I guai in casa Google non finiscono mai

Ancora problemi per Google. La società di Mountain View è infatti di nuovo sotto accusa. Stavolta il mittente della maximulta sarebbe l’Antitrust europero che, nel mese di aprile, avrebbe fatto recapitare ad Alphabet, holding a cui fanno capo Google e tutte le aziende ad essa correlate, un fascicolo redatto in oltre 150 pagine contenenti le ragioni che avrebbero condotto l’ente europeo a intervenire.

Secondo quanto riporato da Reuters, che ha avuto accesso al documento, la ragione per cui si accusa Big G è la promozione della preinstallazione delle proprie applicazioni, come Google Search e Play Store, su smartphone e tablet, tramite incentivi economici. Inoltre, aggiunge l’Antitrust Ue, Google “non può punire o minacciare le aziende per non aver rispettato le sue condizioni”. Se già questi non dovessero essere argomenti sufficienti per condannare un colosso come Google, è importante sapere che nel momento in cui un produttore sceglie sistema operativo e negozio digitale di Google, gli viene chiesto di fimare un “Anti-fragmentation Agreement”, ovvero una clausola che gli impedisce di vendere prodotti che hanno installato una copia di Android.

Per ristabilire l’ordine, il garante avrebbe quindi deciso di obbligare Google a bloccare i “significativi incentivi finanziari” elargiti ai vari produttori di mobile device, così da consentire ai rivali una competizione più leale. Per queste ragione, come si legge nel documento, “la Commissione vuole fissare una multa abbastanza alta da essere un deterrente”. Se l’ammontare di tale cifra si basi sul numero di click degli utenti europei piuttosto che sulle ricerche fatte tramite Google Search o sulla pubblicità in-app, questo non è ancora chiaro. Quel che è evidente, invece, è l’origine della questione.

L’apertura delle indagini risale a qualche anno addietro ed era stata la diretta conseguenza di una denuncia avvenuta da parte di Fair Search. Nel marzo 2013 infatti, l’organizzazione a tutela delle imprese, preoccupandosi del fatto che le altre società potessero essere svantaggiate dalla posizione dominante di Google sul mercato, aveva già acceso i riflettori sul caso. “Allo stadio attuale della nostra inchiesta pensiamo che Google privi i consumatori di una scelta più ampia di applicazioni e di servizi mobili e che freni l’innovazione proveniente da altri attori violando le regole di concorrenza europee”, aveva infatti già dichiarato lo scorso aprile Margrethe Vestager, commissaria all’Antitrust.

E mentre si attendono nuovi commenti dalla autorità europea, arriva tempestiva la replica dell’azienda statunitense: “Non vediamo l’ora di dimostrare che abbiamo progettato il modello Android in un modo che sia funzionale per i consumatori, ma anche che garantisca la concorrenza e che supporti l’innovazione in tutto il Continente”.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 03:00