La “black box” dell’informazione

Quale è l’incidenza dei social media sulla propagazione delle false informazioni, sulla radicalizzazione dei conflitti e sulla diffusione dell’odio per chi viene considerato come avversario? La babele che governa l’informazione, dove anche la menzogna può trovare lo stesso credito di una obiettiva esposizione dei fatti, può minare la coesione sociale? Sono domande sempre più frequenti, alle quali tuttavia, almeno fino a oggi, mancano risposte esaustive.

Nell’epoca in cui regnano gli algoritmi, ce ne è uno assai poco conosciuto dal grande pubblico, che gli specialisti chiamano comunemente “black box”. La “black box” altro non è che la bolla comunicativa entro la quale siamo inconsapevolmente rinchiusi. È la scatola in cui navighiamo, muovendoci nel brodo delle informazioni e dei messaggi che risultano coerenti con i nostri pregiudizi. In questo modo, i preconcetti che alimentano le nostre convinzioni vengono alimentati e ne escono rafforzati.

Questo processo è ovviamente possibile grazie all’utilizzo dei dati personali di ciascuno di noi da parte del web e alla conoscenza delle abitudini e degli interessi che la rete rende possibile. Semplificando al massimo, se interrogo la rete sulle scie chimiche e frequento siti che trattano questo argomento, il web si formerà un’idea di quelli che sono i miei interessi e le mie convinzioni e mi inonderà di informazioni sulla veridicità delle scie chimiche, confutando ogni diversa spiegazione scientifica. Se, invece, consulto assiduamente siti di sostenitori di Donald Trump, la bolla comunicativa mi proporrà messaggi e opinioni che giustificano l’assalto al Congresso americano, escludendo le opinioni differenti. In pratica, rischiamo di rinchiuderci in un universo in cui domina una realtà alternativa, impermeabile ai fatti oggettivi, ignorando o respingendo tutto quanto non coincide con i nostri pregiudizi autoalimentati. Da questo può svilupparsi la piramide dell’odio.

Le opinioni possono essere tante e lo scontro può rivelarsi anche salutare, nessuno può ostacolare la libertà di pensiero. Ma nonostante questa indiscussa libertà, occorre riflettere sul fatto che esistono fatti reali che non possono in nessun modo essere mistificati. Il confronto delle idee, che ha caratterizzato le società liberal-democratiche, rischia di essere sostituito dall’arroccamento nei nostri pregiudizi, resi sempre più granitici da un’informazione parziale, che rafforza le convinzioni che già abbiamo. Non è forse questo un rischio, che mina le fondamenta del processo, all’interno del quale si sviluppano i valori condivisi di una società?

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 10:55