È uno dei più tristi segni del nostro tempo, dove tutto viene “condiviso”, messo in Rete, diffuso, esteso e divulgato senza più alcuna verecondia, neanche di quello di se stessi se non degli altri, quello di non nutrire più rispetto alcuno per il segreto. È la sindrome da “Grande Fratello” più o meno vip che su tutto domina.

Eppure un tempo, quando esisteva ancora lo scrivere a mano, quando ci si parlava, magari con la voce rotta dall’emozione, i sentimenti venivano manifestati soltanto a chi dovevano essere palesi. Ecco dunque le lettere d’amore di artisti, pittori, musicisti e poeti. A volte dolci e accorate, altre lascive, lussuriose, affettuose o appassionate, ma tutte erano una corrispondenza privata d’amorosi sensi che restava tra due anime.

Oggi non più. Oggi si è perso quel riservo che imporrebbe di proteggere l’amore, anche quello scritto, dal ludibrio e dall’invidia delle genti. immaginate Ugo Foscolo o Lord Byron scrivere su un blog o – peggio – sui social le loro missive cariche di sentimenti nobili e terribili. Vedremmo forse “postare” su Facebook William Butler Yeats, Algernon Swinburne o lo stesso Oscar Wilde, che certamente amava farsi più pubblicità di quanto egli stesso, in fondo, desiderasse? Neanche un apologeta della “comunicazione” diffusa, ante litteram, come Gabriele D’Annunzio avrebbe mai messo così, su una pubblica piazza virtuale, le proprie profferte erotiche alle sue amanti. È il decoro ed il rispetto che sono venuti a mancare in questi due primi decenni del nuovo millennio.

E infatti, oggi, ci giunge notizia che le lettere d’amore scambiate tra Dante Gabriel Rossetti e la sua musa e amante – una delle sue muse ed amanti – Fanny Cornforth, sono state messe in rete, non tanto perché gli eruditi e gli studiosi potessero trovarvi nuovi spunti di conoscenza, non per insegnare ai poveri d’anima e aridi di cuore, quali parole un uomo e una donna innamorati possano forgiare, ma soltanto con il macabro gusto voyeuristico di una società priva di eleganza. E se tutti i peccati possono essere perdonati, quello di non aver eleganza non merita pietà, soprattutto quando essa viene a mancare nei sentimenti più nobili.

Ecco che quindi, lo sguardo pettegolo odierno, grazie all’archivio digitale del Museo d’Arte del Delaware, diffonde la corrispondenza tra il pittore e la sua modella, custodita nel fondo dedicato dell’arte preraffaelita “Samuel and Mary R. Bancroft Pre-Raphaelite Manuscript Collection”, costituito dal collezionista di Wilmington insieme alla propria consorte. I coniugi Bancroft donarono l’intera loro raccolta al museo americano di Delaware nel 1935 e, dopo quasi un secolo, una parte di quel patrimonio viene condiviso sul web.

Così, disperatamente romantici, Fanny, il cui nome vero era Sarah Cox e Dante Gabriel, vedranno la loro segreta storia d’amore, messa a disposizione di chiunque. Loro che si amarono di passione pura e sincera, dopo il suicidio di Elizabeth Siddal, la prima adorata moglie di Rossetti. È il volto splendido di Fanny, dai capelli d’oro fuso, che viene ritratto nel dipinto Bocca Baciata del 1859, dove ella interpreta Lucrezia Borgia, ignara del destino crudele che la porterà, nel 1909, a morire in solitudine e povertà in un ospedale psichiatrico.

Di questo dovremmo provare umana pietà e sincera commiserazione e temere che di noi, che non lasceremo altra taccia nel tempo se non un nome scritto sull’acqua, restino soltanto, diffusi nell’oceano elettronico della Rete, i nostri segreti più riposti nel profondo del nostro cuore.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 10:38