E Google è accusato di posizione dominante

In pochi anni il gigante di Mountain View, Big G, come lo chiamano in molti, ovvero Google, è diventato agli occhi del mondo più conosciuto del Colosseo o della Gioconda… Hai bisogno di una informazione, vuoi conoscere l’orario di un museo o l’indirizzo di un ristorante? “Cercalo su Google!”, risponderebbe chiunque.

Le accuse verso il gigante della rete sono state molte e diverse nel corso degli anni, da quella, avanzata dai vecchi produttori di contenuto, di utilizzare content prodotto da altri senza alcun rispetto del copyright a quella di evasione fiscale, che gli piove addosso ciclicamente e da più parti.

Ma un’altra bella “gatta da pelare” aveva colpito nel 2010 il gigante della rete: si trattava di un’accusa di abuso di posizione dominante, tema sul quale da allora ha indagato l’Antitrust europeo. Dopo un quinquennio di indagini la Commissione ha deciso di inviare al gruppo californiano uno Statement of Objections, che rappresenta nella sostanza un atto d’accusa verso la company. Contestualmente la Commissione ha deciso di aprire un dossier anche sul sistema operativo dei dispositivi mobili che utilizzano Android.

L’indagine, ha spiegato la Commissione, è necessaria a comprendere se Big G abbia stretto accordi anticoncorrenziali, o abusato di posizione dominante nel settore dei servizi operativi, applicazioni e servizi per dispositivi mobili. Una simile decisione non ha colto di sorpresa quasi nessuno. Anche Google stesso probabilmente se lo aspettava. Ciò non toglie che il gruppo continui a negare un atteggiamento per così dire “sleale” e si dichiari pronto a far valere le proprie ragioni. L’azienda ha infatti sentito la necessità di esternare che, per quanto Google sia il motore di ricerca più utilizzato al mondo, gli utenti possono accedere alle informazioni in molti diversi modi e tramite altre piattaforme, rispedendo così al mittente l’accusa di danni a carico dei consumatori. Prova ne è che proprio recentemente Schmidt aveva manifestato preoccupazione per l’avanzata inarrestabile di Amazon... Per quanto concerne l’apertura dell’indagine sugli apparecchi Android, i suoi sviluppatori hanno voluto sottolineare che, indipendentemente da specifici accordi – non restrittivi – di partnership stipulati con Google, il sistema può essere utilizzato anche indipendentemente da questi. A plaudere della decisione dell’Ue, ovviamente, i competitor del gigante con la G maiuscola. Dal canto suo Google è pronto a difendere la propria posizione fino alla fine. Nel caso in cui non dovesse trovarsi un accordo, Big G ha già prospettato un ricorso in appello.

Certo, sul piatto ci sono anche interessi economici di un certo rilievo. La multa che l’Ott californiano rischia è pari a 6,4 miliardi di dollari. Non esattamente noccioline, anche se questa somma rappresenta circa 1/10 del suo fatturato annuo... Ma un operatore potente come Google teme più dell’ammenda le azioni correttive che la Ue potrebbe imporre e che rischiano di determinare pesanti ricadute sul modello di business finora adottato. Google peraltro in Europa non gode esattamente di “buona stampa” e alcuni parlamentari europei già da tempo richiedono a gran voce lo spacchettamento delle sue attività. La partita è certamente ancora aperta, quel che emerge dalla recente decisione europea è un inasprimento della Commissione – sotto la guida di Jean Claude Juncker – verso lo strapotere delle multinazionali del web.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:54