L’eterna storio-sgrafia post-comunista

Sassolini di Lehner

In televisione c’è spazio per storici presunti, tutti poco rigorosi e per nulla obiettivi, dovendosi mostrare più antifascisti degli ex adoratori di Stalin, Pol Pot, Castro e oggi di Soumahoro e Ilaria Salis.

L’ultimo della serie è Alessandro Barbero, faccione simpatico, capace anche di denotarsi non del tutto conforme. Dopo aver giustamente spiegato che dopo una guerra civile è naturale che gli sconfitti – dagli Alleati, non dai partigiani – non festeggino ancora oggi con entusiasmo il 25 aprile, il simpaticone s’è dovuto guadagnare il perdono della psicopolizia addetta al rispetto del pensiero unico, sparando una sanguinosa falsità, negando il monopolio dei comunisti sulla Resistenza.

Il simpaticone ha affermato che nella guerra contro il nazifascismo ci furono anche cattolici, liberali, addirittura esponenti della nobiltà. Per non deludere, ha, però, evitato come il fuoco di citare tra i partigiani di sangue blu Edgardo Sogno, medaglia d’oro della Resistenza, poi criminalizzato, demonizzato e cazzullizzato in punto di morte, solo perché fieramente anticomunista.

Il simpatico Alessandro avrebbe potuto rammentare che Sogno, eterno combattente per la libertà, accorse nell’Ungheria invasa e devastata dai carri armati sovietici, mettendo in salvo molti patrioti magiari. Nella stranissima Italia dei compromessi storici, l’eroico Sogno venne perseguitato dalle toghe rosse, finendo in galera, mentre Giorgio Napolitano che elogiò gli invasori finì al Quirinale. E per due volte. Chissà, forse, la seconda volta fu rieletto, perché un Parlamento vigliacco, irretito e ignorante ignorava che Napolitano fu tra i giovani comunisti napoletani che minacciarono e assaltarono il professor Vincenzo Mario Palmieri, per impedirgli di far sapere la verità su Katyn’, l’olocausto della classe dirigente polacca (22mila vittime), opera di Stalin e Berija, non dei nazisti.

Il sorridente Barbero, fra l’altro, ha omesso di precisare che i cattolici, i liberali, i socialisti, gli aristocratici della Resistenza, comunque una minoranza rispetto agli stalinisti, a guerra finita non continuarono a sparare agli italiani.

A uccidere circa 30mila persone inermi e innocenti furono solo i partigiani comunisti, che intendevano trasformare la Resistenza nella premessa dell’Ottobre rosso nella Penisola.

Aggiornato il 24 aprile 2024 alle ore 16:07