza sul piano delle risorse. “Non essendoci più questo alibi occorre capire come intervenire e agire di conseguenza”.

Antonio Nicita, Commissario Agcom, ha mostrato perplessità rispetto agli obiettivi imposti dalla Digital Agenda europea, troppo rigidi e che non tengono in debito conto i diversi punti di partenza dei differenti Paesi. Il Commissario ha quindi messo in luce come il regolatore abbia in verità pochi poteri per quanto riguarda internet. Certamente uno dei tanti paradossi di questo paese, trattandosi di un’autorità convergente che vigila sul mercato dei media e delle tlc. Nicita ha infine lanciato una provocazione – della quale sarà necessario studiare l’effettiva applicabilità, ma che merita comunque attenzione – di un Internet accessibile per detenuti e immigrati. L’uso del digitale, quindi, come fattore abilitante per l’inserimento nella società. Molteplici sono gli utilizzi virtuosi che si possono fare della Rete. A quanto pare ora però bisogna agire nel promuovere una effettiva digitalizzazione del Paese, nelle competenze e nelle infrastrutture.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:52