Il romanzo anti-cavalleresco, specchio dei tempi

Benedetto Croce diceva che la storiografia risponde sempre a domande dei tempi dello storiografo. Del pari, si aggiunge, l’arte e la letteratura sono specchio di un periodo. Il romanzo cavalleresco ha il suo eroe nel cavaliere, senza macchia e senza paura, il quale combatte per l’ideale, sia esso spirituale o patriottico; ama una dama angelicata; protegge gli umili, soprattutto donne, vecchi e bambini; rispetta la dignità dell’avversario, e se lo uccide è anche per salvargli l’onore, del quale ha cura quanto del proprio. Ken Follett, in un Mondo senza fine, uscito nel 2007, sempre riproposto in versione italiana da Mondadori e ora popolarizzato in formato economico per i tipi di Hearst Magazines Italia, rivolta questo archetipo come un calzino. I cavalieri uccidono con gusto contadini, vecchi, donne e bambini; violentano femmine di tutte le età, anche vecchie e pur se monache.

Fanno le stesse cose dei fuorilegge nei boschi; solo che questi ultimi, se presi, vengono impiccati, per sentenze di tribunali alla presenza di conti i quali sono cavalieri promossi. Sacerdoti e frati ostentano la loro pietà e usano dell’accusa di eresia solo, nella realtà, per lotte di potere. Le donne, di ogni cento sociale, sono assatanate di sesso come del resto i maschi. Gli eroi positivi sono artigiani e mercanti della corporazioni, se d’ingegno e perciò contrari alle restrizioni corporative, e guaritrici e monache combattenti contro la peste. Nulla toglie dalla testa di chi scrive che tutto questo abbia poco a che fare con l’Inghilterra del quattordicesimo secolo, ma molto più col periodo presente.

Le guerre “ibride” in corso sono scontri tra bande di fuorilegge. Chi scrive ha dedicato allo spirito marziale e all’animo cavalleresco il suo Asceti armati, uscito per la Pisa University Press qualche anno fa. Alla fine si chiedeva se nell’epoca dei droni, in cui qualcuno seduto comodamente in poltrona, da distanza, senza correre rischi, bombarda e distrugge, possa ancora essere guidato da spirito cavalleresco. Rispondevo affermativamente, perché m’illudevo che costui potesse rifiutarsi di mirare ai civili, donne, vecchi e bambini; alle dimore e attività private, ma si potesse limitare a obbiettivi solo militari, e ai mezzi più che agli uomini. Invece oggi, in Ucraina o Gaza, in Siria o in Congo, si mira proprio a obbiettivi anche civili e, sul terreno, si massacra e si stupra. Proprio come nel romanzo di Ken Follett! Un romanzo anti-cavalleresco in un mondo anti-cavalleresco, in cui non mi riconosco.

(*) Mondo senza fine di Ken Follett, Mondadori 2007, 1367 pagine, 18,05 euro

Aggiornato il 28 marzo 2024 alle ore 13:33