Si selfie chi paga

È iniziato tutto nel 2010. Sei anni fa, Apple inseriva per la prima volta la camera frontale negli smartphone e la mania dell’autoscatto diventava da subito una pratica quotidiana irrinunciabile. Una mania dilagante al punto che, nel 2013, la parola selfie è entra di diritto nel vocabolario come termine di uso comune, per poi essere eletta parola dell’anno dall’Oxford English Dictionary. C’era da aspettarmelo quindi, che qualcuno ne facesse più di uno svago o di una semplice forma di narcisismo.

Ora è la MasterCard a dare una svolta al selfie. A ottobre, infatti, l’azienda ha annunciato il lancio del “Selfie Pay”. Scaricata l’app di sicurezza Identity Check Mobile, quando si effettua una transazione on-line per verificare l’identità del possessore della carta di credito, quest’ultimo riceve un sms in cui gli viene richiesto di posizionare il proprio volto davanti alla telecamera frontale del cellulare e di sbattere le palpebre in modo da evitare l’uso fraudolento di foto stampate. Niente più codici di sicurezza ma un software preciso che, analizzando la distanza degli occhi, la curvatura della mascella, le dimensioni del setto nasale, confronta il volto con quello memorizzato in fase iniziale (al momento dell’installazione dell’applicazione viene infatti richiesto il primo selfie identificativo). In caso di mancato riconoscimento, il sistema blocca il pagamento on-line.

“Identificare le persone per chi sono realmente e non per quello che ricordano” ha sintetizzato il responsabile della sicurezza di MasterCard, Ajah Bhalla. Il nuovo metodo, testato dapprima in Canada e Stati Uniti, dove l’80 per cento dei fruitori si è dichiarato soddisfatto del servizio, preferendolo al vecchio sistema di codici, troppo spesso dimenticati o confusi, è approdato dai primi di ottobre anche in dodici Paesi d’Europa, Italia esclusa. Sulle misure di sicurezza intraprese per proteggere i dati raccolti da eventuali hacker ancora non è stata fatta troppa chiarezza:“Ci stiamo attrezzando per l’archiviazione dei dati. Le impronte digitali verranno conservate in locale sui device. Al momento stiamo lavorando a una conversione dei dati di riconoscimento facciale per archiviarli sotto forma di dati criptati”, fanno sapere dalla MasterCard.

Il boom dello shopping on-line, che secondo Juniper Research ha visto le cifre lievitare fino a 1.500 miliardi di dollari, di cui 1.300 saldati tramite transazioni su disposizioni cellulari, ha spinto diverse società a fare del selfie più di una moda. La scorsa primavera, infatti, Amazon aveva depositato un brevetto pay-by-selfie, ancora in attesa di essere adottato. Ancora Uber, società di noleggio auto con autista, che non usa l’autoscatto per finalizzare il pagamento ma obbliga il conducente che accetta la corsa a identificarsi tramite il selfie sull’app del servizio. Più sofisticato il metodo che vorrebbe applicare Alibaba. Ancora in fase di test, per evitare frodi, pare che l’azienda cinese rivale di Amazon richieda un selfie con sorriso compreso (Smile to Pay). Continueremo a pagare, dunque, ma presto lo faremo anche noi sorridendo.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 03:01