Tutti contro Netflix

Sono passati solo otto anni da quando Universal, Paramount, Columbia e altre major cinematografiche si trovarono a vendere, ben contente di farlo, tutti i propri vecchi cataloghi a Netflix, all’epoca non ancora temibile. Era l’inizio dell’Era televisiva via Internet e di certo non avevano previsto che la streaming tv americana avrebbe in così poco tempo raggiunto i 74 milioni di abbonati paganti in tutto il mondo, né tantomeno si sarebbero mai immaginate di doversi alleare per contrastarne l’espansione.

È Netflix infatti la minaccia che ha costretto Vivendi, diverse major cinematografiche americane e del Sud Europa, come anche Mediaset e Telefonica, ad allearsi, sperando che l’unione di tanti deboli possa fare la forza. Il mercato di Netflix, già in pole position nel Nord Europa, dove vanta tassi di penetrazione del 25-30 per cento, non è altrettanto forte nei mercati del Sud Europa dove, quindi, ci sarebbe ancora tempo per far nascere un buon competitor. Alla base dell’alleanza c’è Vivendi, proprietaria di Canal Plus che negli ultimi anni si è visto sottrarre i diritti del calcio dai qatarini di BeIN. A fare da collante per far confluire due o tre major americane in un nuovo progetto che sfidi la società guidata da Reed Hastings c’è invece Tarak Ben Ammar, imprenditore e produttore cinematografico franco tunisino, non nuovo alle avventure mediatiche. L’idea sarebbe quella di unire Canal Play (Canal Plus), Infinity (Mediaset), Yovmi (Telefonica) e Watchever (Vivendi in Germania) ad altre due o tre major per creare una struttura in grado di produrre tra le 5 e le 10 serie televisive l’anno con formato di 10 ore per fidelizzare la clientela. Un investimento di circa 400 milioni l’anno, ovvero 40 milioni a produzione di serie.

L’eventuale coinvolgimento di Mediaset nell’operazione è stato confermato dallo stesso Silvio Berlusconi ai microfoni di Rtl: “Vivendi è molto interessata all’Italia, io sono amico di Bolloré da anni e lui ha manifestato il suo interesse su alcune cose che facciamo, non assolutamente per Mediaset, ma sulla nostra capacità di fare prodotti per la tv, di fare format”.

Il Cavaliere, intervistato durante il programma “Non stop News”, ha così replicato all’ipotesi rilanciata dalle pagine de “la Repubblica” secondo cui la famiglia Berlusconi e i vertici del socio forte di Telecom Italia avrebbero già raggiunto un accordo di massima. Secondo il quotidiano diretto da Mario Calabresi sarebbe pronto uno scambio di azioni che prevedrebbe, da un lato, la gestione da parte di Canal Plus dei canali di Mediaset Premium, di cui Vivendi sta cercando di acquisire l’89 per cento del capitale, e dall’altro appunto la co-produzione di contenuti per una nuova piattaforma che faccia concorrenza a Netflix.

“Non sono così informato, perché si interessano di questa cosa mio figlio Pier Silvio e il dottor Confalonieri, presidente di Mediaset e i loro dirigenti”, ha dichiarato Silvio Berlusconi.

Alla fine della fiera si può dire che quella parte di mondo politico che si schierò contro il tentativo del gruppo Berlusconi di entrare in Telecom oggi è costretta a gridare al saccheggio francese in Italia. Per Berlusconi sarebbe comunque un successo perché la cessione di cespiti del gruppo Fininvest a Vivendi sarebbe comunque pagato con azioni Telecom.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:58