La geolocalizzazione dell’hate speech

Non è certo la prima volta che si sente parlare di hate speech, intendendo con questo anglicismo quel linguaggio violento ed insultante utilizzato in rete per additare minoranze e parti sociali più deboli. E’ però sicuramente la prima volta che viene presentata una mappa italiana sull’intolleranza. Il progetto, che prende spunto dalla Hate Map della Humboldt University – che indica geograficamente, all’interno degli States, le aree in cui è maggiormente presente il razzismo, l’omofobia o l’aggressività verso i disabili –, è stato portato avanti dall’Osservatorio sui Diritti, Vox.

Obiettivo dell’iniziativa quello di individuare il livello di odio che corre online rispetto a 5 categorie e, successivamente, localizzare geograficamente i territori in cui si condensano maggiormente queste intolleranze, e quali gruppi ne sono più interessati. I cluster analizzati sono stati donne, disabili, migranti, omosessuali ed ebrei. Il lavoro è stato condotto in partnership con diverse università che hanno fornito un supporto nell’analisi e nelle strumentazioni tecnologiche più avanguardistiche al fine di consentire la riuscita di un lavoro meticoloso ed affidabile. Tra le varie reti sociali disponibili l’Osservatorio Vox ha focalizzato la propria attenzione sui cinguettii di Twitter. Il lavoro, portato avanti per circa un anno, da un team di appassionati ricercatori, ha interessato circa 2 milioni di tweet segnalati da uno specifico software come “discriminatori”, e pertanto estrapolati. Le categorie maggiormente “offese” sono risultate essere le donne, vittime di linguaggi aggressivi in oltre 1 milione di tweet. Secondi classificati i disabili, bersaglio di discriminazione in un caso su quattro.

Si “contendono” il terzo posto immigrati e omosessuali, mentre le offese contro gli ebrei hanno riscontrato un punteggio decisamente basso, pari a circa 6.000 su 2 milioni. In un secondo momento l’Osservatorio ha suddiviso l’intolleranza cercando di comprenderne la provenienza regionale. E’ così emerso che Lombardia, Friuli e Basilicata si contraddistinguano per una marcata intolleranza verso gli immigrati, mentre Lazio e Abruzzo hanno una preponderanza all’insulto antisemita. Diffusa in tutto lo stivale l’aggressività e la discriminazione verso i disabili, così come quella contro le donne, la cui portata desta un’attenzione preoccupante.

I risultati di questo progetto non fanno che confermare una situazione di complessiva insicurezza in cui si trova il gentil sesso, e del resto basta vedere i dati annuali sul femminicidio per avere una triste conferma della misoginia italiana. Appare evidente che lo studio sia troppo circoscritto e non sufficientemente rappresentativo per poter asserire che la nostra penisola sia un Paese intollerante, certo è che lo spaccato è tutt’altro che incoraggiante. La diversità, intesa in senso lato, è ancora uno dei nostri evidenti limiti (e basti pensare all’orrore provocato dall’esperimento, portato avanti in una scuola friulana in cui i bambini sono stati fatti vestire da principesse e le fanciulle da cavalieri, per avere un’idea di quanto essa sia radicata).

Interessante, e certamente lodevole, che l’Osservatorio Vox abbia deciso di donare le mappe a Comuni e Province, al fine di stimolare azioni concrete contro comportamenti aggressivi e violenti, che, se rimangono a livello di mera aggressione verbale in rete, spesso si traducono in azioni concrete e riprovevoli nel mondo reale.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:54