Ecuador: un referendum che stringe la “corda” ai narcotrafficanti

Domenica 21 aprile, il popolo ecuadoregno è stato chiamato alle urne per votare il referendum per una maggior presenza militare e al prolungamento delle pene detentive riguardanti alcuni reati legati alla criminalità organizzata, aumentando anche le misure di sicurezza. Nella serata di domenica, con circa il 20 per cento dei voti scrutinati, l’autorità elettorale dell’Ecuador ha dichiarato che la tendenza verso l’approvazione delle misure di sicurezza era “irreversibile”, anche se gli elettori hanno respinto altre proposte nella scheda elettorale. Il presidente Daniel Noboa, 36 anni, è salito al potere a gennaio per un mandato di diciassette mesi (maggio 2025), dopo le dimissioni del suo predecessore Guillermo Lasso per accuse di appropriazione indebita. Noboa ha preso le redini di un paese in preda ad una crisi di sicurezza mai verificatasi precedentemente a causa del notevole aumento di presenza delle mafie e bande legate al narcotraffico.

I risultati delle votazioni di domenica sono indicatore di quanto considerevolmente il popolo abbia sostenuto la posizione di Noboa sulla criminalità. “Quello che è chiaro è che la gente dice sì al modello di sicurezza gli elettori avevano grandi aspettative che il problema della criminalità sarebbe risolto”, ha dichiarato Caroline Ávila, analista politica ecuadoriana. Sui social il presidente Noboa ha “festeggiato” la vittoria: “Mi scuso per aver affrettato un trionfo che non posso fare a meno di festeggiare”. Noboa è stato rapidamente riconosciuto con l’immagine di un uomo forte, stando sotto i riflettori internazionali per aver ordinato, il 5 aprile, l’arresto dell’ex vicepresidente Jorge Glas nei locali dell’ambasciata messicana a Quito, l’intervento della polizia è stata condannata all’unanimità, anche da Washington. Il Messico ha immediatamente rotto le relazioni diplomatiche con l’Ecuador, chiede sanzioni e scuse ufficiali per l’azione svolta.

Alcuni gruppi per i diritti umani hanno criticato le tattiche anticrimine di Noboa ritenendole eccessive, affermando che hanno portato ad abusi nelle carceri e nelle strade. Ciò nonostante, la maggior parte della popolazione sembra disposta ad accettare la strategia di Noboa ritenendo che possa renderli più sicuri. Il dispiegamento militare del giovane presidente è stato seguito da un calo della violenza e da un precario senso di sicurezza, ma la stabilità non è durata. Durante le vacanze di Pasqua di questo mese, in Ecuador si sono verificati 137 omicidi e i rapimenti e le estorsioni sono in continuo aumento. Negli ultimi anni l’Ecuador è stato caratterizzato da una forte ondata di violenza da parte dei gruppi criminali sia locali che internazionali, i quali hanno messo al centro dei riflettori il Paese per quanto riguarda il traffico globale di droga, portando decine di migliaia di ecuadoregni a fuggire verso il confine tra Stati Uniti e Messico. L’operazione di Noboa suggellata da una legittimità referendaria, potrebbe sembrare una importante stretta dei margini delle libertà. Ma in molte circostanze socio-politiche il concetto di “libertà” non rappresenta la condizione ideale in cui una società possa vivere; soprattutto quando la linfa vitale di una economia dopata è appunto rappresentata dal traffico degli stupefacenti.

Aggiornato il 24 aprile 2024 alle ore 11:11